Fini manda al fronte i «colonnelli» di Fabio MartiniGustavo Selva

Fini manda al fronte i «colonnelli» «Raccogliere 650 mila firme per i referendum entro agosto; se no, addio agli incarichi» Fini manda al fronte i «colonnelli» Fabio Martini TUTTI al fronte, sotto il sole, e chi torna a mani vuote se ne va a casa. L'ultima, l'ennesima svolta della destra italiana ha il sapore antico della «battaglia del grano», della prova virile che non si può fallire. Ne sa qualcosa Gustavo Selva, neoresponsabile del «fronte umbro»: il settantaduenne presidente dei deputati di An salverà la «pelle» se riuscirà a portare a casa quindicimila firme per i due referendum fortissimamente voluti dal capo Gianfranco Fini. Tutto sommato beato Selva, perché qualcun altro dovrà scalare ben altre asperità: Gianni Alemanno non potrà ripresentarsi al portone di via della Scrofa se non porterà nel sacco la bellezza di centoquarantamila firme di elettori laziali. La «calda estate» di Alleanza nazionale è iniziata ieri mattina all'insegna delle quote di produzione: Gianfranco Fini, il generale ferito, ha assegnato ad ogni colonnello una regione e un tetto di firme da raccogliere entro il 31 agosto per i due referendum, quello per l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti e quello per l'abolizione della quota proporzionale. Un vero e proprio «cerchio del fuoco» perché il capo è stato esplicito: «Chi non raggiunge il numero stabilito di firme viene mandato a casa». Come dire: non ci saranno medaglie, benemerenze, Gianfranco Fini, prpassati valorosi da far valere: chi sbaglia sui referendum, rischia di restare azzoppato. Politicamente, si intende. Ma nessuna paura: nella riunione di ieri mattina i colonnelli hanno affrontato con speciale ardore l'impegno che li attendeva: «C'è la Sardegna, chi la vuole?», «A mei» ha detto scherzando il romanissimo Giulio Maccratini; «Rimane l'Umbria, chi la prende?». E non c'è da stupirsi se quel pizzico di enfasi che accompagna la campagna estiva voluta da Fini, sia stato subito colto dai giovani più ardimentosi: «Questa dei referendum è un'iniziativa rivoluzionaria e movimentista - an- dente di An nuncia Alberto Arrighi, numero due di Azione giovani, l'organizzazione giovanile di An - un vero e proprio sfondamento costituzionale» e «finalmente possiamo dire a tutto il mondo: abbiamo ucciso il Mastella che era in noi!». Certo, il linguaggio immaginifico del giovane Arrighi none. lo stesso dei colonnelli di An, ma resta un fatto: Gianfranco Fini ha preso molto sul serio la campagna referendaria. Se non altro perché ha legato anche il proprio personale destino al successo nella raccolta delle firme. Nella sua replica alla fluviale direzione della scorsa settimana, Fini era stato chia¬ rissimo: «Preferisco impegnare il partito sulla raccolta delle firme sui referendum piuttosto che chiedere il voto sulle dimissioni» e questo per «essere certo che condividiate la mia linea». Semmai la sorpresa è la vena di retorica che attraversa la campagna d'estate di An. Se non altro per un motivo: nessuno dubita che il risultato finale 650.000 firme per ciascun referendum - sia raggiunto con largo anticipo sui tempi previsti. Racconta Marco Zacchera, responsabile per il Piemonte e la Val d'Aosta: «La raccolta vera inizierà nei prossimi giorni, ma per fare un esempio ad Asti abbiamo un obiettivo di 2100 firme, ma ne abbiamo già raccolte 450». Il portavoce Adolfo Ureo, che ha in carico il Veneto, ostenta sicurezza: «L'obiettivo fissato perla mia regione è 50 mila firme entro il 31 agosto. Conto di raccoglierne 100 mila entro il 31 luglio». E lo stesso Fini ha usato un aggettivo risolutivo: «La raccolta delle firme? L'esito favorevole è scontato». Sarà pure scontato, ma Firn ha promesso di trascorrere l'estate a Roma, ha messo alla frusta i suoi, ha fatto capire che chi non raggiungerà gli obiettivi dovrà passare la mano. Interpellato sulle «misure disciplinari», Fini ha spiegato: «Chi non completerà la propria quota di firme, verrà rimosso dagli incarichi fiduciari». E poi ha aggiunto, verrebbe da dire con una certa benevolenza: «Ma non sarà espulso dal partito». Gustavo Selva, capo dei deputati di An, conserverà il posto con 15 mila firme Esultano i giovani «Finalmente abbiamo ucciso il Mastella che era in noi!» Gianfranco Fini, presidente di An

Luoghi citati: Asti, Piemonte, Roma, Sardegna, Umbria, Val D'aosta, Veneto