Addio alPuhìmo tiranno di Atene di Mimmo Candito

Addio alPuhìmo tiranno di Atene Scompare in carcere a 80 anni il protagonista del golpe dei colonnelli del 1967 Addio alPuhìmo tiranno di Atene E' morto Papadopulos Mimmo Candito Un vecchio generale che oggi muore in un carcere di Atene a 80 anni può rappresentare davvero l'ultimo, stanco, addio della storia a questo secolo, alle sue ideologie totalitarie, al mondo cho la frontiera del comunismo spaccava a mozzo. Era un mondo che oggi appare vistosamente anacronico, precipitato dentro il pozzo nero del Nuovo Ordine Internazionale c dcllu Globalizzazione che tutto assimila. Un mondo lontanissimo, buono solo per i fantasmi della nostra coscienza: o pare davvéro un fantasmu la riapparizionc ora, in un flash d'agenzia, di Gheorghios Papadopulos cho si sjMJngn nella cella di un carcere di massiniu sicurezza. Papadopulos fu «il colonnello», più di Makarezos, più di l'attakòs, che pure con lui formarono la Giunta dittatoriale che prese il potere ad Atene nel '67. Nef.li ultimi anni del suo regime, diceva di se: «Il padrone sono io», c raccontava una Grecia che, grazie a lui, si era liberata del «pericolo comunista» e aveva rinsaldato «il baluardo della Nato», Nel '45, divisa l'Europa sulle macerie del nazismo, la Grecia era slata lacerata dalla più lunga e sanguinosa guerra civile tra partiniani rossi e nazionalisti, e in quella guerra perfino la spartizione di Jalta era sembrala in pericolo. Ma sulla collocazione strategica dulia Grecia si giocava il controllo dui Mediterraneo, ed essere anticomunisti, ad Atene, valeva come un dovere nazionale. Quando, la notte del 21 aprile del '67, 150 carri armati Patton lasciano la vecchiu caserma di Guaì, alla periferia della capitale, e occupano le strade attorno a Syntagnia è a Kolonaki, il paese è tormentato da una profonda crisi politica, i cui protagonisti sono l'ex-primo ministro Gheorgios Papandreu e il nuovo giovane sovrano, re Costantino. In un reportage da Atene, il New York Times aveva appona scritto: «Quello che più si teme qui è che il Ke si convinca che per preservare la monarchia occorra impedire la vittoria di Papandreu nelle imminenti eleziom». E nelle acque del Pireo ha calato lo sue ancore la VI Flotta americana. C'è aria di golpe, insomma, un golpe monarchico da lanciare ordinando l'esecuzione di quel «Piano Prometeo» elaborato negli anni '50 dalla Nato per tenere sotto controllo le retrovie in caso di guerra con l'Est comunista. Il confronto duro tra Costantino e Papandreu non è soltanto uno scontro personalistico sulla nomi¬ na del capo del governo: in quel braccio di ferro sono in gioco una democrazia parlamentare basata sulla divisione dei poteri, contro il progetto di una monarchia autocratica. Se vincerà Papandreu (e tutto lascia pensare che cosi sarà il 28 maggio), la corona ne uscirà pesantemente ridimensionata; l'unica incertezza sta nel capire quanto il liberalismo di Papandreu indebolisca la rigidità della frontiera anticomunista. Insomma, gli Stati Uniti sono interessati a un rafforzamento dei poteri della monarchia se questo aiuta a contenere le spinte popolari che dalla piazza premono per una articolazione più aperta del sistema politico. E tutti pensano dunque che il golpe ò questione di ore, e che lo metteranno in atto gli alti generali, rappresentanti della tradizione che lega la monarchia alla vecchia aristocrazia conservatrice. Papadopulos, il giovane colonnello Papadopulos, brucia però sul tempo i vecchi generali. E, impossessandosi lui del «Piano Prometeo», mette in campo un progetto politico che si radica sul mito della Grecia Cristiana, della Ideologia del Villaggio, dell'Esercito Baluardo Nazionalista. Figlio di una provincia sempre povera, esponente della piccola borghesia contadina che soffre il modernismo della città (il primo divieto dei colonnelli riguarda le barbe - da radere subito - e le scandalose minigonne, da allungare immediatamente), Papadopulos e i suoi due sodali immaginano una società nella quale l'an- ticomunismo significhi soprattutto ordine, sicurezza, rispetto, obbedienza. L'aristocrazia della armi viene scavalcata dalla nuova classe militare, che è più radicale, più antiliberale, anche più incòlta. Nelle prime ore del golpe, i generali (soprattutto la Marina) offrono al re di resistere ai «colonnelli» e di riportare l'ordine gerarchico anche nei progetti antidemocratici. Ma Costantino avalla il nuovo potere, anche su suggerimento dell'ambasciatore Talbot: c'è il rischio di dar spazio alla piazza, di renderne incontrollabile la protesta, meglio cavalcare la tigre. E Papadopulos - uomo della Cia e dei servizi segreti ellenici, ambizioso, sbrigativo, «il piccolo Nasser» secondo i suoi compagni d'avventura - prende la guida della Nuova Grecia, come lui la chiama. Quando, dopo la farsa di Cipro e la sconfitta dei colonnelli, ad Atene torna la democrazia, Papadopulos e i suoi colleghi sono condannati a morte, pena commutata in ergastolo. Ma a differenza degli altri non chiederà mai la grazia. E muore ieri in carcere, come gli eroi di quelle tragedie che lui tanto invidiava. II colonnello Gheorghios Papadopulos