Doppio turno, la maggioranza si divide

Doppio turno, la maggioranza si divide Su riforma elettorale e giusto processo si complica il rapporto tra i Ds e gli alleati di governo Doppio turno, la maggioranza si divide Maccanico: le regionali del Duemila col nuovo sistema ROMA Stenta a riprendere il via il dialogo sulle riforme dopo la parentesi elettorale: divisa è apparsa ieri la maggioranza sulle Suestioni del giusto processo e ell'elezione diretta dei presidenti delle Regioni nella riunione tenutasi a Montecitorio tra il ministro per le riforme istituzionali Antonio Maccanico, il ministro per i rapporti con il Parlamento Guido Folloni e i capigruppo della maggioranza. La riunione è durata due ore ed aveva lo scopo di esaminare la possibilità di confermare la scadenza di luglio per l'approvazione di tre progetti di riforma alla Camera: giusto processo, elezione diretta del presidente della regione e federalismo. La priorità per i tre progetti era stata indicata durante l'incontro del presidente del Consiglio con le commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato per permettere l'applicazione delle riforme regionali già nelle elezioni del Duemila. Ma il rispetto delle scadenze appare meno sicuro da ieri. Soltanto i Democratici hanno sostenuto i Ds nella difesa del con- Selamento del giusto processo e ell'elezione diretta dei presidenti delle regioni in attesa della riforma federale dello Stato. Ai ministri Maccanico e Folloni spetta ora il compito di raccordare le diverse anime della mag¬ gioranza di Camera e Senato con le posizioni dell'opposizione. Un compito non semplice che dovrà tenere conto anche dei ritardi dovuti al calendario dell'insieme dell'attività legislativa della Camera dove la corsia veloce e indilazionabile è riservata all'esame del Dpef e non sembrano esservi molti spazi per l'approvazione del pacchetto delle tre riforme entro luglio. Elezione diretta del presidente della Regione. Nella riunione sono sorti problemi, ha ammesso anche il ministro Maccanico: «Il problema principale è rappresentato dalla modifica introdotta al Senato sul¬ l'elezione del presidente della regione con la previsione del doppio turno», una modifica introdotta dai Ds al Senato. E' «un problema di tempi - spiega il ministro Folloni - una riforma elettorale rischia di non consentire un'approvazione in tempo per le prossime elezioni regionali». Ma esiste anche «un problema di valutazione politica su quanto deciso in Senato che richiede un'assunzione comune di responsabilità della maggioranza di entrambi i rami del Parlamento. Personalmente sono fra quelli convinti che l'astensionismo e il voto amministrativo dimostrano che il doppio turno sia uno strumento molto debole». Con il ministro Folloni si è schierato il capogruppo Sdi, Giovanni Crema, ricordando che «i senatori diessini non sono i padroni della maggioranza, nessuno la pensa come loro, non possono impedire una riforma per il resto pronta a partire». Dello stesso avviso è il segretario Cdu, Rocco Buttigliene: «Gli elettori hanno dimostrato che votano i partiti e non le coalizioni: il doppio turno figlio di questo bipolarismo non funziona. I Dr sembrano rimasti i soli a crederci». Si impone, dunque, una riflessione, ha avvertito Maccanico: «Bisognerà valutare anche insieme all'opposizione se il principio del dop¬ pio turno potrà essere mantenuto o no: l'essenziale è che alle regionali del Duemila si voti con il nuovo sistema». Giusto processo. Soltanto il capogruppo dei Democratici, Rino Piscitello, avrebbe difeso nella riunione di ieri la richiesta diossina di rinviare il voto sul giusto processo a quando sarà ultimato (probabilmente a settembre) il lavoro in commissione sulla riforma dello Stato federale. «Anche su questo argomento i Ds sono rimasti soli», conferma Rocco Buttiglione spiegando che quella in discussione «è una riforma di civiltà nell'interesse dei cittadini e non delle parti politiche. Non può la Puglia, ha riconosciuto Ciampi parlando a Lecce, viene «un buon esempio: meno lagnanze, più assistenza e tolleranza. Oggi il Salento è la porta della speranza per quanti giungono chiedendo aiuto e qui lo ricevono con generosità e spontaneità. Non so se vi daranno il Nobel per la pace, come alcuni chiedono; so che l'Italia vi deve un premio per come i avete accolto i kosovari». E proprio oggi il Presidente visiterà i campi profughi. Nel percorso a ritroso verso le radici della sua formazione, dopo la visita a Livorno, e prima del essere dunque merce di scambio con l'opposizione». «E' una follia - fa eco Mauro Paissan dei Verdi - rischiare di regalare il giusto processo a Berlusconi: non ha senso collegarla ad altri temi e fare aspettare ancora questa riforma». Per il socialista Giovanni Crema su questo argomento «Ds e resto della maggioranza sono assolutamente divisi. Chi come noi non la pensa come i Ds confida nella capacità del ministro Maccanico di fare in modo che non siano baratti politici di parte a impedire l'approvazione di una norma di civiltà che ha già avuto la quasi totale unanimità di consensi in Parlamento». [r. r.] viaggio che lo porterà presto nella Germania in cui studiò, Ciampi ha ricordato ieri il suo passaggio barese, camminando con la moglie Franca per i vicoli della città vecchia, tra gli epplausi e le campane a festa. «Arrivai qui nel '42, giovane sottotenente, grado cui tengo molto e che mi è rimasto. Di ritorno dall'Albania, nel '44, mi fermai otto mesi. Collaboravo a una rivista, La Rassegna, e mi iscrissi all'Università. Diedi cinque o Sei esami di Legge (avevo già concluso gli studi in Lettere). 1 miei insegnanti erano Lavagna, Del Prete. E Aldo Moro». Il ministro vuole fere in fretta ma dal vertice di ieri mattina non sono arrivati passi in avanti Folloni: i due turni si sono rivelati strumento assai debole Anche Buttiglione è contrario Il ministro per le Riforme Antonio Maccanico A destra Ciampi e la moglie fanno i turisti ieri a Bari

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