«lo, giramondo per i libri» di Alain Elkann

«lo, giramondo per i libri» «Con mio figlio sul lavoro siamo un'ottima coppia: ne sono orgogliosa» «lo, giramondo per i libri» Inge Feltrinelli: stanca, ma rende felici Alain Elkann ■ NGE Feltrinelli, finalmente E la Germania le ha conferito ■ la massima onorificenza tedesca. Come mai così tardi? «Perché ho fatto molto per le relazioni culturali tra la Germania e l'Italia. La Germania mi ha sempre ignorata, ma subito dopò l'avvento del nuovo governo mi ha chiamata. In Italia ho avuto, prima donna all'Università di Ferrara nel '91, una laurea honoris causa in pedagogia, subito prima o subito dopo Claudio Abbado. Anche Mitterrand, nell'86, mi aveva fatto Chevalior dea Aris et dos Lettres». Lei si sente più italiana o tedesca? «Sono milanese di nazionalità». Cosa vuol dire essere milanese? «Come dice Montanelli, milanese non si nasce ma si diventa. Oggi le mie radici sono qui». Perché a Milano c'è la sede della Casa Editrice Feltrinelli? «Non solo. Le mie radici culturali, e anche di tante altre cose, sono qui. La città mi ha adottata perché forse ho la marcia giusta; non tutti si muovono bene a Milano». Qual è la marcia giusta a Milano? «Deve pensare che quando sono arrivata nel '60, Milano era una grande città europea, c'erano Vittorini, Olivetti, 200 gallerìe private, il Piccolo Teatro al suo apogeo. Era una città più interessante di qualsiasi città tedesca. La marcia giusta a Milano è di essere completamente nel proprio lavoro. Io lavoro ventiquattr'ore su ventiquattro per la Casa editrice. Lavoro quando sono alle feste, quando vado alle conferenze, quando viaggio in aereo. Milano è una città solida e nordica. Per esempio, quando vado in girò in bicicletta nessuno mi guarda». E Roma non le piace? «Sì, ma solo per vedere gli amici, per il piacere. Le donne a Roma sono curate e sensuali,, a Milano sono più alla mano, più sportive. A Roma si pensa di èssere al centro del mondo, a Milano no. Qui la gente è di passaggio. La Casa editrice è come un gran caravanserraglio». Cosa significa per lei fare l'editore? «Non è più come un tempo. Oggi l'editore, l'amministratore delegato della Casa Feltrinelli è mio figlio Carlo, io sono la vecchia presidente. Non sono però una ciliegia sopra la torta, vivo nella squadra e devo sempre rinnovarmi». Cos'è Feltrinelli? «E' una Casa editrice che ha più di quarant'anni. Una delle case più importanti d'Europa». Quanti libri pubblicate? «Moltissime novità, ma anche molte ristampe. Siamo una Casa editrice di catalogo. Abbiamo moltissimi autori importanti, ma o li cito tutti oppure si arrabbierebbero tantissimo con me». Esistono però dei grandi classici... «Il primo libro stampato da noi è stata l'autobiografia di Nehru, il pruno ministro indiano; il secondo libro è stato "D flagello della svastica" di lord Russell D. Iiverpool nel 1955. Nel 1957 abbiamo pubblicato "Il dottor Zivago" di Pasternak e poi, nel '58, "Il Gattopardo" di Giu- seppe Tornasi di Lampedusa. Fu una fortuna unica, straordinaria, pubblicare in due anni due best seller mondiali». Gli editori tra loro sono spietati concorrenti? «No. Una volta era un mestiere per gentleman: pochi soldi e molto onore. Poi sono arrivati gli agenti ed è cominciata una corsa più spietata. Quando tra editori ci vediamo all'estero alle fiere siamo tutti amici carini, simpatici, e ci diamo molti baci e abbracci; poi a Milano comincia la lotta per un autore o un libro. Talvolta lotte spietate». Voi avete portato via John Le Carré a Mondadori? «Sì, ma penso che lui fosse un po' stufo del suo editore. Noi pubblicammo i primi libri di Le Carré nel 1964 «Un delitto di classe», due gialli che furono un flop, prima del libro che gli ha dato definitivamente il successo: 'La spia che venne dal freddo'. Se lo abbiamo perso è stata colpa nostra». Chi altro avete perso? «Non si può pubblicare tutti! Noi abbiamo pubblicato Karen Blixen nel '59, abbiamo avuto un enorme successo internazionale con "L'a¬ mante" di Marguerite Durasi». Lei