«Carcere a luci rosse, un falso» di Maurizio Vezzaro
«Carcere a luci rosse, un falso» «Ho commesso errori, non reati: e mi hanno impedito di difendermi» «Carcere a luci rosse, un falso» Imperia, è stata assolta la direttrice Maurizio Vezzaro imperia Due anni di una tormentata vicenda giudiziaria che l'ha vista protagonista. Ieri la fine di quella che per lei è stata un'odissea : Flavia Pignaneiii, 46 anni, accusata di aver trasformato in un ostello a luci rosse il carcere d'Imperia da lei diretto fino al '97, è stata assolta dai giudici del tribunale «perchè il fatto non sussiste». Direttrice, a chi è andato il suo pensiero non appena ba sentito la parola tanto attesa: assolta? «A dir la verità a nessuno: troppo felice per pensare. Quando ho sentito l'applauso della gente che affollava l'aula ho capito di aver compreso bene: assolta. Mi sono stupita di vedere gli amici piangere perchè a me non sono venute lacrime». Un pentito, Pighetti, l'accusava di aver avuto rapporti con detenuti in carcere, l'ha dipinta come una donna dissoluta e una funzionaria corrotta. Come lo spiega e cosa prova ora per lui? «Quel Pighetti: un tipo con tanti problemi, un bugiardo patentato. Anche la mamma non voleva più saperne di lui e il sindaco del suo paese lo ha descritto come una persona pericolosa. Il perchè delle accuse? Faceva del male per ricavarne qualcosa. Se mi ha attaccata è per trarne vantaggi. Ma non provo odio nei suoi confronti, solo tanta pena. E' una persona sola, senza affetti». Il 15 settembre '97 fu arrestata, la portarono in tribunale sotto il flash dei fotografi. E' quello il momento più brutto che ha passato? «Sì. L arresto è stato un passaggio tremendo di questa storia ma ancora più traumatico il fatto di non essermi potuta difendere. Mi 'hanno interrogata solo il giorno stesso dell'arresto senza credermi. La cella l'ho evitata per via del mio Mattia (il figlio di 5 anni ndr). Fosse stato per me avrei preferito andare in carcere piuttosto che stare -relegata in casa: se mi ritenevano colpevole, che pagassi fino in fondo. Ma ho pensato che in cella il mio Mattia si sarebbe intossicato: fumano tutti là. L'arresto, il fatto di finire su tutti i giornali, non mi vengano a dire che sia un'esperienza formativa. Sono stata a lungo in depressio¬ ne, non mangiavo più. Ne sto uscendo solo adesso». Per alcuni, tra cui molti ex detenuti, lei è una sorta di angelo, per altri (gli agenti penitenziari di Cremona le cui accuse le costarono un processo per abuso d'ufficio e peculato) una sorta di demonio. Chi è realmente Flavia Pignaneiii? «Né angelo, né diavolo. Sono una donna che ha commesso degli errori umani e che per quegli sbagli ha pagato. Ho detto errori, però, non reati». Si dice che le sue traversie siano nate per colpa di una tormentata lovestory con un detenuto. Che c'è di vero? «Premetto che non rinnego nulla del mio passato e che tutto quello che è avvenuto è avvenuto al di fuori dell'ambito lavorativo. Per il resto sono fatti inerenti la sfera privata, preferisco non parlarne». Vent'anni di carriera, due processi (da cui è uscita sempre assolta), anche tante chiacchiere e malignità sul suo conto: crede che ce l'abbiano con lei? «A volte le azioni nascono da imperscrutabili moti dell'animo. Che sia l'invidia? Forse ho fatto nascere invidie quando nell'80 a San Vittore mi mostravo aperta con i detenuti e mi cercavano i giornalisti, quando mi assegnarono il "Premio Belisario", quando ricevetti gli elogi del ministero per le mie iniziative. Chissà». Molti le hanno dimostrato solidarietà, anche tra i parlamentari. Non pensa di es sere stata strumentalizzata? «Non direi. Non posso lamentarmi di nessuno». Neanche del giudice che l'ha accusata? «Prima di arrestarmi poteva sentirmi». Che farà ora? «Correrò da Mattia a Travo a godermi con lui dieci giorni di vacanza. Poi di nuovo al lavoro al Provveditorato dell'Amministrazione penitenziaria di Genova. Pratiche d'ufficio. Tornare a dirigere un carcere? E' una professione che amo. Lo farei, ma con molta più prudenza». «Mi hanno interrogata solo il giorno dell'arresto senza credermi Tornerei a dirigere un penitenziario Ma lo farei con molta più prudenza» «Non ho lacrime e neanche rancori però il giudice di allora poteva sentirmi prima Il mio amore per un carcerato? Sono fatti privati» L'ex direttrice Flavia Verardi Pignaneiii brinda con il suo legale Mario Leone
Persone citate: Flavia Pignaneiii, Flavia Verardi Pignaneiii, Mario Leone, Pighetti
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