Albinati

Albinati Albinati Per gli studenti di Rebibbia è un grimaldello spuntato ww% | EMA in carcere e non in classe. Lei, ' I * Edoardo Albinati, insegna a Rebibbia: ci spiega cosa cambia? «Per gli allievi è un compito molto più I arduo. A quelle tecniche (spesso hanno terminato le scuole molti anni prima) si aggiungono difficoltà di ordine psicologico, legate alla condizione di carcerati: non parlano volentieri del loro passato, hanno un pudore al cubo nel manifestare se stessi. Sono abituati alla diffidenza, la regola è "ognuno si faccia gli affari propri"». La scrittura non è un diversivo? «Certo, come lo studio. Ogni singola lezione è una piccola libertà, un po' paradossale per un'istituzione blandamente carceraria come la scuola. Noi cerchiamo di rendere tutto il più simile possibile alla scuola esterna: e un'illusione, ma la scuola nel carcere deve servire a mettere tra parentesi il carcere stesso. La scrittura però è un momento di riflessione e in persone con un vissuto burrascoso il passato si è cristallizzato. La scrittura può sciogliere i ghiacci, ma qui il ghiaccio da sciogliere ha uno spessore enorme. Così il tema è un vecchio grimaldello- spuntato». Senza alternative? «No, al romanzo preferiscono il commento critico, hanno una grandissima, classica tendenza alla glossa. Non parlano di sé, ma commentano volentieri le idee altrui: sono un viatico, uno schermo indiretto che permette di arrivare alle loro. Quest'anno hanno amato il Canto notturno di Leopardi, il radicalismo del poeta. Anche le Myricae del Pascoli hanno risuonato a lungo, con struggimento». [c. g.l

Persone citate: Albinati, Edoardo Albinati