Cibi transgenici, l'Europa si fida a metà di Francesco Manacorda

Cibi transgenici, l'Europa si fida a metà I Quindici hanno deciso che nessun nuovo organismo geneticamente modificato potrà essere autorizzato Cibi transgenici, l'Europa si fida a metà Sì al blocco, l'Italia sconfitta sulla richiesta di moratoria Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES Non metteremo in tavola, almeno per ore, il radicchio rosso brevettato dall'olandese Bejo-Z&den, non prepareremo il sugo con i pomodori della britannica Zeneca che restano maturi per settimane, non indosseremo camicie fillade in Europe» di cotone resistente all'erbicida creato dall'americana Monsanto. Sono alcune conseguenze della decisione presa ieri mattina all'alba, dopo una notte di discussioni, dai ministri dell'Ambiente europei. I Quindici hanno stabilito un blocco di fatto per l'autorizzazione di qualsiasi organismo geneticamente modificato (Ogm) sul mercato comunitario. Alcuni Paesi, tra cui Francia e Italia, avrebbero voluto una moratoria, cioè un divieto ufficiale per finti -eduzione di nuovi Ogm, ma su questo non si è trovato un accordo. La maggioranza dei Paesi europei ha invece votato per una nuova disciplina che regoli l'ingresso degli Ogm, sostituendo quella che ha funzionato dal '92 fino ad oggi, (Italia e Francia si sono astenute perché avrebbero preferito la moratoria) e in due dichiarazioni distinte gran parte degli Stati ha detto in buona sostanza che fino a quando questo non ci saranno nuove norme nessun nuovo organismo verrà autorizzato in Europa. E la sospensione, si prevede per almeno due anni riguarda appunto il radicchio Bejo-Zaden, il pomodoro Zeneca e il cotone Monsanto, che con altri nove prodotti geneticamente modificati aspettavano l'autorizzazione Ue. L'Europa, insomma, per ora non si fida degli Ogm, cioè di tutti quelli organismi viventi che abbiano subito una manipolazione genetica destinata a dargli una determinata proprietà. Qualche esempio? Il pomodoro che resta maturo, appunto, o le patate che producono più fecola di quelle normali. 0 ancora soia, colza e mais resistenti ai più diffusi erbicidi, ma anche fiori dai colori differenti da quelli che si trovano in natura. La modificazione dei geni serve quindi a render più funzionali le piante, perché di piante nella grandissima maggioranza dei casi si tratta, allo scopo a cui sono destinate. Cosi la soia prodotta dalla Monsanto è resistente all'erbicida «Roundup» della stessa Monsanto, oppure il mais della Novartis resiste all'erbicida «Basta» della stessa azienda. I vantaggi per gli agricoltori sono evidenti: meno erbacce e raccolti migliori. Le aziende che creano e vendono Ogm assicurano che i loro prodotti non danneggiano l'ambiente e la salute dei consumatori, e che anzi consentono di utilizzare meno erbicidi migliorando l'impatto ambientale delle coltivazioni. I dubbi dell'Unione europea riguardano invece proprio eventuali rischi per l'ambiente e per la salute dei consumatori di questi prodotti. Dubbi che per ora rimangono tali, visto che nessuno studio scientifico ha mai provato il legame tra gli Ogm ed eventuali malattie. Ma alcuni segnali preoccupanti, secondo i ministri, ci sono lo steso. Ad esempio non è chiaro come vengano smaltiti gli erbicidi che le piante tolleranti a quei prodotti posono assumere in grande quantità. O ancora gli stessi scienziati dell'Ile hanno ammesso che l'introduzione nel Dna delle piante della tossina Bt (che agisce da insetticida naturale) potrebbe far sviluppare nel tempo «superinsetti» resistenti a questa sostanza che dovrebbero essere debellati aumentando l'uso di insetti citi tradizionali con evidenti danni sull'ambiente. Proprio per eliminare il più possibile eventuali rischi, i Paesi europei hanno proposto le nuove regole per gli organismi geneticamente modificati he dovrebbero entrare in vigore nel giro di un paio di anni. Quali saranno? In primo luogo chi chiede l'autorizzazione a vendere un Ogm in Europa dovrà fornire prove più dettagliate di quelle richieste finora sul fatto che non sia dannoso all'ambiente o alla salute umana. I ministri hanno poi deciso che anche i consumatori dovranno sapere che cosa mangiano e che quindi su ogni prodotto che contenga Ogm un'etichetta dovrà indicare la loro presenza in modo chiaro e preciso. Ancora, bisognerà poter «rintracciare» gli Ogm cioè sapere se in qualsiasi prodotto, ad esempio una merendina che utilizza olio di soia, siano presenti Ogm. Un altro passo importante riguarda la durata delle autorizzazioni: fino ad ora, ima volta autorizzalo, un Ogm poteva restare sul mercato comunitario per sempre. Nel progetto di direttiva approvato ieri, invece, l'autorizzazione sarà di dieci anni, dopo i quali il prodotto andrà sottoposto a nuovi esami. Si tratta di una procedura simile a quella utilizzata per i medicinali e che tende a sottolineare come, secondo l'Europa, gli Ogm non siano prodotti alimentari uguali a tutti gli altri. Il blocco di fatto deciso per gli Ogm che aspettano l'approvazione di Bruxelles e degli altri per cui verrà fatta richiesta non significa comunque che in Europa non circoleranno organismi geneticamente modificati. Ce ne sono già diciotto, approvati negli anni scorsi: si va dai garofani a lunga durata, a mais e colza resistenti agli erbicidi. Nessuno di loro, però, arriva direttamente dai campi alle tavole, si tratta sempre di prodotti che vengono lavorati prima di essere consumati. Se e quando il radicchio rosso avrà cittadinanza in Europa, passando dai laboratori ai campi e poi alle nostre tavole, sarà una rivoluzione. La presenza dovrà essere segnalata sulle etichette in modo chiaro Ili f4. w~ In Europa non si spengono le polemiche sui cibi transgenici

Persone citate: Bejo