«Il Papa sulle orme di Abramo» di Marco Tosatti

«Il Papa sulle orme di Abramo» LA NUOVA AGENDA DEL PONTEFICE «Il Papa sulle orme di Abramo» Grande viaggio dall'Iraq a Gerusalemme intervista Marco Tosatti CITTA'DEL VATICANO Giovanni Paolo sta programmando un grande viaggio che sulle orme di Àbramo lo porterà da Ur dei Caldei (nell'Iraq di Saddam Hussein), sul Monte Sinai e infine in Terrasanta. L'annuncio di questa cavalcata attraverso le terre bibliche sarà dato, secondo quanto ha anticipato il card. Ersilio Tonini, domani da Giovanni Paolo II, durante la festa di San Pietro e Paolo, a Roma. Ma non ò il solo viaggio che Pupa Wojtyla ha in carnet: c'è anche la Russia. Il Papa a Mosca? Ci arriverà, parola di Edward Idris Cassidy, cardinale e presidente del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani. In parole povere, la persona che cerca quotidianamente di ricucire gli «strappi» che la Storia ha creato fra cattolici, ortodossi e protestanti. E' proprio con le chiese ortodosse, separate da Roma dal 1054, che si sta arrivando, alle soglie del 2000, sempre più vicini; tanto che, secondo il porporato, l'unico realo e sostanziale problema, prima di giungere a qualche forma di riunificazione, è il ruolo del Papa. C'è una primavera ecumenica; e paradossalmente la guerra in Jugoslavia ha avvicinato cattolici e ortodos- si. «Credo che in questa situazione della guerra in Serbia e in Kosovo ci sia stato un incontro di sentimenti, di preoccupazioni simili, di tutte le chiese dell'Est con il Santo Padre; non soltanto il comunicato congiunto di Bucarest, E poi c'è tutto quello che il Santo Padre ha fatto e detto, e la visita di S.E. mons. Tauran a Belgrado. La guerra non ha creato difficoltà fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa e questo direi che è un elemento positivo». Per la prima volta il Papa è stato in un Paese ortodosso, la Romania. Che reazioni avete avuto? «Da mille anni non c'è stata una visita di questo tipo. La visita del vescovo di Roma alla Chiesa ortodossa di Romania è una cosa nuova nella storia. Non abbiamo avuto alcuna reazione ufficiale, però non c'è stata reazione negativa, e questo è importante». Si parla di una visita in Georgia in autunno. «Se ne parla, ma non credo che sia ancora pronto. E' molto importante se c'è questa visita. Il Patriarca vede in ciò un modo di incoraggiare la sua Chiesa a non restare isolata dal movimento ecumenico. E c'era l'idea della visita del Santo Padre in Armenia, a luglio, a questo popolo martire. Che non è possibile per ragioni di salute del Katolikos. Cercheremo un'altra data. D'altronde la Chiesa in Armenia è una chiesa molto antica, nel 2001 celebra i 1700 anni da quando è diventata la chiesa ufficiale dello Stato. Un popolo martire, che ha dovuto resistere a una pressione grande. L'abbiamo menzionato anche nel nostro documento sull'Olocausto. Sono due cose diverse. Però una sofferenza molto simile a quella del popolo ebraico è stata quella del popolo armeno». Che cosa divide ancora i cattolici dagli ortodossi ? «L'unico problema è come vedere i rapporti fra il vescovo di Roma e queste Chiese che negli ultimi anni sono diventate molto indipendenti l'una dall'altra e gelose della loro autonomia. Noi vediamo come principio fondamentale la Chiesa universale, più importante rispetto a quelle nazionali. Invece a causa della storia le Chiese ortodosse hanno assunto la necessità quasi di essere unite alla nazione. Ne è nato un legame che è difficile lasciare per godere di questa universalità». Andare a Mosca è uno dei sogni del Papa. Ci riuscirà? «Mosca arriverà: non ho nessun dubbio su questo. Abbiamo avuto nel passato rapporti meravigliosi, anche sotto il comunismo. Con Nikodim, che era una persona meravigliosa, e anche con il metropolita Kirill. Ora c'è questo problema fra cattolici di rito ficco e ortodossi in Ucraina che a creato grandi difficoltà per loro nei nostri confronti. Cercheremo di superare quello, e poi dovremo aprire la porta». Monsignor Cassidy «Giovanni Paolo II presto a Mosca» «Verrà ricucito il grande scisma con gli ortodossi» Da sinistra il leader iracheno Saddam Hussein e Papa Giovanni Paolo II