Festa per «Il Giornale» Compie un quarto di secolo di C. A.

Festa per «Il Giornale» Compie un quarto di secolo Montanelli, che l'aveva fondato, lo lasciò nel '94 Festa per «Il Giornale» Compie un quarto di secolo MILANO «Il Giornale», il quotidiano fondato da Indro Montanelli, compie oggi venticinque anni, e ieri sera in un'elegante festa nei chiostri di San Simpliciano ancora giravano i ricordi e le storie di quella prima notte frenetica in cui tutto sembrava andare storto: l'editoriale di Indro salta via dalla gabbia tipografica e le righe si sparpagliano fra i banconi dei compositori, un giornalista inciampa in un cavo e spezza il collegamento con lo agenzie di stampa, un altro, napoletano, esce in cerca di un busto di San Gennaro perché benedica la nuova creatura... Venticinque anni fa. 11 direttore responsabile Mario Cervi, da sempre «amico fraterno di Indro» (che ieri sera era via, fuori città), ha ben presenti l'entusiasmo e le speranze d'allora: «Lasciavamo la nave nobile del "Corriere della Sera" per quest'avventura, ma eravamo corti d'interpretare un settore inascoltato dell'opinione pubblica». Nel gruppo dei fondatori c'erano Bettiza. Piovane, Zappulli, Corradi, Piazzesi, Barbieri, Biazzi Vergani, l'attuale presidente del consiglio d'amministrazione nella società editoriale. Quante vicende sfilano nelle parole di Cervi. L'uscita di Montanelli nel gennaio '94, quando Berlusconi annuncia che «scende in campo», e il varo di un altro quotidiano, «La Voce»; l'arrivo di Vittorio Feltri, nuovo direttore fino al '97; e adesso lui, Cervi, al timone: «Chiesi consiglio a Indro prima di tornare - racconta -. "Vai subito", rispose. "Sembrerà di tornare anche a me"». Domani «Il Giornale» (si chiama così dall'83; prima era «Il Giornale Nuovo») esce con un ricco supplemento che ripercorre questo quarto di secolo: una vetrina, una boutique con una scelta di prime pagine e di articoli delle firme più prestigiose, da Abbagnano e Romeo a Cancogni e Pampaloni, Quinzio e Praz, Aron e Revel, Borges e Burgess e tanti altri. L'editoriale è firmato da Mario Cervi e dal direttore Maurizio Belpietro. Scrivono che le ragioni che dettero vita al loro quotidiano, contro «la narcosi conformista, arrogante e vociante», rimangono ancora oggi «validissime», e che «tra i quotidiani importanti "Il Giornale" opera oggi in solitudine, come quando venne al mondo. Rappresenta l'opposizione... Un tempo tentarono di ghettizzarci come fascisti. Ora ci vogliono marchiare come berlusconiani... Un puritanesimo tanto falso quanto ostentato contrappone il capitalismo buono al capitalismo cattivo... Siamo conservatori che vogliono il cambiamento, non progressisti (a parole) che vogliono la conservazio ne». [c. a.]

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