Il Piemonte spaccato a metà di Maurizio Tropeano

Il Piemonte spaccato a metà Il Piemonte spaccato a metà Al Polo 5 province, le città stanno con l'Ulivo Maurizio Tropeano TORINO Un Piemonte diviso a metà, con le Province del Centro-Nord (Novara, Vercelli, Verbano-Cusio-Ossola, Biella e Asti) in mano al Polo e alla Lega e quelle del Centro-Sud (Tonno, Cuneo ed Alessandria) governate dal centro-sinistra. Ma non solo. Un Piemonte dal volto contradditorio: il Polo ribalta il risultato del 1995 (perse otto a zero, adesso vince cinque a tre) ma a Verbania, Biella e Vercelli capoluoghi di Provincia appena riconquistati dagli uomini del Polo vengono riconfermati i sindaci del centro-sinistra. Così vincitori e vinti parlano lo stesso linguaggio. «Certo c'è un esito negativo. Ma nelle tre Province più grandi e nei Comuni il centro-sinistra conserva un forte radicamento amministrativo che è stato premiato dagli elettori», dice Luciano Marengo, segretario regionale dei Democratici di sinistra. «La nostra vittoria è il frutto di un lavoro iniziato nel 1995 con la conquista della Regione Piemonte. Stiamo costruendo un tessuto amministrativo radicato con proposte di governo credibili per i cittadini. Proposte che partono dal lavoro proficuo svolto dal governo regionale», ribatte Enzo Ghigo, presidente della giunta di centro-destra. Il problema, adesso, è quello di capire quanto questo risultato poserà sulle prossime elezioni regionali. Spiega Marengo: «La vera anomalia fu il risultato del 1995. Il centro-sinistra conserva il governo delle tre province più popolose. Una buona base da cui partire per costruire una vera proposta di governo». Una conferma indiretta arriva da Roberto Rosso, coordinatore regionale azzurro: «Replichiamo i risultati delle politiche del 1994, del 1996 e delle Europee. In quelle cinque province nei collegi uninominali ha sempre vinto il Polo. Forza Italia ha un'organizzazione che nemmeno la De dei tempi d'oro possedeva e rannresenta Derfetta- mente l'elettorato di quelle zone diviso tra l'attrazione anche economica verso la Lombardia e il vecchio Piemonte. Un mix tra liberismo e conservatorismo». E la Lega Nord? L'alleanza tattica con il Polo è servita? Difficile dirlo, troppo alto l'astensionismo. Così Domenico Cornino, secretarlo nazionale del Carroccio, spiega: «Si è trattato di un esperimento. Come tale è riuscito solo in parte». Cornino si riferisce al fatto che a Cuneo ed Alessandria dove gli uomini di Bossi conservano percentuali di consenso tra il 13 e il 17 per cento, in pochi hanno seguito l'indicazione del partito. Così a Torino. E' andata maglio nelle altre province dove però il Polo era già abbondantemente in vantaggio. Cornino taglia corto: «Ih ogni caso a qualcosa è servito: prima che la Lega si schierasse il centro-sinistra governava otto province su otto, adesso solo tre». Sul futuro Cornino non si sbilancia. Lo fanno, invece, i leader del Polo. Ghigo: «Dal punto di vista politico è stato molto positivo riprendere un colloquio politico fattivo con la Lega. Del resto quest'intesa nasce anche dai buoni rapporti che, in Consiglio regionale, pur nel rispetto dei ruoli, il Polo ha saputo tessere con il Carroccio». Spiega ancora il nresidante: «Adesso si tratta di approfondire e articolare questo rapporto. Noi ci siamo. Tocca a loro». Aggiunge Ugo Martinat, segretario regionale di Alleanza nazionale: «Riconfermiamo la scelta strategica del nostro partito: andare oltre il Polo. Da questo punto di vista è indubbio che l'obiettivo primario restano le Regionali del 2000. Il centro-destra parte avvantaggiato: c'è un Presidente uscente conosciuto e credibile». Conclude Rosso: «La partita delle Regionali si giocherà proprio nelle province governate dal centro-sinistra. K lì che dovrà essere credibile la nostra proposta di allargamento dell'alleanza». E il centro-sinistra? Ancora Marengo: «Il problema è che i Ds ialino riferimento ad un blocco sociale ormai minoritario, cioè di persone sindacalizzate e garantite. Dobbiamo andare oltre, costruire un'azione politica che partendo dalle ammùiistrazioni locali si trasformi in un progetto politico di «covernò alternativo alla destra, Dunque dobbiamo allargare la nostra base sociale». Per Antonio Saitta, capogruppo dei popolari, la «sconfitta dovrà seivirci da stimolo per preparare con un anno di anticipo una squadra compatta e determinata. Una squadra che abbia fin da ora una forte leadership». E il verde Pasquale Cavaliere, che ad Alessandria ha corso contro il candidato del centro-sinistra: «L'Ulivo deve superare la propria crisi non con semplici ritocchi ma ridiscutendo completamente il rapporto con i cittadini. Dobbiamo avere una proposta di governo innovativa e non apparire come i conservatori, come i difensori di posizioni di potere esistenti». Il presidente (riconfermato) della Provìncia di Torino Mercedes Bresso A destra il presidente della Provincia di Cuneo Giovanni Quaglia I Ds: dobbiamo allargare la nostra base sociale e non limitarci ai garantiti Forza Italia: abbiamo un'organizzazione perfino più estesa di quella della vecchia De