L' Italia alza la voce, l'Europa frena di Maurizio Molinari

L' Italia alza la voce, l'Europa frena Londra e Bonn bloccano un'immediata dichiarazione dei 15 di condanna della Turchia L' Italia alza la voce, l'Europa frena D'Alema: notizia grave. Ciampi: non eseguite la sentenza Maurizio Molinari ROMA Quirinale e governo chiedono alla Turchia di non applicare la pena di morte contro il leader del Pkk, Ahdullah Ocalan, mentre le forze politiche propongono di adottare anche contromisure immediate, come il ritiro dell'ambasciatore da Ankara. Ma fra i partner europei prevale la cautela e l'ipotesi caldeggiata da italiani e scandinavi di un'immediata dichiarazione di condanna da parte dell'Unione Europea è stata rinviata. L'appello per lu «non applicazione della pena capitale» è giunto ieri dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che intervenendo a Lecce si è richiamato all'analoga richiesta del Segretario Generale del Consiglio d'Europa contro l'esecuzione di Ocalan perché «le grandi tradizioni del cristianesimo o dell'umanesimo, alla base della nostra cultura, devono essere al centro delle relazioni nel Mediterraneo». Il riferimento del Capo allo Stato al Consiglio d'Europa - l'unica istituzione europea di cui la Turchia fa parte - cela la determinazione del governo di ricorrere a Strasburgo per bloccare la sentenza. «Ci appelleremo al Consiglio d'Europa affinché intervenga» ha annunciato' -da Rio de 'Janeiro il minintro degli Esteri, Lamberto Dini, facendo riferimento alle 'Convenzioni sul rispetto dei diritti umani. Duro il commento del presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, anch'egli a Rio de Janeiro: «La condanna di Ocalan è una notizia molto grave, come molto grave è il modo in cui il processo si e svolto». E la sentenza «rischia di allontanare la Turchia dall'Europa». «Adopereremo tutti i nostri mezzi nello sudi intemazionali affinché la sentenza non sia eseguita come è già avvenuto in altre occasioni» ha aggiunto Dini. Ma la richiesta italiana sostenuta dai Paesi scandinavi - di adottare subito a Rio una dichiarazione di condanna non ha avuto seguito. Decisive a tal fine sono state le posizioni di Londra, che ha definito la sentenza una «questione interna turca», e la prudenza di Bonn, che secondo il quotidiano «Die Welt» si avvia a riproporre l'entrata della Turchia nell'Ue. Il compromesso è stato così raggiunto - scartando alcuni emendamenti italiani - sul testo di una «dichiarazione» della presidenza di turno tedesca dell'Ue, che ricordando il «desi¬ derio turco di aderire» si limita a esprimere la «speranza» che Ocalan non sia ucciso. «La dichiarazione congiunta dell'Ue verrà in tempi brevissimi - assicura il sottosegretario agli Esteri, Patrizia Toia - e riguarderà tutti gli aspetti giuridici della vicenda». La cautela europea nasce dalla convinzione che esiste la possibilità di una composizione e anche Mosca «non esclude» che la condanna possa essere rivista. Molto accesi i toni dei commenti politici in Italia, quasi senza differenze fra governo e opposizione. Il segretario dei Ds, Walter Veltroni, parla di «sentenza gravissima e assur¬ da che compromette i rapporti della Turchia con l'Ue». «E' stato un processo farsa» dice il vicepresidente Ds del Senato, Ersilia Salvato. «La Turchia non è degna della Ue» rincara il comunista Marco Rizzo. D'accordo Democratici e Ppi, mentre i Verdi chiedono di adottare misure immediate come il ritiro dell'ambasciatore ad Ankara e la concessione dell'asilo. Il senatore verde Athos De Luca rilancia l'appello in favore di 13 ebrei iraniani perché «rischiano anche loro la pena capitale». Dalle fila dell'opposizione (Fi, An, Lega, Ccd) arriva un appello al governo affinché intervenga per salvare la vita al leader del Pkk. Controcorrente il senatore Giulio Maceratini (An), secondo il quale «il vero pericolo sono le offese alla Turchia». A portare l'affondo contro il governo è invece Rifondazione con il responsabile Esteri, Ramon Mantovani, che accompagnò Ocalan da Mosca a Roma: «L'Italia ha cacciato Ocalan ed è quindi responsabile di quanto avviene». «Concedere l'asilo significherebbe rispettare gli impegni che l'Italia si è assunta sin da quanto Ocalan è arrivato» aggiunge Ahmet Yaman, già portavoce di Ocalan a Roma, ricordando che «il prò*, "imo 7 luglio il tribunale di Roma deciderà» sulla richiesta presentata dai legali. Ma una mozione di Mantovani in favore dell'asilo è stata respinta dalla commissione Esteri di Montecitorio. Irridente Bettino Craxi: «Povero Apo, lo hanno convinto a venire, il governo era informato, è stato cacciato nelle mani dei carnefici e ora è arrivata la condanna». Manifestazioni a favore di Ocalan si sono svolte in tutta Italia. Incidenti a Roma, quando un gruppo di curdi, gridando «turchi terroristi», ha lanciato sassi e bottiglie contro, l'ambasciata di Ankara protetta dalle forze di polizia. Il rischio di attentati ha fatto scattare misure di sicurezza in tutta Italia ma Yaman rassicura: «Se la protesta internazionale contro la Turchia sarà forte non vi saranno azioni violente dei curdi». Blair: una questione interna. La Germania ripropone Ankara nell'Unione Ocalan inizia la sua militanza politica all'università di Ankara. Nel 72 viene imprigionato 7 mesi per attività a favore dei curdi. Con altri studenti il 27 novembre '78 fonda II Pkk, di ispirazione marxista-leninista. Dal '79 è in esilio a Damasco, poi dopo 19 anni l'espulsione Cacciato dalla Siria, il 13 novembre '98 Ocalan arriva da Mosca a Fiumicino accompagnato dal deputato di Rifondazione comunista Ramon Mantovani. Riconosciuto alla dogana, viene arrestato su mandato di cattura emesso dalla Germania e dalla Turchia. Chiede asilo politico Piantonato in una clinica, Ocalan viene poi trasferito in una villa all'Infernotto. Il 16 dicembre la Corte d'Appello di Roma revoca l'obbligo di dimora e il divieto di espatrio. Il 16 gennaio Apo chiede di lasciare l'Italia (dove è rimasto per 66giorni) e viene imbarcato a Campino per la Russia Braccato dai servizi segreti turchi, il leader curdo parte alla ricerca di un paese che lo possa ospitare: cerca di entrare in Olanda ma viene respinto, il 2 febbraio, dopo due giorni di permanenza «clandestina» ad Atene, parte alla volta del Kenya dove è ospite dell'ambasciatore greco a Nairobi L'ex ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick A sinistra Ocalan mentre attende la sentenza