Kosovo, Usa freddi sulla Bonino

Kosovo, Usa freddi sulla Bonino Kosovo, Usa freddi sulla Bonino Ma Palazzo Chigi cerca un compromesso Maurizio Mollnari ROMA La Francia è a un passo dalla con - Suista del posto di «governatore» ell'Onu in Kosovo ma l'Italia non si arrende ad una bocciatura della candidatura di Emma Bonino ed ha sussurrato a Parigi un compromesso: rinunciare a Pristina per ottenere in cambio l'incarico di Alto Rappresentante per la Bosnia che sta per essere lasciato dallo spagnolo Carlos Westendorp. L'offerta del governo è giunta ieri al premier francese Lionel Jospin che al momento sembra essere quello con più assi nella manica. «A suo vantaggio - spiega una fonte diplomatica europea a Bruxelles - gioca soprattutto la posizione assunta dagli Stati Uniti senza il cui assenso è improbabile che Kofi Annan designi Mr. Kosovo». La posizione americana è più un sostegno a Parigi che non un'opposizione alla Bonino (con cui comunque i dissidi in passato non sono mancati sul Tribunale Internazionale e sull'Africa). Washington sostiene la candidatura francese alla guida dell'amministrazione civile del Kosovo per due motivi distinti: è un riconoscimento dell'importanza del contributo militare di Parigi all'offensiva aerea (secondo per numero di velivoli impegnati solo agli Usa); bilancia quello che si profila come un «lungo mandato» per il generale britannico Mike Jackson alla guida del contingente Kfor. «Un francese governatore ed un britannico generale chiuderebbero il cerchio iniziato a Rambouillet dove Londra e Parigi erano i mediatori europei», osservano le fonti, «mantenendo la gestione del Kosovo - aggiunge l'eurodeputato radicale Gianfranco Dell'Alba - all'interno del ristretto gruppo dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza». Il sostegno di Washington - si mormora a Bonn - avrebbe portato ad una convergenza fra più capitali europee e ad un frutto concreto: il messaggio Ue al segretario ge¬ nerale dell'Orni, Kofi Annan, in cui si presentavano le tre candidature (Emma Bonino, il francese Bernard Kouchner ed il britannico Paddy Ashdown) era accompagnato da «una preferenza per il francese». A vantaggio di Koucliner giocherebbero più fattori: l'esperienza in aiuti umanitari con «Medici Senza Frontiere», la carica di ministro e l'essere stato fra gli antesignani del pensiero dell'«ingerenza umanitaria» sin dai tempi della guerra in Biafra. Il britannico Paddy Ashdown potrebbe non uscire male dalla partita se è vero che il premier Tony Blair è pronto a candidarlo (con l'assenso Usa) alla guida della Nato al posto di Javier So lana. Consapevole che la nomina di «Mr. Kosovo» potrebbe avvenire entro il fine settimana, i collaboratori della Bonino ieri facevano sapere che «Emma ha apprezzato il riconoscimento di una candidatura mai sollecitata» e che «rimarrà alla finestra continuando ad astenersi da pubbliche dichia- razioni fino alla designazióne». Ma a Palazzo Chigi non gettano la spugna. Il passo compiuto verso i francesi fa parte della proposta di un pacchetto di nomine balcaniche più ampio che porterebbe la Bonino in Kosovo, un francese in Bosnia ed un tedesco a coordinare il tavolo economico del «Patto di Stabilità», fermo restando Jackson alla Kfor. «La verità è che D'Alema vuole esportare la Bonino in Kosovo come ha fatto con Prodi bi Europa», diceva ieri sera sarcastico un diplomatico europeo. La risposta francese potrebbe arrivare già oggi in occasione della visita congiunta a Pristina dei ministri degli Esteri di Parigi, Bonn, Roma e Londra. Ma se Lionel Jospin (buon amico di Prodi) rifiuterà, le conseguenze politiche in Italia sarebbero immediate. Si riaprirebbe subito infatti la partita fra il presidente designato dell'Ue, Romano Prodi, e il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, sulla designazione del commissario italiano all'Ile. E quindi su Emma Bonino.