Manovra, forse i tagli saranno più leggeri di Stefano Lepri

Manovra, forse i tagli saranno più leggeri Gli ultimi conti della Ragioneria dello Stato parlano di 11-12 mila miliardi e non 16 mila Manovra, forse i tagli saranno più leggeri A Miratiti il compito di «riagganciare» Cgil, Osi, Uil Stefano Lepri ROMA «Intorno a 16.000 miliardi» di tagli alle spese, ha confermato ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Franco Bassanini: questa sarà la manovra di bilancio per il 2000. Confermato? A sentire le chiacchiere che circolano dentro la maggioranza e anche nei ministeri, la cifra sembra superata. C'è un passa-parola insistente: «Giuliano Amato ha esagerato le cifre per drammatizzare. Nei conti veri la correzione netta necessaria è minore, 1112.000 miliardi». Il cambio di numeri renderebbe meno difficile il confronto con i sindacati. Le ultime elaborazioni della ragioneria dello Stato sembrano, per quanto trapela, un poco migliorate rispetto alle Erecedenti. Mentre tecnici en informati assicurano, nel loro abbreviato gergo, che «il fabbisogno tendenziale vero è del 2,0%, non del 2,2% come ha detto Amato». Tradotto in parole semplici, senza interventi il deficit pubblico del 2000 sarebbe di circa 4445.000 miliardi di lire; secondo gli impegni già presi con l'Europa, occorre ridurlo a 33.000. Naturalmente i tagli alla spesa dovrebbero essere di almeno 17.000 miliardi, se si vogliono avere delle risorse consistenti da impiegare per lo sviluppo o da distribuire alle famiglie e ai redditi più bassi. C'è chi si spinge ad insinuare che con Carlo Azeglio Ciampi ministro del Tesoro i nu' meri erano numeri e basta, mentre ora fanno abilmente parte del gioco politico. Ma c'è anche una novità tecnica nelle tabelle che il documento di programmazione (Dpef) presenterà: gli sforzi fatti dal sottosegretario al Tesoro Piero Giarda per rendere meno oscuri i conti dello' Stato - un bilancio di previsione «a legislazione vigente» che sia davvero tale e che sia ristretto alle spese davvero obbligale paradossalmente possono disorientare chi è abituato al passato. Può forse impressionare che il totale dei tagli «al lordo» cresca a 17.000 o a 18.000 miliardi; sta di fatto che in queste ore la manovra 2000 si ridimensiona rispetto ai «16.000 miliardi netti» delle prime dichiarazioni di Amato e del ministro delle Finanze Vincenzo Visco. Intanto, alla vigilia dei ballottaggi elettorali, si moltiplicano gli sforzi per riagganciare Cgil, Cisl e Uil, convincendole òhe riaprire il capitolo pensioni non sarebbe poi cosi brutto come lo si dipinge. La missione è stata affidata all'altro sottosegretario alla Presidenza, Marco Miniati. «Rilanciare la concertazione», ossia il dialogo con i sindacati per soluzioni consensuali, è di nuovo la parola d'ordine. Il vicepresidente del Consiglio, Sergio Mattarella (Poi) sminuisce, sostenendo che «al momento non c'è nessuno studio, nessuna misura di taglio», e che tutto si deciderà a settembre. Per di più, secondo Mattarella «non c'è nessuna intenzione» di tagliare la spesa sanitaria (al Tesoro si stanno studiando strumenti perché la spesa sanitaria smetta di eccedere ogni anno, come ha fatto regolarmente finora, le somme stanziate dai Parlamento: è forse una questione terminologica se questo si possa chiamare un taglio o no). L'offensiva di persuasione del governo verso i sindacati cercherà di smentire il loro giudizio secondo cui con le modifiche alla previdenza «si toglierebbero soldi ai lavoratori per darli alle imprese». Gli sgravi alle imprese - minor tassazione sui profitti con la cosiddetta «super-dit», riduzione dei contributi sui salari - già previsti nel patto sociale saranno coperti dall'aumento della carbon tax che seguirà una strada separata dalla legge finanziaria. Mentre tra i circa seimila miliardi di maggiori spese o minori entrate rese possibili aai tagli di 17-18.000 miliardi, ci saranno molte voci «sociali»: riforma dell'assistenza, sgra¬ vi alle famiglie, aiuti ai redditi più bassi. Per le pensioni, tutto dipende dall'evoluzione del confronto con le forze sociali. Il prgramma massimo del governo resta lo scambio tra abolizione del divieto di cumulo pensione-lavoro e calcolo «contributivo» delle nuove pensioni di anzianità, che sarebbero così assai più basse. Le associazioni di commercianti e artigiani si dicono interessate a questo scambio, i sindacati no. In mancanza di un accordo ampio si ripiegherebbe probabilmente su un nuovo blocco dei pensionamenti per anzianità. 11 cambio di cifre renderebbe meno difficile il confronto sulle pensioni Adesso la parola d'ordine è: «Rilanciare la concertazione»

Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Franco Bassanini, Giuliano Amato, Mattarella, Piero Giarda, Sergio Mattarella, Vincenzo Visco

Luoghi citati: Europa, Roma