Montesano
Montesano Montesano Il sogno nascosto è una vita diversa Giuseppe Montesano mfm i |un incubo: uno si affloscia sul banco li' / come sgonfiato, un altro appallottola W fogli su fogli e cerca di centrare il cestino, Il una discute con l'amica su «che vuole la "~L_Jprof. con 'scanalisi testuale» mentre l'amica le dice «ma che te ne importa? Tu copia dal libro», un altro ulula felice perché quella traccia «la tiene fatta», e c'è quello che si tormenta perché ha usato due volte «secondo me»: non ci' sarebbe un sinonimo? Ma non è un incubo, è il compito di italiano in un liceo. Eppure quegli stessi ragazzi che si addormentano sul foglio o maledicono Leopardi sono capaci di essere creativi in modo sorprendente: inventano storie dal nulla, giochi di parole, critiche spietate; uno di loro scrive racconti degni di Edgar Allan Poe; due ragazzine hanno scritto una ironicissima parodia delle storie sangue-e-sesso: e allora? Tutto quello che si fa a scuola sembra capovolgersi nel suo contrario: e i corsi di scrittura creativa finiscono col generare noia o fastidio. Forse perché lo scrivere conserva un elemento di segretezza, di messaggio cifrato, di anarchia, che a diciotto anni non può venire a patti con l'istituzione e con il mondo degli adulti. I ragazzi non si fidano del nemico, e non vogliono che lui gli parli di creatività: che ne capisce della loro vita uno che mette il punteggio in centesimi? Qualche anno fa avevo un alunno che scriveva poesie alla Rimbaud, leggeva Trakl e Verlaine, ma prendeva sempre quattro ai temi «perché usciva fuori traccia». Il risultato fu che per un anno intero consegnò alla sua insegnante un foglio bianco. Il fatto è che non c'è una via di mezzo: se si accetta che la scrittura sia selvaggia e corporea, che la lettura sia libera, non si possono poi imporre regole. Lautréamont si augurava che la poesia fosse fatta da «tutti e non da uno»: il sogno di una vita diversa. Nello scrivere si annida ancora questo sogno, e i ragazzi lo sanno. Quando gli è stato chiesto quest'anno di scrivere «oggettivamente» hanno commentato: «Professo', ma vuol dire che non dobbiamo più pensare noi?».
Persone citate: Edgar Allan Poe, Giuseppe Montesano, Montesano, Rimbaud, Trakl, Verlaine
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