Italia maglia nera in flessibilità

Italia maglia nera in flessibilità Italia maglia nera in flessibilità Eurostat fotografa il mercato del lavoro BRUXELLES Le forme di flessibilità dei mercati del lavoro prendono progressivamente piede in Europa, ma stentano ancora a decollare in Italia: una istantanea sui 15 paesi dell'Ue - scattata attraverso i dati comparati di Eurostat - mostra che le quote di lavoratori italiani impiegati con part-time e contratti a termine sono largamente inferiori alle medie europee. Nell'Unione europea - segnala Eurostat - il part-time ha fatto registrare una notevole crescita negli ultimi anni: dal 14% della forza lavoro nel 1990, è passato al 17% nel 1997. L'Italia dove peraltro la situazione ha cominciato a muoversi nell'ultimo biennio - era ferma a fine 1997 al 7%, la quota più bassa dei Quindici, dopo la tradizionale cenerentola Grecia. E lavoro a tempo parziale riguarda gli uomini solo per il 3% del totale, una percentuale che aumenta al 14% perle donne. Il regno del «part-time», in Europa, resta l'Olanda: vi fa ricorso il 38% della forza lavoro (il 17% per quella maschile, il 68% per quella femminile). Oltre un quinto delle persone occupate part-time in Europa dichiarano di aver scelto questa strada nell'impossibilità di trovare un lavoro a tempo pieno. Sul fronte dei contratti a tempo determinato, è la Spagna a fare da battistrada: il 34% dei lavoratori, nel paese, trovano impiego attraverso questa soluzione. La mediaUe è del 12%, con l'Italia ancora sotto (8%). Eurostat accende anche i riflettori sull'alta disoccupazione nellTje e sulle sue caratteristiche. A preoccupare sono soprattutto i senza lavoro «cronici», cioè in cerca di impiego da almeno 12 mesi: nel 1997, su circa 18 milioni di disoccupati, il 49% rientrava in questa categoria. In Italia, il fenomeno è ancora più grave e riguarda il 66% delle persone a caccia di occupazione, la quota più alta dei Quindici.