«Se non impiccano Apo il Pkk sceglierà la pace» di Giovanni Bianconi

«Se non impiccano Apo il Pkk sceglierà la pace» Colloquio col fratello minore di Ocalan «Se non impiccano Apo il Pkk sceglierà la pace» // drammatico racconto del primo incontro conAbdullah dopo 22 anni Giovanni Bianconi inviato a ISTANBUL I fratelli Ocalan sono tre. Il più anziano e più famoso è Abdullah, detto anche Apo, che aspetta la condanna nella sua cella sull'isolaprigione di mirali. 11 più giovane si chiama Osman, ha 43 anni e sta nascosto da qualche parte stile montagne del Sud-Est, a combattere con gli altri «soldati» del Pkk: una cena a Imrali è già pronta anche per lui. Quello di mezzo, Mehemet, un faccione coi baffi che pare la fotocopia del fratello, maggiore, è l'unico che non ha pendenze con la giustizia turca. Seduto nello studio degli avvocati di Apo, col rosario musulmano tra le mani mentre dalla finestra giunge il canto del muezin, dice: «Se Abdullah non sarà condannato, quello sarebbe un segnale di avvio del processo di democratizzazione, e Osman potrebbe aderire all'invito di Apo: scendere dalle montagne e abbandonare la lotta armata. Ci dev'essere il segnale, però». Ma davvero Mehemet crede che Ocalan possa svitare la condanna a morte? Il fratello di Apo sospira: «Fare previsioni adesso non ha senso. Aspettiamo e vedremo. Di sicuro abbiamo assistito a un processo politico, e anche la sentenza sarà politica. In ogni caso tutti devono sapere che se Apo ha usato il tempo a disposizione per la sua difesa per parlare di pace, non l'ha fatto per salvarsi la vita, ma perché realmente quello è il suo progetto. Lo dice dal 1993». Mehemet e Abdullah Ocalan si sono rivisti poco meno di un mese fa, a Imrali, dopo 22 anni. «C'era un vetro divisorio tra noi - racconta Mehemet - e abbiamo parlato per dieci minuti attraverso un citofono. Mi ha chiesto notizie sul resto della famiglia. Subito dopo, però, siamo passati alla politica e ai suoi progetti di pace; quel che gli resta da vivere vuole dedicarlo a questo progetto, perché sa che troppa gente ha sofferto per troppo tempo. Ora basta. E badi bene che lui avrà preso pure in mano una pistola, ma non ha mai sparato». Osman invece? «Beh, Osman... Forse lui sì». Osman Ocalan è salito in montagna nel 1980, appena preso il diploma di insegnante. Mehemet che è rimasto a casa ad aiutare il padre nei campi - non lo vede da allora. «Da ragazzini - ricorda - io E'ocavo più con lui che con Abdulh, che era già andato via di casa per studiare. Anche lui, dopo, ha fatto la scelta'del Pkk, e io credo che oggi sia d'accordo con le idee di Apo, che resta sempre il presidente. Gliel'ho detto, se si avvia il processo di democratizzazione anche lui deporrà le anni». Accanto ad Apo siedono due zii, uno da parte di madre e uno di padre. I genitori sono morti, mentre quattro sorelle vivono tra il Sud del Paese e l'Europa, portandosi dietro il nome pesante per una famiglia segnata dalla politica e dalla guerra civile. «Nostra madre - racconta Mehemet - è morta nel 1993. All'inizio non si interessava di politica, ma poi ha imparato che cos'è, ha cominciato a seguire le vicende dei mei fratelli, le ha comprese e ha difeso le scelte di Abdullah e di Osman». Chissà che avrebbe detto del cambio di rotta politica del figlio maggiore, un'inversione di marcia che ha finito per indispettire altri esponenti della resistenza curda. Dalla Germania, un esponente del partito socialista curdo ha avuto parole pesanti per Apo: «Non si può dichiarare di voler servire lo Stato e le sue leggi». Che ne pensa Mehemet? «Che non c'è niente di male, perché servendo lo Stato e il popolo turco si può servire anche la causa del popolo curdo». Per capire come potrà finire non resta che aspettare l'inizio della prossima settimana, quando arriverà la sentenza. E l'unico dei fratelli Ocalan che non ha fatto la scelta della resistenza armata manda un messaggio: «Se ci sarà la condanna a, morte, tutti i Paesi europei ne saranno responsabili. Compresa l'Italia, nella quale Apo aveva riposto la sua fiducia. Ci sono state pressioni per farlo andare via, alle quali l'Italia non ha saputo resistere. Non è vero che lui se n'è voluto andare da Roma; l'Italia, di fatto, l'ha cacciato».

Luoghi citati: Europa, Germania, Istanbul, Italia, Roma