Blair al capezzale della pace di Fabio Galvano

Blair al capezzale della pace Blair al capezzale della pace IIpremier: l'Ulster è sull'orlo dell'abisso Fabio Galvano corrispondente da LONDRA E' l'ultima spiaggia per la pace in Ulster. Tony Blair scrive addirittura, in un articolo ieri sul «Times», che la provincia è «sull'orlo dell'abisso»; e per questo, nel tentativo di trovare una soluzione all'impasse fra gli unionisti protestanti e i repubblicani cattolici del Sinn Féin, di dare cioè un esito positivo allo storico accordo del Venerdì Santo entro la scadenza «ultima e improrogabile» del 30 giugno, è partito ieri pomeriggio per Belfast, dove con il pruno ministro irlandese Bertie Ahem ha dato il via a incontri separati offrendo un'ipotesi di compromesso. I due capi di governo torneranno lunedì nella capitale dell'Irlanda del Nord; sperando che, per allora, gli unionisti di David Trimble e i cattolici di Gerry Adams siano disposti a un'intesa. Il momento è critico. Motivo dello stallo è il disarmo dell'Ira, al quale Trimble subordina la formazione dell'esecutivo nordirlandess - con partecipazione per la prima volta del Sinn Féin - che dal 1 * luglio dovrebbe gestire la devolution, cioè l'autonomia, della provincia. Il Sinn Féin replica che la decisione spetta all'Ira, della quale è il braccio politico; e aggiunge di non potere assumere impegni a nome del clandestino esercito repubblicano, il quale a sua volta fa sapere di non avere per il momento alcuna intenzione di disarmarsi e di ritenere sufficiente la tregua di cui è garante. Il compromesso di Blair è che il Sinn Féin, a nome dell'Ira, si impegni a un completo disarmo entro il maggio prossimo, secondo un preciso calendario messo a punto dalla commissione presieduta dal generale canadese John de Chastelain. Perchè, dice Blair, «il disarmo deve avvenire. E' un'esigenza, non un'opzione». Ma i tempi, sostiene, sono negoziabili. In cambio gli unionisti dovrebbero dare semaforo verde all'ingresso del Sinn Féin nel nuovo esecutivo nordirlandese, anche se l'Ira non ha ancora consegnato una sola arma. Se questo non funzionasse, ha scritto Blair, non ci sarebbero opzioni: «Ancora una volta siamo sull'orlo dell'abisso. In qualche modo dobbiamo tirarci indietro. Se l'accordo del Venerdì Santo crolla il risultato non è una pace migliore, ma la rinuncia alla pace. Chi attacca quell'accordo non ha la più pallida idea delle alternative». Così, dopo avere assistito con Ahern al funerale londinese del cardinale Hume, di corsa a Belfast; convinto com'è di potere, con un pressing simile a quello dell'anno scorso di portare a casa un buon risultato. In queste ore, tuttavia, i suoi sforzi appaiono difficili, su uno scenario che da una parte registra il rapido avvicinarsi della «stagione delle marce» dei protestanti (fra dieci giorni quella di Portadown che l'anno scorso mise a repentaglio la fragile pace); dall'altra l'insofferenza di alcuni ribelli dell'Ira, che dopo avere formato la «Real Ira» (responsabile della bomba di Ornagli che uccise 29 persone) hanno diramato ieri un documento in cui minacciano a nome di una «True Ira» la ripresa della guerriglia. David Trimble, che nei giorni scorsi ha espresso la non fiducia protestante nel ministro Mo Mowlam, ritenuta «troppo vicina» alle posizioni dei cattolici, non si pronuncia. Dal campo del Sinn Féin proclamano che il 30 giugno potrebbe essere «un buon giorno per il popolo irlandese». Il Sinn Féin, dice Gerry Adams, «ha la volontà politica». Ma le armi dell'Ira, per ora, no. Ultimatum di Londra alle due comunità «Dovete trovare una soluzione entro mercoledì»

Luoghi citati: Belfast, Irlanda Del Nord, Londra, Ulster