L'Italia del teatro va a Parigi di Osvaldo Guerrieri

L'Italia del teatro va a Parigi Spettacoli e convegni sulle orme della Commedia dell'Arte L'Italia del teatro va a Parigi E si scopre che il futuro è nel dialetto Omaggi poetici ai toscani e aZanzotto.il pubblico va in delirio per Ranieri con la gobba di Pulcinella Osvaldo Guerrieri inviato a PARIGI «Les ltaliens» hanno scavalcato di nuovo le montagne guidati dal miraggio di Parigi. Non lo facevano da due-trecento anni. Allora si chiamavano Accesi e Fedeli. Fra loro c'era Tiberio Fiorilli che divenne famoso come Scaramouche, c'ora Giovan Battista Andreini che fu il più colto di tutti. Erano i comici dell'Arte, della commedia all'improvviso, del guizzo istrionico e solforico da cui prose inizio il teatro italiano moderno. Con la loro migrazione stracciona e gloriosa seppero creare una leggenda, oltre che uno stile. E oggi? Tutto e cambiato, ma certe pulsioni non devono essersi perdute. Per i teatranti italiani Parigi dev'essere rimasta una seconda patria. E' stato cosi con Giorgio Strehler, quando ha fondato il Théàtre de l'Europe, e ora cosi con Maurizio Scaparro, a cui si deve il progetto del Théàtre des ltaliens, che dal 10 giugno è sbarcato negli Champs Elysées quasi per sfidare una città dai mille teatri che non chiudono mai. Scaparro si e installato al Rond Point, il bellissimo teatro che fu di Jean-Louis Barrault negli ultimi dieci anni di vita, e qui ha portato la sua carovana di comici, che per quasi un mese (fino al 26) dà vita al teatro delle città e delle lingue. A cominciare da Napoli, con il «Pulcinella» di Santanelli interpretato da Massimo Ranieri e diretto dallo stesso Scaparro: spettacolo acclamatissimo, a sala sempre esaurita e applausi ogni volta interminabili. Con Santanelli c'è stato il Gadda dell'«Incendio di via Keplero» e ci saranno Enzo Moscato autore di «Luparella» e Ruggero Cappuccio creatore di «Desideri 4 Massimo Ranieri nel ruolo di Pulcinella mortali». Pamela Villoresi ha reso omaggio alla poesia toscana e Andrea Zanzotto sarà il poeta con cui si chiuderà tutto. Una raffica di spettacoli, ciascuno dei quali è specchio di una parlata e di una civiltà. Per ora è questa la chiave di un festival che si trasformerà in attività permanente sostenuta dal ministero della Cultura francese e da quello italiano. Ma, per quanto centrale, l'esibizione teatrale non esaurisce la missione «des ltaliens», che è più ambiziosa, più studiosa, come si è visto dai due convegni di quest'anno. Il primo, adagiato su una brillante prevedibilità, era dedicato a Leonardo Sciascia. Il secondo, molto più vivace, ha sviluppato il tema «L'Italia delle città, l'Italia delle lingue». Si è parlato di una realtà (e di una anomalia) tutta italiana, cioè di un plurilinguismo che ha avuto robuste conseguenze sulla politica, sulla letteratura e, logicamente, sul teatro. L'essere ogni citta un mondo a sé è una ricchezza o un limite? Fino a che punto la conquista di una lingua nazionale è stata un avanzamento? Domande che investono il vivo della nostra realtà. Quando Jean Noel Schifano dice che vorrebbe l'insegnamento universitario dei dialetti, evidentemente immagina una loro prossima estinzione. Ma non tutti vedono nero come lui. I dialetti non morranno dicono Dante Isella e Tullio De Mauro. Contro l'italiano, lingua artificiale che ha avuto pero il merito di unificare un Paese politicamente e amministrativamente diviso, le parlate locali continueranno a riflettere le piccole anime della penisola, anche se s'impoveriscono, anche se in Toscana, dice Giovanni Mariotti, «basta dire topa e trombare per avere successo». E allora, che destino avrà il dialetto? Segnerà il trionfo della parzialità nell'Europa globalizzata? 0 sarà lo specchio di una «apartheid» per buoni selvaggi? Forse il Théàtre des ltaliens è nato per rispondere anche a queste domande. Si vedrà.

Luoghi citati: Europa, Italia, Napoli, Parigi, Toscana