I brevetti italiani nella spazzatura?

I brevetti italiani nella spazzatura? STORIA DELIA TECNOLOGIA I brevetti italiani nella spazzatura? INVENZIONI famose come il motore a combustione interna o il transistor che hanno determinato cambiamenti profondi nella vita dell'uomo, e altre più o meno bizzarre come il taumatropio o l'attrezzo per infilarsi le calze - che non hanno avuto fortuna, sono descritte e «rivendicate» nei documenti degli Uffici Brevetti di tutto il mondo e costituiscono, come si usa dire, «un monumento alla creatività umana». Anche nel nostro Paese la documentazione brevettuale è imponente e pone, quindi, notevoli problemi di gestione, specialmente per motivi di ingombro: basti pensare che circa un milione e trecentomila fascicoli dell'Ufficio Brevetti del ministero dell'Industria giacciono ammassati in condizioni precarie in un edificio di Monterotondo, a 30 chilometri da Roma. Grida di allarme si sono levate recentemente, da più parti, nel timore della perdita di questo patrimonio di incommensurabile valore storico; in particolare per tutte le pratiche antecedenti il 1985, le quali, a differenza delle posteriori, non sono state riversate su CD-Rom. La situazione di questo patrimonio - con i problemi di salvaguardia che ne derivano - non è, in realtà, diversa da quella dei tanti archivi aziendali che, salvo lodevoli eccezioni, vengono condannati alla distruzione. Ma, nel caso specifico, si tratta di una parte vitale e insostituibile dell evoluzione scientifica e tecnologica, nonché della me- Molti rila distrper un cdi comtra mi chiano uzione onflitto petenze nisteri moria certificata del sapere. Ciò che temiamo, è che questo aspetto prettamente culturale possa subire menomazioni a causa del conflitto di competenza che già si è delineato tra il ministero dell'Industria e quello dei Beni Culturali; mentre ci attendiamo (ed è auspicabile) che anche il dicastero dell'Università faccia sentire la sua voce, visto che l'argomento rientra in varie disciplini; di formazione. Oltre alle soluzioni di compromesso, sono anche da evitare le visioni di limitata angolazione, come, ad esempio, l'enfatizzazione del fattore «design» (contenuta in recenti affermazioni di un esponente del governo) rispetto ad altri elementi caratterizzanti, a cominciare dal «processo industriale e scientifico». Infatti, qualsiasi soluzione si adotti, non si può e non si deve prescindere eia quelle che sono le finalità dell'archeologia industriale: cioè, anzitutto, la conservazione del bene, anche - se necessario - ricorrendo all'imposizione del vincolo; e, inoltre, l'attuazione delle indispensabili misure che possano consentire un accesso razionale al bene stesso per l'adeguata fruizione a scopo di studio e di documentazione. Senza il raggiungimeli to di questi obiettivi, verrebbe incivilmente oscurato l'«inge nium» italico, con conseguenze deleterie anche per l'immagine del nostro Paese. GinoPapull Università di Lecce Molti rischiano la distruzione per un conflitto di competenze tra ministeri

Luoghi citati: Monterotondo, Roma