bruxelles, s0iana insidia. la. leadership di prodi di Aldo Rizzo

bruxelles, s0iana insidia. la. leadership di prodi OSSERVATORIO bruxelles, s0iana insidia. la. leadership di prodi Aldo Rizzo Atre settimane dalla presentazione della Commissione al nuovo Parlamento europeo, Romano Prodi ha duo problemi. Il primo è la composizione definitiva della Commissione medesima (Bonino o Monti per l'Italia e chi per la Germania): problema non facile, soprattutto nell'aspetto italiano, ma che sarà comunque risolto in tempo. Il secondo verrà dopo, e sarà probabilmente il più delicato. Questo secondo problema è quale rapporto potrà instaurarsi tra il presidente della Commissione e il cosiddetto Signor Pese, cioè quell'Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune (appunto «Pese»), che è la novità dell'Unione europea del Duemila. Il problema è tanto più delicato in quanto l'Alto Rappresentante sarà tale non solo di nome, ma di fatto, trattandosi del segretario uscente della Nato, quel Javier Solano fresco vincitore (o coordinatore della vittoria) nella prima guerra combattuta dall'Alleanza in mezzo secolo di vita. E, d'altra parte, a rappresentare la Commissione è un uomo politico del calibro di Prodi. Certo, ciò che è in discussione è il confine oggettivo tra le due cariche, ma non sarà irrilevante la caratura personale dei due «big». La canea del Signor Pese è stata istituita due anni fa dal Trattato di Amsterdam, trovando finalmente il suo futuro titolare ai primi di questo mese, nel vertice di Colonia. L'intento era ed è quello di dare «visibilità» all'Ile anche nel campo politico strategico (si conosce la fin troppo famosa battuta di Kissinger: a chi devo telefonare se voglio parlare di politica estera con l'Europa?). Però non ci si è molto preoccupati di definire le competenze e ì compiti di questa nuova figura, in rapporto alla Commissione, che è un embrionale «governo» europeo, in una certa misura sovrannazionale, e anche in rapporto al Parlamento, i cui poteri sono stati accresciuti dallo slesso Trattato di Amsterdam. Certo, la politica estera e della sicurezza non entra in senso stretto nelle competenze della Commis- sione, così come non è entrata per tanto tempo in quelle della Comunità-Unione europea. Ma uno dei tratti salienti, forse il maggiore, del programma enunciato dal neopresidente Prodi riguarda proprio il salto dell'Ue da una responsabilità politico-economica a una politico-strategica, si pensi alla proposta formale di una. conferenza generale di pace sui Balcani e al rilancio di un'identità militare europea. La questione si sarebbe risolta in partenza se Solana fosse stato designato ministro o superministro degli Esteri della Commissione, ma egli dipenderà piuttosto dal Consiglio dei capi di governo nazionali, con in più una capacità autonoma di proposte e di iniziative, e in qualche misura di gestione. E, per fare esempi pratici, Solana parteciperà accanto a Prodi ai vertici Ue e G-7 o G-8, o sarà presente solo alle riunioni dei ministri degli Esteri? Certo, ci sarà un coordinamento tra Commissione e Pese, tra Prodi e Solana. Non mancano i telefoni a Bruxelles. Ciò non esclude un'area grigia, fatta di competenze non definite, che possono entrare in collisione. La soluzione vera a questo tipo di problemi è quella di sempre, il conseguimento di una comune volontà politica europea, attraverso una riforma istituzionale che fissi regole precise (con voti a maggioranza) per tutti i soggetti dell'Ue. Nell'attesa, resta oggettivamente il pericolo di un'Europa che non riesca a superare la sua debolezza politico-strategica, nonostante la dura esperienza dei Balcani, positiva solo per l'intervento americano, e per di più vi aggiunga qualche nuovo elemento di confusione.

Luoghi citati: Amsterdam, Balcani, Bruxelles, Europa, Germania, Italia