ADDIO IMPIEGO FISSO di Mario Deaglio

ADDIO IMPIEGO FISSO ADDIO IMPIEGO FISSO Mario Deaglio DA diversi anni ormai, l'economia italiana assomiglia a una di quelle grosse chiatte che avanzano lentissime, quasi per forza d'inerzia, lungo i fiumi: i dati sull'occupazione confermano che, se è difficile da rilanciare, per fortuna è anche difficile da affondare. E che, dopo qualche mese di contrazione, produzione e lavoro tendono a rimbalzare. Stiamo ora vivendo un piccolo rimbalzo che magari non risolverà nulla ma ci consente di affrontare con minore affanno l'estate, la prossima legge finanziaria e le critiche europee. Le paure, sovente inespresse ma sempre reali, di una grande recessione sembrano per ora allontanarsi anche grazie alla fine delle ostilità nel Kosovo e al ritorno dei turisti sulla costa adriatica. Attenzione, però. Questa «ri- presina» è ben diversa dalle riprese del passato. Crea, in modeste quantità, nuovo lavoro e non già nuovi «posti» di lavoro: il lavoro solido, perenne, contrattuale, possibilmente a vita e possibilmente statale, sta divenendo rapidamente una curiosità archeologica. Il lavoro d'oggi è pari tinte, a tempo definito, con contratto di formazione e soprattutto adattabile e flessibile; consente un barlume di indipendenza, non già un barlume di sicurezza. Questa deve derivare da una preparazione migliore che i diplomi di maturità non bastano certo a garantire -, dalla capacità del lavoratore di restare, con le proprie forze, sul mercato del lavoro. Questa via all'occupazione è di certo stentata, risicata e scomoda. E' però anche l'unica percorribile e, se l'esperienza americana .serve a qualcosa, raggiunge in ogni caso almeno una parte dei propri obiettivi.

Luoghi citati: Kosovo