Teleguerra Veltroni-Berlusconi
Teleguerra Veltroni-Berlusconi Il segretario ds: «Il conflitto d'interessi va risolto e non è un rigurgito stalinista» Teleguerra Veltroni-Berlusconi E sugli spot il governo prepara novità ROMA Con la direzione del suo partito era stato esplicito, «dobbiamo fare qualcosa di sinistra, dobbiamo ammazzare la burocrazia», ieri, al dibattito della Fondazione Italiani Europei, l'organismo ponte tra i Ds e il cosiddetto «partito del presidente del Consiglio», Walter Veltroni ò stato ancora più esplicito. Ad Alfredo Reichlin che sosteneva che «nulla ò più di sinistra che dare identità culturale all'emittenza televisiva pubblica», e ai molti convenuti, tutti di area diossina, moltissime le star dell'informazione Rai, ha dettato addirittura un calendario. Intanto, il conflitto d'interessi, «un tema che ha posto Berlusconi per primo, quand'era capo di governo», un problema, soprattutto, «che si pone nelle moderne democrazie liberali». Perché poi, era il ragionamento di Veltroni, «sono certo che Berlusconi dirà che i miei sono rigurgiti stalinisti, ma un problema come il conflitto d'interesse, invece, sono proprio le società autoritarie che non se li pongono». Con il capo dell'opposizione, il conflitto ò aperto, e non sembra solo melina elettorale, perché Veltroni segnala pure il sistema perverso per cui «Berlusconi inonda di spot le sue televisioni, spot che paga a se stesso e che poi si fa pure rimborsare dai contribuenti grazie al finanziamento pubblico», e si preoccupa del possibile «pericoloso intreccio Mediaset-Telecom»: «E' impensabile che il più grande gestore telefonico, alla ricerca di una partnership in campo televisivo, la rintracci nel principale monopolista privato del settore». Berlusconi, cui proprio ieri ì'Economist ha dedicato un fondo dal titolo «E' tornato», risponde a stretto giro d'agenzia di stampa: «Danno la colpa della nostra vittoria e della loro sconfitta agli spot televisivi... Se fossero persone serie, dovrebbero invece dare le dimissioni». In realtà, nel corso del convegno «L'industria della comunicazione e il futuro dell'Italia» la maggioranza ha delineato quelle che saranno le battaglie oggetto di un apposito vertice già dalla prossima settimana: la nuova legge sul conflitto d'interesse, e la regolamentazione dell'emittenza televisiva attraverso l'articolo 1138 che si propone di limitare l'affluenza pubblicitaria, e dunque finanziaria, sia al set- toro pubblico che a quello privato. Il presidente della Rai Zaccaria ha chiarito che «il canone ci porta 2 mila 500 miliardi, solo il 2 per cento del bilancio», e dun- 3ue, per conseguenza, il 1138, armeggia anche viale Mazzini. Ma in quel vertice di maggioranza si esaminerà anche una proposta del sottosegretario alle Comunicazioni Vincenzo Vita: «Invece di tenere bassi gli affollamenti pubblicitari di tutto e 6 le reti, possiamo decidere di alzarli su due reti di ciascun polo tv, e toglierli completamente da RaiTre e ReteQuattro». E chissà cosa ne pensa Fedele Confalonieri, «a questo convegno è stato invitatissimo, ma non è venuto, ho sentito la sua mancanza» dice Vita: comunque, a termine di legga, entro il 31 luglio «Mediaset dovrà cedere una rete». 11 ragionamento sul sistema delle comunicazioni in Italia è comunque a tutto campo: oltre che di Berlusconi e delle reti Mediaset si è parlato anche molto di Rai. Veltroni, come pura Giuliano Amato, Enzo Siciliano ed Alfredo Reichlin, sembrano orientati a «liberare» la Rai dall'ingerenza dei politici. «Non ci può essere una Commissione parlamentare di vigilanza e insieme un'Authority che, tra l'altro, sembra non accorgersi di quello che succede tutti i giorni», ha detto Veltroni attaccando Enzo Cheli. Per «liberare» la Rai si potrebbe usare il meccanismo delle fondazioni, quello stesso inventato da Amato per regolare il sistema bancario. Ma Veltroni sostiene anche che, Sor portare l'Italia delle comucazioni in Europa» bisogna far dipendere la Rai dal ministero dei Beni culturali, e rendere gratuite l'accesso a Internet. [ant. ram.) Il Cavaliere: hanno perso e danno la colpa alla pubblicità Vincenzo Vita
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