Il fuoco nel ghetto di Venezia
Il fuoco nel ghetto di Venezia Il rogo ha distrutto tre appartamenti e reso inagibile un palazzo. Evacuate nove famiglie Il fuoco nel ghetto di Venezia Sotto accusa un 'officina in una soffitta Maria Grazia Raffele VENEZIA Il pericolo viene dal fuoco. Un altro incendio, a un anno preciso di distanza dal rogo della chiesa di San Geremia, ha minacciato ieri mattina una delle zone più antiche, più densamente abitate e culturalmente preziose della città, il ghetto ebraico. Una colonna di fumo ha sporcato per quattro ore il cielo di Venezia, riportando nel cuore di tutti la memoria dell'incendio che tre anni fa devastò La Fenice. Le fiamme, sprigionatesi intorno alle 7,30, hanno distrutto tre appartamenti e reso in agibile un palazzo in Campo del Ghetto Nuovo. Nove famiglie sono state evacuate. Lievi i danni alle persone: leggere ustioni alla schiena per Giorgio Costantini, 62 anni, e un intossicazione da fumo per la moglie Fosca, che occupava un appartamento con mansarda all'ultimo piano, da cui si sarebbe scatenato l'incendio. In ospedale per accertamenti anche una vicina di casa. A chiamare i vigili del fuoco intorno alle 8 è stata un'inquilina del palazzo. Prima ha udito tre scoppi, poi ha visto le fiamme levarsi altissime dalla mansarda dei Costantini. I pompieri sono riusciti ad impedire chi le fiamme, in un'area dove le case sono attaccate l'ima all'altra e raggiungono gii 8 piani, si propagassero alle abitazioni vicine. Proprio domani sarà inaugurato il nuovo sistema di bocchette idrauliche antincendio. Il ghetto, per le sue case alte e con scale impervie, è considerato come una delle zone più a rischio della città. Ieri mattina gli idranti installati nell'area del ghetto non avevano ancora la pressione necessaria a raggiungere gli ol¬ tre 20 metri di altezza. I vigili del fuoco, anche con l'aiuto di un elicottero scarica acqua, hanno dovuto pescare acqua dai canali nella prima fase, ricorrendo poi alla rete idrica per il lavoro di rifinitura. «Venezia è una città fragile, il suo vero pericolo non è l'acqua, ma il fuoco», ha ribadito ieri mattina il sindaco Cacciari mentre assisteva all'opera di spegnimento. Le cause dell'incendio sono ancora da stabilire, ma potrebbe essere stato lo scoppio di alcune taniche di benzina, trovate durante il sopralluogo seguito allo spegnimento dell'incendio, a provocare le fiamme. Il Costantini, infatti, nella mansarda aveva attrezzato da diversi anni una sorta di laboratorio di meccanica e falegnameria nel quale riparava motori per barche. Più volte, in passato, i vicini si sarebbero lamentati, senza esito, con gli amministratori dello stabile e, sembra, anche con le autorità pubblico e per la potenziale pericolosità di quel laboratorio improvvisato, che conteneva, a poco distanza dalle altre abitazioni, materiali infiammabili: bombole di gas e taniche di benzina. Si parla anche di lavori non autorizzati in corso su un camino dell'edificio. I vigili del fuoco non si sbilanciano, non escludendo anche un possibile corto circuito, visto che l'impianto elettrico era fuori norma ed erano in corso i lavori per il suo rifacimento. Sul posto è intervenuto il pm Casson. Sono 9 i nuclei familiari, circa una ventina di persone, costretti ora ad abbandonare lo stabile di Campo del Ghetto Nuovo, per l'inagibilità dell'edificio. Ma sono soltanto due, compresa quella dei Costantini, le famiglie che approfitteranno dell'ospitalità del Comune, che li collocherà in un residence a Mestre. Tutti gli altri hanno scelto di rifugiarsi presso amici e parenti in attesa di poter tornare nei propri alloggi. Oltre al fuoco, infatti, che ha distrutto l'appartamento del Costantini e altri due attigui, è stata anche l'acqua profusa dai vigili del fuoco a causare inevitabili danni all'interno delle abitazioni. Domani sarà inaugurato un nuovo sistema di bocchette idrauliche antincendio: la zona è considerata come una delle più a rischio
Persone citate: Cacciari, Casson, Costantini, Giorgio Costantini, Maria Grazia
Luoghi citati: Venezia
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