«Sono innocente, sul cavalcovia non c'ero»
«Sono innocente, sul cavalcovia non c'ero» «Sono innocente, sul cavalcovia non c'ero» Tortona, l'ultimo appello di Franco Furlanprima della sentenza Brunella Giovare inviato aa Alessandria Con poca voce e mani che tremano, dice «quella sera sul cavalcavia io non ci sono stato». I fratelli 10 guardano senza espressione, lui stropiccia il foglio su cui ha scritto il suo personale appello ai giudici. C'è silenzio nell'aula di corte d'assise di Alessandria, e quasi nessuno ad ascoltare Franco Furlan, accusato come gli altri di omicidio. Ma lui è l'unico a volersi dichiarare innocente. Gli altri scelgono il silenzio, e alle 10 di mattina il presidente Gallizia annuncia: «La Corte si ritira in camera di consiglio». Tutti in piedi, i giudici popolari e i togati spariscono dentro una porta, e comincia così la lunga attesa per la sentenza sul delitto di Tortona, vittima Maria Grazia Berdini, imputati sette: Franco, Gabriele, Sandro e Paolo Furlan, 11 loro cugino Paolo Bertocco, Loredana Vezzaro, Roberto Siringo. La «banda dei sassi», per chi è convinto che siano stati loro a uccidere quella giovane donna la sera del 27 dicembre 1996. Un gruppo di poveracci di provincia, per chi li ritiene incapaci di aver commesso un delitto così, feroce e stupido allo stesso tempo. Comunque sia, la pubblica accusa ha chiesto per i quattro Furlan e per Bertocco una condanna a 30 anni, per omicidio volontario aggravato da futili motivi, sei tentati omicidi e danneggiamenti. Richiesta di assoluzione per Siringo e Vezzaro, la ragazza delle tante verità, il personaggio più ambiguo di tutta la storia. Comunque vada, la camera di consiglio sarà lunga. Dal suo isolamento nella Scuola di polizia di Alessandria la Corte uscirà giovedì, o forse venerdì. Ieri mattina, ultima replica delle difese: l'avvocato Boccassi ha ribadito che Loredana Vezzaro deve essere assolta perché non ha commesso il fatto, e non perché non ci sono prove di una sua partecipazione ai fatti, come sostiene l'accusa. Poi, la parola agli imputati. Si alza solo Franco Furlan. Premette di essere «molto emozionato», e la sua agitazione si vede tutta. «Quella sera io sul cavalcavia cosiddetto della Cavallosa non ci sono stato, e non sono stato al Mercatone, e nemmeno sotto i portici di Tortona. Né ho mai frequentato la compa¬ gnia dei miei fratelli». Una dissociazione totale dal resto della sua famiglia (cugino compreso). E nuove accuse contro «gli inquirenti», che avrebbero «costretto i miei fratelli ad accusarmi» (a fine udienza il procuratore aggiunto Maurizio Laudi chiederà la trasmissione di queste dichiarazioni alla procura). «Dal carcere loro mi chiesero perdono, scrissero di aver subito pressioni psicologiche, e promesse. A ognuno dicevano "devi dire che sono stati i tuoi fratelli, così avrai degli sconti di pena, tornerai libero". Pressioni e promesse fatte anche a me. Volevano che anche io li accusassi. Ma ora vorrei parlare di me». Franco Furlan ricorda gli anni passati in collegio, i problemi economici che lo costrinsero ad abbandonare gli studi: «Andai a lavorare in campagna, poi ho fatto il servizio militare a Pisa, nella Folgore. Ho anche fatto parte della Protezione civile». I giudici popolari lo ascoltano con attenzione, lui aggiunge «avevo anche una ragazza, Denise. L'ho persa, per questa storia». Ci fosse ad ascoltarlo Lorenzo Bossini, vedovo di Maria Grazia Berdini e convinto della colpevolezza della «banda Furlan», scatterebbe come una molla e ripeterebbe «anche io avevo una moglie, una volta». Ma Bossini non è in aula, arriverà per la sentenza. Furlan va avanti: «Adesso vivo in una comunità, mi occupo di cavalli, faccio lavori di manutenzione. Mi piacerebbe continuare a starci, perché questa comunità mi ha dato tanto e insegnato tanto. Ho un progetto: andare ad aiutare la gente nel Terzo mondo. Vorrei rifarmi una vita, tranquilla come ho sempre avuto, assieme a una ragazza. Andare a lavorare, mettere su famiglia. Chiedo che mi venga restituita quella vita che mi è stata tolta ingiustamente due anni e mezzo fa. Tutto quello che ho detto è verità. Tutto quello che è stato detto da Bertocco, dalla Vezzaro, dai miei fratelli e dal pm contro di me, è tutto falso, lo sono estraneo a quello che è successo la sera del 27 dicembre 1996». Nel silenzio, il presidente Gallizia lo rimanda al suo posto. La corte si ritira. Adesso, non c'è che da aspettare. «Gli inquirenti hanno costretto i miei fratelli ad accusarmi Lasciate che mi rifaccia una vita» 4* -.;.r. Il cavalcavia della Cavallosa, vicino a Tortona e Franco Furlan che ieri ha fatto un appello ai giudici proclamandosi innocente
Luoghi citati: Alessandria, Pisa, Tortona
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