I CAPRICCI DB ANDREA di Leonardo Osella

I CAPRICCI DB ANDREA AL REGIO I CAPRICCI DB ANDREA Nel concerto del 19 giugno l'Italia dei musicisti stranieri FRA i concerti proposti dal Teatro Regio nella sua ricca stagione, uno dei più invitanti è sicuramente quello programmato per sabato 19 alle 20,30, conia direttrice Andrea Quinn sul podio e' Federico Giarbella solista al flauto. Intanto va subito annunciato, però, che non si terrà l'anteprima benefica del concerto, già prevista per venerdì 18 sera nel Cortile dell'Arsenale, per iniziativa del Lions Club Torino Superga e a favore dell'Unione Genitori Italiani contro il Tumore dei Bambini; sono sopravvenuti dei problemi tecnici, ma l'appuntamento è soltanto rinviato, presumibilmente nel mese di settembre. E vediamo com'è articolato il programma. Il filo conduttore che lega i tre brani proposti è l'Italia, intesa come terra di scoperta da parte di musicisti stranieri. In questo caso i compositori sono tre: il russo Piotr Ilijc Ciaikovskij, il francese Jacques Ibert e l'inglese Edward Edgar. Il primo sarà rappresentato dal coloritissimo «Capriccio italiano». In catalogo come opera 45, fa fede al proprio titolo per via della forma libera con la quale si legano tra loro episodi assai diversi. Lo squillo' di trombe iniziale è preso di peso da quello ascoltato dal musicista a Roma, mentre soggiornava nelle vicinanze di una caserma di cavalleria. Appare quindi una triste nenia d'amore, alla quale fa seguito una canzone popolare veneta intonata da due oboi. Ecco sopravvenire, su un ritmo fortemente cadenzato, un festoso stornello romano intonato a piena voce da primi violini e tre flauti, con il robusto controcanto del primo corno. Dopo una serie di variazioni e riproposte, esplode in tutta la sua allegria solare una tarantella napoletana che conduce allo sfrenatissimo finale. Anche se non è negabile una certa influenza occidentale del «Capriccio», lo spirito resta quello di un russo come Glinka, al quale Ciaikovskij del resto si richiama esplicitamente. Meno facile è scorgere '/«italianità» del successivo «Concerto per flauto e orchestra» di Ibert. Costui, francese (anzi parigino) fino al midollo, soggiornò nella capitale italiana dopo aver vinto nel 1919 il Prix de Rome: un soggiorno che si trasformò in un viaggio di nozze... durato tre anni. Il flauto è trattato con virtuosismo estremo, come un monello concitato che racconta le sue ultime marachelle alternandovi patetiche profferte di pentimento: languidamente italiane queste ultime, risulta ultra-francese la verve puntuta delle frasi più movimentate. Infine Edward Elgar. Anche qui furono galeotti due soggiorni italiani, per la nascita della magnifica, sontuosa «Sinfonia n. 2 op. 63». Ricorrono visioni solari della Riviera ligure, una canzone ascoltata a Venezia e le impressioni ricevute da una permanenza a Careggi, sulle colline di Firenze. Ma l'Adagio ricalca una marcia funebre per la morte di re Edoardo VII, alla cui memoria l'opera è dedicata. Ed esiste anche un legame letterario con un canto di Percy Bysshe Shelley. Leonardo Osella //flautista Federico Giarbella e sopra, la direttrice Andrea Quinn die muderà l'Orchestra del Regio. In programma Ibert, Elgar e Ciaikovskij

Luoghi citati: Firenze, Italia, Roma, Torino, Venezia