E ogni tanto ipolitici riscoprono i giovani
E ogni tanto ipolitici riscoprono i giovani E ogni tanto ipolitici riscoprono i giovani giovani»... Di tanto in tanto la classe politica si ricorda dei giovani, detti anche «i figli». In genere è un interesse stagionale: apertura scuole, occupazioni, esami di maturità. Ma non mancano le occasioni speciali, connesse a fatti di cronaca (per 10 più nera) e a opportunità più o meno strumentali. Stavolta si tratta delle solite pensioni di anzianità che qualsiasi governo vuole tagliare. I giovani c'entrano poiché una moltitudine di pensionati «anziani» si gode le pensioni a scapito, appunto, delle nuove generazioni. Ecco perciò gli «esclusi», gli «estranei», i «nuovi schiavi», le vittime dell'e- Soismo degli adulti, secono la fiorente, ricorrente e forse addirittura giustificata retorica dei tagliatori di pensioni: «Una volta - dice 11 ministro Amato - i padri si toglievano il boccone di bocca per i figli». Immagine forte cui si contrappone una h- contro-retorica altrettanto plausibile e demagogica: «Con i tagli alle pensioni secondo Cossutta - si colpiscono i padri, i figli e anche i nipoti». «I nostri nipoti ci malediranno» già profetizzava d'altra parte Rino Formica; mentre la formulamonito usata dal ministro Ciampi era quella dei «figli dei nostri figli». Ora: come tutti i messaggi colpevolizzanti, questo dei giovani da proteggere è efficace ed ha perfino una sua forza morale. Magari il ministro Amato fa anche bene a scagliarlo addosso ai sindacati, di cui certamente non ignora che la categoria trainante è oggi proprio quella dei pensionati. Che i governanti, insomma, oltre che del loro personale futuro, si preoccupino anche di quello dei giovani, non sembra un male. E tuttavia c'è qualcosa, anzi c'è parecchio che non torna in questa in questa periodica riscoperta, fosse pure - dopo 1*8 e rotti per cento alla Bonino - di pura e I intermittente natura elettoI ralistica. I sindacati c'en¬ trano poco, così come c'entra poco il fatto che chi, in nome dei giovani, vuole oggi tagliare queste benedette pensioni, cinque anni fa si opponeva strenuamente. I toni elevati e l'intensità delle argomentazioni non riescono infatti a sedare il sospetto che dell'universo giovanile - ammesso che si possa ancora considerarlo come un tutt'uno - la classe politica non sappia davvero più nulla. Da anni, ormai, non solo i partiti non hanno più sonde in quei mondi, ma hanno finito per crearsi e rappresentarsi un immaginario giovanile a loro immagine e somiglianza: l'ottimo nipote di Veltroni, il brillantissimo figlio di Da Empoli, la studentessa che davanti al presidente chiede le dimissioni di Scalfaro, la ragazza Ds - c'è in ogni congresso che cita II piccolo principe e la battuta di D'Alema, oltre ai «deputatini» che ogni tantp vengono a Montecitorio e ai Centri sociali. Perché le pensioni d'anzianità saranno pure la più tremenda ingiustizia, ma dialogare con una platea televisiva, farsi vedere con il cantante in voga, mettersi le cuffie da dj e farsi un bagnetto di folla al Meeting di CI è ben lungi dal ricomporre la frattura tra potere e nuove generazioni. A volte viene da pensare che i politici si sentano loro, in fondo, i veri «giovani». E gli altri, quelli rovinati dalle pensioni d'anzianità, buoni per far titolo sui giornali, sono solo i «figli». Come il testo della vignetta di Altan regalata l'altro giorno a Ciampi: «Insistono per le riforme e il federalismo». «Ma se facciamo tutto noi, cosa gli resta da fare ai nostri gli?». :osa u
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