Partita l'operazione «Marini addio»

Partita l'operazione «Marini addio» Già al consiglio nazionale del Ppi di luglio potrebbe scattare la sostituzione del segretario Partita l'operazione «Marini addio» Successione: pronto Zecchino Maria Teresa Meli roma" Chi ha avuto modo di parlare con Franco Marini in questi ultimi giorni si è trovato di fronte un segretario del Ppi assai diverso da quello che era sembrato uscire vincente dalla riunione dell'ufficio politico della settimana scorsa. La sicurezza che aveva sfoderato in quell'occasione appare ora intaccata, Del resto, non potrebbe essere altrimenti, visto che nel partito si sta preparando la «resa dei conti» con l'obiettivo di scalzare subito, già nel consiglio nazionale di luglio, il segretario. Lo «grandi manovre» in corso a piazza del Gesù non sono passate inosservate: come sempre accade in questi casi, in alcuni alleati del leader si è insinuato il dubbio e la maggioranza mariniana sembra proprio destinata a perdere qualche pezzo, tanto che al consiglio nazionale potrebbe non rivelarsi più tale ed essere rovesciata da un accordo tra i prodiani e la cosiddetta «componente irpina». Ma che cosa sta minando la sicurezza del folto gruppone che fa capo al segretario? La lunga sono di incontri e colloqui telefonici tra alcuni personaggi che palesemente sollecitano un cambio della guardia. Non solo. Sta scendendo in campo pure un tandem di «padri nobili» del partito popolare, Mino Martinazzoli a Ciriaco De Mita, due leader che spesso e volentieri, nel passato anche recente, non sono andati d'accordo tra di loro, ma che adesso sembrano disposti a mettere da parte gli antichi dissapori, pur di salvare quel che resta del Ppi. I primi a dare il via all'operazione «Marini addio» sono stati i prodiani Enrico Letta a Pierluigi Casta ■ gnetti, la cui idea è quella di offrire la segreteria del partito a Ortensio Zecchino e la presidenza a Martinazzoli. I due, dopo aver fatto scrupolosamente i loro conti por verificare quali fossero lo «truppe» a disposizione, hanno preso contatto con il ministro dell'Uni- versità e della ricerca scientifica. «Dobbiamo muoverci subito, perché se aspettiamo il congresso Marini potrebbe spuntarla», à stato il discorso che hanno fatto al loro interlocutore. E Zecchino, molto critico nei confronti del segretario, ma soprattutto del «gruppo di potere che lo circonda» (leggasi Mattarella e Bindi), si è mostrato dello stesso avviso. «Non si può più aspettare, altrimenti il Ppi rischia grosso», è stata la sua risposta, perché il ministro è convinto, e da tempo, che di questo passo l'emorragia popolare non si arresterà più. E infatti, nonostante gli sia stata offerta la poltrona del segretario, quel che gli preme veramente è l'inversione di rotta di piazza del Gesù. Un problema, questo, che a suo avviso viene prima della questione del nome del successore di Marini. Di qui, nell'incontro tra Zecchino, Castagnetti e Letta, è nata una riflessione ad alta voce su quello che dovrà essere il nuovo Ppi: un partito dichiaratamente di centro, che rappresenti quei ceti moderati che erano gran parte dell'elet¬ forato della De. A questo punto è partita la seconda fase dell'operazione, che è consistita, principalmen¬ te, nel sondare Martinazzoli c De Mita. Castagnetti e Letta hanno parlato con il primo, che si è detto d'accordo. Tanto da prefigurare già una nuova forma partito basata sulla regionalizzazione del Ppi. Zecchino, invece, incontrerà Martinazzoli domani a Brescia. Il ministro dell'Università e della ricerca scientifica ha anche parlato a lungo con De Mita. L'ex segretario della democrazia cristiana, che sembrava aver lanciato un salvagente a Marini, è al contrario profondamente convinto che occorra imprimere una svolta al Ppi, L'iniziale frenato di De Mita, dopo lo sconfortante esito elettorale e la conseguente richiesta di dimissioni del segretario, non era dunque un'offerta di alleanza rivolta all'attuale numero uno. di piazza del Gesù. Il problema posto dall'ex segretario De è un altro e riguarda il progetto politico dei popolari, senza il quale, a suo giudizio, qualsiasi cambio della guardia non avrebbe senso. Dopo questa girandola di colloqui, «prodiani» e «irpini» si sono rimessi a fare i conti. Nel gruppo parlamentare della Camera hanno senz'altro la maggioranza, e pure al Senato dovrebbero farcela. Ma quel che importa è il consiglio nazionale. Ed è su quei numeri che gli esponenti della «cordata anti-segretario» lavorano alacremente. Sono talmente determinati che stanno già elaborando il programma politico del Ppi post-Marini. E1 attuale leader popolare avverte che la pressione si sta facendo sempre maggiore. Ne ha avuto una prova quando, avendo illustrato ai propri uomini l'idea di affidare la successione a Dario Franceschini, ha visto il dubbio trasparire sul volto di più d'uno dei suoi interlocutori. Martinazzoli e De Mita sono i «padri nobili» dell'ipotesi appoggiata anche dai prodiani ti segretario del partito popolare Franco Marini

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