L'Ue «processa» il Belgio

L'Ue «processa» il Belgio La Commissione ordina i Un pollo Issato dagli allevatori belgi che protestano. a Bruxelles spezioni negli impianti sospetti della Coca Cola L'Ue «processa» il Belgio «Sulla diossina violate norme comunitarie» Gabriele Beccarla ROMA Naufragata al G8 l'idea di un'agenzia mondiale per fare il check up ai cibi, l'Ue ha reagito con un doppio scatto di attivismo: dato che l'emergenza veleni a tavola persiste, la Commissione europea ha aperto una procedura d'infrazione contro il Belgio, colpevole Nonostante gli incontri tra il presidente della Coca Cola, Douglas Ivester, con i funzionari belgi, il bando - si dice a Bruxelles - continuerà fino a quando il ministro della Sanità Lue Van den Bossche non riceverà il dossier definitivo sui test (altre verifiche sono scattate a Torino, dove, comunque, non sono stati segnalati casi di intossicazione). «Ora la decisione spetta a Van den Bossche», ha confermato la Coca Cola, rendendo noto che ieri Ivester ha fatto un'ennesima puntata Bruxelles, consegnando altri campioni e cercando, ancora una volta, di rassicurare un governo e un'opinione pubblica confusi e increduli. Il momento è nero. Se i supermarket di Belgio e Francia hanno dovuto ritirare 50 milioni di lattine, 3 mila agricoltori belgi si sono fatti sentite ieri con una manifestazione per chiedere il risarcimento in tempi rapidi delle perdite provocate dai polli alla diossina. Una risposta potrebbero averla già oggi, quando si riunirà il Comitato veterinario dell'Ue. Ma più probabilmente sarà solo un'altra puntata di uno sgradevole feuilleton. del caso diossina, e contemporaneamente ha disposto una serie di ispezioni agli stabilimenti della Coca Cola in Francia e Belgio, da dove provengono le lattine contaminate. Dopo denunce, accuse e controaccuse, è arrivato il momento della verità. O così si vorrebbe. Durissima la Commissione contro Bruxelles. 0 governo belga - si sostiene - ha ripetutamente violato le regole comunitarie. Prima di tut- to non ha informato con tempestività gli Stali membri della presenza di diossina nei tristemente famosi polletti. E, poi, a crisi scoppiata, non ha applicato le misure di blocco al commercio varate l'I 1 giugno proprio dalla Commissione su una serie di alimenti - carne bovina e suina e alcuni latticini - nell'occhio di ciclone per lo scandalo. A confermare l'adozione della linea dura si è aggiunta la richiesta della Commissione (subito accettata) perché il solito Belgio, e la Francia, spediscano gli ispettori negli impianti sospetti della Coca Cola: i team andranno a Dunkerque e ad Anversa, dove sono state prodotte le lattine che hanno fatto stare male 300 persone. A loro, nei prossimi giorni, il compito di chiarire una volta per tutte il giallo. Finora, infatti, ci si è dovuti accontentare della scarna versione della multinazionale, secondo la quale la colpa è di un funghicida e di una partita avariata di anidride carbonica. Gii ulteriori e attesi chiarimenti non sono mai arrivati, si è lamentato il portavoce del commissario europeo Emma Bonino, Pietro Pctrucci. «Né i governi né la Commissione sono ancora in possesso di documentazione soddisfacente», ha spiegato e, quindi, il caso resta aperto.

Persone citate: Douglas Ivester, Emma Bonino, Ivester