«Sulle alleanze la Fiat sceglie da sola» di Marco Zatterin

«Sulle alleanze la Fiat sceglie da sola» Umberto Agnelli: la casa torinese non si vende, ma non è escluso un socio più grande «Sulle alleanze la Fiat sceglie da sola» Cresce il dividendo If il Marco Zatterin TORINO L'azionista Iiìl condivide la missione della Fiat e, per questo, non intende fare pressioni per influenzare le decisioni future. «Non saremo noi a limitare le scelte che la Fiat farà per raggiungere l'eccellenza competitiva», assicura Umberto Agnelli, presidente della finanziaria che detiene il 12,3% del Lingotto. Cinque giorni dopo l'assemblea della casa torinese, è questa l'ennesima conferma del pieno appoggio su cui conta Paolo Fresco, un nuovo deciso «via libera» strategico accompagnato ad una serie di messaggi chiari: la Fiat non si vende, la Fiat studia il mercato per vedere se esiste la possibilità di un'intesa internazionale che la rafforzi, la Fiat può fare da sola, la Fiat vuole restare padrona del proprio destino, il che non esclude la possibilità di scendere a patti con qualcuno più grande di lei se questa fosse la mossa giusta per raggiungere i suoi obiettivi di crescita e sviluppo. Ieri, all'assemblea degli azionisti Ifil, l'ordine del giorno (utile netto salito da 505 a 515 miliardi, dividendo ordinario cresciuto 140 lire, le risparmio a 160; Umberto Agnelli riconfermato alla presidenza, Gabriele Galateri come amministratore delegato) è stato sorpassato dalle questioni calde, la Fiat che sarà e il dopo Telecom. Cominciando dal Luigotto, Agnelli ha ribadito che si sta sondando la possibilità di un accordo strategico e che se si presenterà sarà sfruttata. Se ciò «avverrà tramite investimenti autonomi e isolati nell'auto, o con un'intesa in cui si compra chissà chi, o ci si allea a chissà quali condizioni non sta all'azionista di controllo dirlo». Ora c'è la consapevolezza di poter avanzare in autonomia con «l'obiettivo di rafforzare al massimo tutti i settori indipendentemente dalla posizione di controllo». Insiste Galateri: in Fiat «non escludono alleanze purché siano fatte da posizione di forza e nell'interesse industriale. Non si può fare business se non in posizione di eccel¬ lenza competitiva, altrimenti si va fuori mercato». Qui, aggiunge Agnelli, «è possibile che l'accordo migliore sia con qualcuno molto più grande di te. In quel momen- to diventi azionista di un gruppo più forte e grande». Chiosa l'ina- le: «Non spetta a noi decidere. Ma certo oggi più tempo si perde, più si rischia». Nella sua marcia sulla strada dell'eccellenza l'Ifil punta dunque sulla creazione di valore da ottenersi attraverso la gestione di un portafoglio divereificato di partecipazioni. Il discorso vale anche per le Tic. Chiuso il discorso Telecom con un incasso da 702 miliardi, vendute le azioni Tecnost e messe in cassaforte le obbligazioni, il gruppo di corso Matteotti è ora interessato alle nuove tecnologie e non esclude intese. Quando? «Appena avremo terminato la nostra analisi», risponde Galateri. Per far che? «Più nel software che nell'hardware. Per sfruttare le opportunità offerte dal settore, ad esempio l'e-commerce, la vendita di prodotti su Internet». Come dire che presto i viaggi. Alpitour o gli articoli Rinascente potrebbero essere comprati da casa. Per ora non si parla di telefoni. «Ci avevano chiesto di partecipare al trasferimento della Telecom dal pubblico a public company ha detto Umberto Agnelli -, abbiamo accettato perché ritenevamo che una maggiore conoscenza del settore sarebbe risultata utile per le nostre partecipazioni. Poi ci siamo consultati con il "nocciolino molle" e ci siamo irovati d'accordo che se l'Opa fosse andata in porto avremmo venduto. Bernabò ne era a conoscenza, capiva che era logico comportarsi così». E' qui che si sono rotti i rapporti con Mediobanca? «E' un interlocutore tecnico rispettato. Potremmo fare altre operazioni insieme in funzione del suo know-how.» Alla fine è arrivato un riferimento all'appello lanciato da Fresco mercoledì scorso perchè la Fiat resti fuori dalle battaglie di potere fine a sé stesso. I rapporti del gruppo, ha detto Umberto Agnelli, «sono sempre stati con le istituzioni ed è questo che ha voluto ribadire il presidente Fresco. Questo non ha nulla a che fare con le lotte di potere». Avrebbe dovuto sempre essere così, ha concluso il presidente dell'Ifil: «Credo che, intellettualmente, sia sempre stato così». In alto a sinistra, il presidente Ifil Umberto AgnellA destra l'amministratore delegato Gabriele Galater CE1 NEL GRUPPO I 12,3% FIAT 53,3% 51% $50,03% _3.J% j, SANPAOLOÌ WORMS ACCOR 13% GRUPPO RINASCENTE IO ALPITOUR 43,5% CLUB MED S.LOUIS SUCRE A.WA PERMAL SIFALBERGHI galbani unicem rt"""PP

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