Via ai rimpasti anche nel sottogoverno

Via ai rimpasti anche nel sottogoverno Le poltrone lasciate libere da Salvi e Maccanico scatenano nuove frizioni nella maggioranza Via ai rimpasti anche nel sottogoverno Veto dei Democratici su Buttiglione l ROMA «Caro Luigi, il futuro del governo è radioso». Accomiatandosi da Luigi Manconi, a poche ore dal volo che lo porterà in Argentina per una riunione dell'Internazionale socialista, Massimo D'Alema chiude forse con eccessivo ottimismo. Perché in realtà, dopo l'avvicendamento - che solo Veltroni ha chiamato «rimpasto» - nel governo, con la sostituzione al Lavoro di Bassolino con Salvi, e soprattutto con la cessione dell'interim che D'Alema aveva sulle Riforme ad Antonio Maccanico, una nuova potenziale fonte di attrito e frammentazione si affaccia nella maggioranza: la corsa alle poltrone rimaste. Con Salvi al Lavoro si libera infatti il ruolo di presidente dei senatori diessini: i parlamentari, che sono 105, si riuniranno a Palazzo Madama probabilmente già mercoledì prossimo. A Botteghe Oscure circola il nome di Gavino Angius, In cui elezione appare probabile. Tuttavia, «attenzione, il voto è segreto», per dirla con l'uomo ombra di D'Alema, Claudio Velardi: il che significa che, so la procedura d'elezione prevede delle «primarie» nel corso delle quali una decina di senatori fanno il nome del collega che vorrebbero come presidente, alla fine potrebbe passare anche l'ulivista Morando, o un outsider presentato dalla sinistra del partito. Lo spostamento di Maccunico al ministero delle Riforme libera invoce una poltrona di responsabile della commissione Affari Costituzionali. La maggioranza, in fibrillazione perché composta da 11 forze diverse, e alcune di queste non sufficientemente rappresentate nelle alte cariche istituzionali, specie dopo la scissione tra Cossiga e Mastella, e il pericolo paventato da Buttiglione di far rotta nuovamente verso il Polo, rischia frizioni al suo interno. Ieri Rocco Buttiglione si é precipitato da D'Alema, e Mastella è stato ricevuto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Murco Minniti. Ne è uscita una girandola di nomi, e di veti incrociati. Dopo l'arrivo di Buttiglione a Palazzo Chigi s'è diffusa l'ipotesi che si trattasse del nuovo presidente degli Affari costituzionali. Alzata di scudi dei Democratici: «E' una cosa che non si può neppure prendere in considerazione. A quel posto chiediamo vada una persona autorevole e competente», ha detto il neocapogruppo dell'Asinelio, Rino Piscitello. Poi sono circolati nomi di popolari, in sofferenza dai tempi dell'elezione del Capo dello Stato: se si toglie De Mita, appena eletto europa ria mentare, i più probabili paiono Cananzi, Cernili Irelli e l'istalli. Ma in corsa ci sono gli stessi Democratici e il mastelliano Roberto Manzione. Se no parlerà, però, ai primi di luglio. In più, ad accrescere la fibrillazione, ci si ò messa pure la Velina rossa, l'agenzia di informazioni «riservate», vicina a Botteghe Oscure, rispolverando l'ipotesi che ben tre, e importanti, sottosegretari al ministero del Tesoro sarebbero intenzionati a lasciare i loro posti: Piero Giarda, Giorgio Macciotta e Laura Pennacchi. In realtà, il professor Giarda è un tecnico prestato alla politica, che aveva già chiesto a Ciampi di tornare al proprio mestiere, l'insegnamento universitario. Mentre la diossina Laura Pennacchi, che lavorava al Tesoro di perfetto concerto con l'attuale Presidente della Repùbblica, non avrebbe trovato la medesima sintonia con Giuliano Amato. Soprattutto, D'Alema e Amato avrebbero intenzione di procedere speditamente e senza troppi tentennamenti al taglio delle pensioni. Cosa della quale Pennacchi, considerata un esperto di valore, non sembra affatto convinta. Sembra tuttavia improbabile che, per carattere e determinazione, possa lasciare a metà il proprio lavoro, e per giunta per «incompatibilità» con il nuovo ministro. lant. ram.ì Si parla di dimissioni anche per tre importanti sottosegretari al ministero del Tesoro l Il neo ministro per le Riforme Antonio Maccanico

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