Ora Marini spera nell'Unione popolare
Ora Marini spera nell'Unione popolare Nasce una federazione tra i gruppi parlamentari di Ppi, Udeur e Rinnovamento italiano Ora Marini spera nell'Unione popolare Eper rimanere segretario lancia una presidenza De Mita Maria Teresa Meli ROMA Franco Marini sta studiando le contromosse per evitare che il consiglio nazionale di luglio si trasformi in un processo al segretario con conseguente cambio della guardia e della maggioranza. Per raggiungere questo obiettivo, e insediare il suo candidato Dario Franceschini, il numero uno del ppi guarda a Ciriaco De Mita, con cui ieri ha avuto un lunghissimo incontro. Marini punta a 'sfilare' l'ex presidente del Consiglio dalla cordata 'prodian-irpina' che vorrebbe mutare linea e leader. E ritiene di aver trovato il modo di allettare De Mita: offrirgli la presidenza del gruppone di centro che, alla Camera, metterà insieme i deputati di Rinnovamento, quelli popolari e i mastelliani dell'Udeur (al Senato l'operazione di riunificazione degli spezzoni moderati è già partita, anche se avrà bisogno di ulteriori approfondimenti). Ma basterà questa offerta a convincere De Mita ad accettare l'ipotesi di una segreteria Franceschini, mollando Ortensio Zecchino, r prodiani e tutti gli altri popolari che si oppongono a Marini? Il segretario, dopo un momento di smarrimento, dovuto all'ampliarsi della fronda contro di lui e all'attivismo dei suoi contestatori, ostenta di nuovo l'abituale sicurezza. Tant'è vero che al consiglio nazionale di luglio intende lanciare la proposta di una 'federazione di centro' a cui è già stato trovato il nome: Unione popolare. Insomma, l'offerta a De Mita farebbe parte di un più vasto progetto po- ' litico di rilancio delle forze moderate. E lo stesso ex leader de, in questi ultimi tempi va ripetendo che «bisogna lavorare per una federazione dei gruppi parlamentari di ispirazione cattolica». Dunque, alla fine, Marini e De Mita potrebbero veramente trovarsi uniti su una strategia comune. L'ipotesi, che ha già preso a circolare dentro e fuori del ppi, incontra però alcune perplessità. L'idea di rilanciare il partito affidando all'ex segretario de un ruo¬ lo di così grande visibilità lascia dubbiosi alcuni. Ed è questa generale diffidienza che potrebbe alla fine dissuadere De Mita, il quale, da politico di lungo corso, non ha alcuna intenzione di andare incontro a una sconfitta: «Io non voglio perdere», è uno dei suoi motti preferiti. Molte resistenze incontra pure l'ipotesi della segreteria Franceschini: «Nemmeno le pietre lo voteranno», sbotta il deputato martinazzoliano Lino Duilio. Marini, però, va avanti e ha avviato una serie di incontri per sondare la tenuta dell'alleanza che lo sostiene. «Bisogna ricreare la maggioranza congressuale», è il ragionamento che fa il numero uno di piazza del Gesù. La quale maggioranza, appunto, si reggeva sul sodalizio tra De Mita e l'attuale segretario. Ma le incognite sono diverse e la tensione, all'interno del ppi, resta alta. Per questa ragione l'ala più moderata dei prodiani (Lapo Pistelli, per citare un nome) propone una mediazione: affidare la reggenza del partito a Guido Bodrato fino al Congresso. Gli uomini di Marini, però, da quell'orecchio non ci vogliono sentire. Per loro esistono solo due strade: l'e¬ lezione di Franceschini al consiglio nazionale, oppure, nel caso in cui questa operazione non riesca, il mantenimento dell'attuale situazione, e, quindi, dell'attuale segretario, sino alle assise nazionali di novembre e poi, chissà, pure oltre. Ma è De Mita, in realtà, che potrebbe fare la differenza. Chi lo conosce bene dice che il ruolo di presidente di un gruppone di deputati di centro, che segnerebbe per lui il pieno e ufficiale ritorno alla politica attiva, potrebbe attirarlo molto, però aggiunge anche che l'uomo non è tipo da rischiare se non è certo di farcela. E comunque, se alla fine Marini la spuntasse, il ppi potrebbe andare incontro ad un'altra scissione. Alcuni prodiani passerebbero con i Democratici. Alcuni, non tutti, perchè una parte, prima di decidere il da farsi, vuole capire se i separati in casa Prodi e Di Pietro divorzieranno.
Luoghi citati: Roma
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