Vioggio al centro della tortura

Vioggio al centro della tortura Vioggio al centro della tortura Elettrochoc, mutilazioni: ecco il catalogo degli orrori documento Cario Grande STUPRI, mutilazioni, slogature, elettroshock, ore di sospensione appesi a braccia o gambe, anni di isolamento, bruciature di sigarette, fratture, sradicamento dei denti: la tortura sembrava sepolta dalla storia, dalla civiltà, dalla «politicai correetness» e dalle convenzioni intemazionali. E invece il suo volto orrendo è sempre fra noi, gli scantinati serbi nel Kosovo sono solo l'ultimo anello di una solida catena che risale senza interruzioni alle medievali Vergini di Norimberga, alle corde, alle ruote dentate. L'Orni ha deciso che oggi, 26 giugno, sia la giornata in cui il mondo ricorda le vittime della tortura. L'Onu calcola che vittime della tortura sono stati il 20-30 per cento dei 12 milioni di rifugiati nel mondo: studenti, giornalisti, leader politici, religiosi e di minoranze etniche che si oppongono ai regimi. I sopravvissuti sono molti di meno. Il Rehabilitation Center for Torture Victhns (Rct) di Copenaghen (httpyAvvtrw.irct.org) è il più grande centro al mondo per la riabilitazione dei sopravvissuti. E' rarissimo che le vittime parlino dell'orrore che hanno dentro, ma Paolo Bernard, membro dell'Associazione Contro la tortura di Bologna, è riuscito a incontrarne alcuni Parla di Sandra, uruguaiana poco più che quarantenne. La donna descrive una lima per unghie: «Con quell'oggetto hanno scarnificato gli occhi di mio figlio mentre ero obbligata a guardare». La tortura continua anche oggi: Sandra ha attacchi di ansia e vomita ogni volta che vede una Umetta. La tortura deve far male al corpo, ma soprattutto all'anima : Fuad è divorato dai sensi di colpa, non dorme la notte e non mangia quasi più: «Sono stato in carcere in Turchia, in isolamento e al buio totale per tre anni. Poi mi hanno trasferito in una cella dove l'unica finestra dava direttamente sulla camera della tortura; dopo trenta mesi di solitudine, se volevo vedere un essere umano ero costretto a guardare l'agonia di altri detenuti. Ho cercato di resistere, ho ceduto una volta sola. E' bastato per distruggermi». 0 Centro, collegato ad altri 200 istituti in tutto il mondo, dall'Argentina alla Tasmania, è diretto dalla psichiatra Inge Genefke, già candidata al Nobel per la Pace: «La tortura non serve solo a estorcere confessioni, ma soprattutto a distruggere un oppositore politico pur lasciandolo vivo. Succede che alcune vittime resistano e non confessino, ma non sanno che in realtà sono stati i carnefici a permetterglielo, fermandosi prima del limite estremo. Avere nelle carceri alcuni prigionieri "eroi" serve a torturare col senso di colpa chi ha ceduto e ha fatto i nomi dei compagni. Gli eroi vengono più tardi informati dai carcerieri di essere stati usati come strumenti di tormento». Fatima è persiana, l'hanno violentata quindici uomini in un giorno solo, poi cani e altri animali, e poi ancora uomini. Alla fine l'hanno obbligata a mangiare i suoi escrementi «perché, dissero, così fanno le scrofe». Fatima è in cura da due anni e non parla agli estranei. Con la tortura, ha scritto recentemente Adriano Sofri, si manifesta il rapporto di potere nella sua essenza: «Il corpo a corpo fra il gruppo di armati e l'inerme denudato». I suoi metodi vengono studiati nei minimi dettagli. Ci sono medici torturatori che tengono il polso delle vittime e fermano gli aguzzini prima del decesso. Entrano nelle celle a esaminare i corpi straziati e raccontano agli aguzzini come prolungare l'agonia oltre ogni limite naturale. Senza di loro la tortura sistematica non sa- rebbe possibile. Ci sono le scuole di tortura, e i cosiddetti < consultami», gruppi di addestratori mercenari che in zone di guerra si muovono da un esercito all'altro per insegnare la tortura moderna. Riad, teologo cattolico sudanese, venne arrestato una notte di maggio del 1984. Il suo racconto si trascina a fatica, complice una grave forma di asma: «I soldati hanno violentato mia moglie, distrutto la casa. Sono sverni to per un colpo alla nuca e mi sono svegliato incappucciato su un pavimento pieno di escrementi. Sentivo grida strazianti. Mi hanno incatenato, mi hanno versato dell'acido fra le natiche, sono svenuto. Poi mi hanno fatto il "sottomarino": mi hanno immerso la testa in un liquame fetente, con elettrodi attaccati ai testicoli. Sono svenuto di nuovo. Mi facevano delti.1 domande e io dicevo tutto ciò che volevano, ma non hanno smesso. Sono andati avanti 23 giorni di seguito: mi appendevano con le braccia legate dietro alla schiena, mi bastonavano le piante dei piedi, mi mettevano in testa un casco metallico attaccato alla corrente elettrica. Quando hanno cominciato a trapanarmi gli arti ho avuto un infarto e mi hanno ricoverato». Dimesso dall'ospedale militare dopo tre settimane, Riad è immediatamente trascinato nella Camera della tortura. Gli tolgono il cappuccio e davanti a lui ci sono la moglie e la madre. La prima urla sconvolta dall'elettricità, la seconda è già morta per le torture. Oggi Riad è a pezzi, la sua psiche è in frantumi. I torturatori hanno raggiunto il loro scopo. E' questo il fondo della crudeltà umana? No, ci sono anche i bambini. Uno ha nove anni, aspetta in una saletta dell'Ha con la psicologa, la madre e un'interprete. Dicono solo che è mediorientale, nulla di più, perché ha ancora il fratello in carcere. Lo hanno torturato, come tanti altri, e seviziato di fronte al padre in catene. La madre non parla, di fianco al bimbo massacrato c'era anche lei, legata a una rete metallica, incinta di otto mesi. Milioni di persone nel mondo subiscono torture

Persone citate: Adriano Sofri, Inge, Paolo Bernard

Luoghi citati: Argentina, Bologna, Copenaghen, Kosovo, Norimberga, Riad, Turchia