Fazio dà il via libera a Comit-Intesa di Zeni

Fazio dà il via libera a Comit-Intesa E le Fondazioni da Torino preparano il terreno per l'alleanza tra Deutsche Bank e Unicredit Fazio dà il via libera a Comit-Intesa Sarà la più grande banca italiana Armando Zeni MILANO E Comit-Intesa sia, dice il governatore Antonio Fazio parlando al gotha dei banchieri italiani riuniti in assemblea. Dà il suo via libera ufficiale, Banca d'Italia, al matrimonio che darà vita alla prima grande banca italiana forte di 541 mila miliardi di attivo, 3.568 sportelli, 65mila dipendenti, oltre 2mila miliardi di utile. E la scelta del luogo, l'assemblea Abi, non è un particolare casuale perchè col suo placet Fazio vuol sancire anche nella forma il molo guida della banca centrale ne) processo di aggregazione nel settore creditizio. Ribadisce la primogenitura di via Nazionale, il governatore, replicando alle critiche di chi - Padoa Schioppa, Tesauro - aveva definito un anomalia in Europa le competenze di Bankitalia. Orgoglioso, Fazio, insiste: «La Banca d'Italia continuerà nell'azione di supervisione del sistema bancario, per orientare le forze di mercato, per spingere il sistema stesso verso assetti dimensionali e di efficienza che possano sempre meglio contribuire alla stabilità e al progresso economico e civile della nazione». Mette il dito nella piaga: servono, dice, banche più grandi e più efficienti per far fronte alla concorrenza estera. E cosi, eccolo arrivare al punto, all'offerta di Intesa a Comit che toglierebbe dall'isola- mento la banca più nota d'Italia e proietterebbe nell'olimpo il gruppo nato dal matrimonio tra Cariplo e Ambroveneto. Dopo il no alle proposte Unicredit su Comit (e il no all'Ops di SanpaoloImi su Bancaroma), il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, si è mosso in perfetta sintonia con l'istituto centrale e, non a caso, ieri, dopo l'ok di Fazio, l'unico commento dell'amministratore delegato Carlo Salvatori è proprio sull'informazione preventiva che, dice, «per noi non è una novità». «Abbiamo ricevuto l'informazione relativa ad un'importante operazione tra due grandi istituti per la quale non abbiamo rilevato elementi ostativi», è l'annuncio del governatore davanti ai banchieri. Non fa nomi ma chi siano i «due grandi istituti» è scontato: ebbene, continua soddisfatto, «con la sua realizzazione, si costituirà un gruppo che si inserirà tra i primi dieci dell'area dell'euro». Prima in Italia, nella top ten in Europa: benedice la nascente Banca Comit-Intesa, Fazio, e i presidenti di Mediobanca e Generali, autorevoli sponsor del matrimonio, possono finalmente dirsi soddisfatti. «Nasce la prima banca italiana che si colloca fra le prime 7-8 banche europee», esulta Alfonso Desiata. «Un'aggregazione che va nella direzione giusta», appro¬ va Francesco Cingano. Mentre Luigi Arcuti, presidente di Sanpaolo-Imi, sorride quando dice: «Abbiamo avuto la santificazione... Forse il loro era un progetto migliore di quello presentato da noi». Più o meno il senso della battuta di Lucio Rondelli che da Varsavia, dov'era per l'annuncio dell'acquisto della Bank Pekao, fa sapere: «Più facile comprare una banca all'estero...». Per il resto bocche cucite sull'iter che porterà all'accordo Comit-Intesa: smentita, perora, la convocazione in contemporanea (domani) dei due consigli d'amministrazione. Certo, la prima mossa toccherà a Intesa che domani dovrebbe riunire quel eda che deve presentare formalmente l'offerta al nuovo consiglio Comit uscito dall'assemblea di tre giorni fa. Poi toccherà agli uomini di Piazza Scala rispondere un sì o un no. Sulla carta, un consigliò era stato a suo tempo convocato proprio per domani 25 giugno ma la riunione pare sia stata annullata: il che non esclude che si tratti di un rinvio di poche ore visto che, dopo l'ok di Fazio, il tam tam milanese che parte dalla Borsa immagina tempi rapidi di discussione dell'operazione con riunioni dei consigli di entrambe le banche nel fine settimana. Intanto, il fidanzato respinto in piazza Scala, l'Unicredit, ol¬ trfubdcaBledilaalietoBfodBdtrtia tre a prendersi una rivincita fuori confine con l'acquisto della banca polacca Pekao, studia modi e tempi per aprire il suo capitale al colosso Deutsche Bank che dall'attuale 0,75% vuole crescere al 5%. Sull'aumento di peso della Deutsche non tutti la pensano allo stesso modo: alcuni premono, altri frenano. E ieri a Torino ne hanno cominciato a discutere Cari Von BoehmBezing con i presidenti delle tre fondazioni azioniste in Unicredit, Andrea Comba del Crt, Paolo Biasi di Cari verona. Dino De Poli di Cassamarca: un primo incontro, definito dai diretti interessati «positivo», cui ne seguiranno altri in date ancora da fissare.

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