che rapporti ha con gli scrittori della Casa? «Con tanti sono grande amica, come ad esempia Nadine Gordimer, Antonio Tabacchi, Isabelle Allende; ma sono anche amica di Gùnter Grass, che abbiamo però rifiutato ultimamente come autore. Sono amica di Richard Ford e di tanti autori, specialmente stranieri». Una Casa editrice perde soldi? «Ma, se è di qualità può perdere soldi, ma bisogna avere resistenza, insistere, imporre al pubblico libri che il pubblico non vuole». Ma voi guadagnate soprattutto con le librerie? «Adesso anche con la Casa editrice. Le librerie furono una grande invenzione di Giangiacomo, che trovava le librerìe italiane troppo vecchie rispetto a quelle europee. C'erano molti ottimi editori, ma mancavano punti di distribuzione». Quante sono oggi le librerie Feltrinelli? «Sono 36. Da pochi giorni abbiamo aperto a Vigevano per i giovani, un nuovo spazio che si chiama "Fernet", è un grande successo e mescola libri, dischi e Internet». Lei si diverte Inge? «Moltissimo. Sempre. La mia vita mi piace. Guardi: nell'ultima settimana sono stata al Premio Grinzane Cavour a Torino, prima ero a Vienna con Arthur Miller e sua moglie; prima ancora ero ad Amalfi al congresso di sociologia e prima ancora a Genova dove hanno fatto una grande festa "Inge dai mille libri", dove sono stata presentata dal poeta Sanguineti e da Fernanda Pivano. Così è una mia settimana, e devo dire che sono stanca ma felice». Quante case ha lei? «Io abito tra Milano e il Piemonte, Villadeati». E in Germania quando va? «Vado di tanto in tanto a trovare la mia vecchia madre a Gottinga e vado a trovare i miei amici a Berlino e Amburgo. Mi piace anche andare a Barcellona, Parigi, Londra, New York, dove ho moltissimi amici». Insomma, lei viaggia sempre. «Moltissimo. E leggo in aereo, e anche nel weekend, a casa mia in campagna. Non guardo la televisione e vado a letto alle 8 di sera». ' Che orari di lavoro fa? «Sono in ufficio alle 9 di mattina; poi faccio una colazione di lavoro, torno in ufficio il pomeriggio e la sera c'è sempre un pranzo, una mostra o una conferenza...». Le piace molto ballare? «Sì, certo. Ho ballato l'altro giorno sotto la pioggia in campagna per la festa di Natalia Aspesi». . Lei è nata di buonumore o ha una marcia in più? «Se uno fa qualcosa die vale la pena di fare, non ha tempo di essere depresso o malinconico. Oltre alla mia natura, sono gratissima della mia vita e di quello che ho». Chi sono stati i suoi maestri? «La signora Fischer di Berlino, il mio amico grande editore tedesco Rowohlt e in Italia Elio Vittorini, un grande guru dei miei tempi». E suo marito Giangiacomo? «Era un uomo fantastico, che mi ha dato tutte le possibilità di svilupparmi e di riuscire nel mio lavoro». E suo figlio? «E' un ottimo partner, cosa non facile tra una madre e un figlio. Carlo ed io talvolta discutiamo, abbiamo piccoli conflitti, ma siamo un'ottima coppia di lavoro. E' mio figlio, ma trovo che è bravissimo nel suo lavoro e questa per me è una grandissima soddisfazione. Inoltre sono anche una nonna passionale di due nipotini maschi». Ci sono oggi molti nuovi talenti? «Ma! Ci sono anni di vacche magre e poi arrivano valanghe di nuovi talenti. Forse siamo in un periodo di vacche un po' magre. Però noi ricerchiamo o pubblichiamo libri che forse oggi non hanno successo ma un giorno sì». E la chiave del suo successo? «Credo di essere una persona non triste, abbastanza allegra, divertente, e mi dicono che sono un buon catalizzatore». Più che tedesca o italiana mi sento milanese Avevo la marcia giusta per questa città e ormai le radici sono qui Se non sono in viaggio amo andare a letto alle otto di sera E non guardo la televisione DOMENICA CON mm«««whAm»mmnm^^ Cognome .W^^HiL....-,. Nome..!**?! ;f Nolo il .!*•.--. J a KKMfSOMIMHft) dttodt nanzo .!5**l***.„ fwifJercw Wk SftSIBU imiK^mà. professione f*l!l!?I........ hobby JJ£*L. Cronache Domenica 27 Giugno un'ottima coppia: per i libri» ma rende felici ne sono org Inge Feltrinelli, vive tra Milano e il Monferrato