Zittiti gli slogan anti-Milosevic di Giuseppe Zaccaria

Zittiti gli slogan anti-Milosevic Zittiti gli slogan anti-Milosevic Belgrado, corteo vietato ai serbi kosovari Giuseppe Zaccaria inviato a BELGRADO In Serbia non è ancora tempo per le protesto di piazza. Il piccolo gruppo di rifugiati che sotto un sole a picco si ferma davanti al Parlamento e abbozza una manifestazione riesce a rendersi visibile solo per pochi minuti, prima che un gruppetto di poliziotti intervenga e con un certo grado di comprensione l'inviti a protestare da un'altra parte. L'annunciata «manifestazione dei profughi» finisce come si provedeva, ossia con nessun impatto sulla città e molte nuove storie per i giornalisti che circondano i rifugiati serbi. ««Milosevic ci ha traditi», «Milosevic ci sta usando», «Milosevic è responsabile di tutto»: il campionario delle dichiarazioni è fra 1 più completi, le storie personali un po' più interessanti. Saranno centocinquanta i serbi del Kosovo che chiedono di contare qualcosa, vengono in gran parte da Prizren, raccontano di nuovi orrori a parti rovesciate, ma l'elemento più rilevante riguarda il modo in cui sono arrivati a Belgrado. L'hanno fatto da clandestini, perché erano tutti saliti su camion sfuggiti al filtro che la Serbia aveva organizzato sulle frontiere meridionali. Non hanno alcuna intenzione di rientrare da profughi nella propria terra: «Il governo ci spinge a rientrare garantendo accoglienza e sicurezza a Pristina. Ma noi siamo di Prizren, ed è solo lì che vogliamo tornare». E' una manifestazione riservata ai giornali. Non appena due auto arrivano e otto poliziotti rammentano alla piccola folla che in «stato d'emergenza» le manifestazioni sono vietate, il gruppetto si scioglie, muove verso Terazje, dove poco dopo si riformerà per essere nuovamente disperso con qualche frase. Questo devastato Paese non ha più l'energia per protestare: chi pensa di affidare alla piazza l'eventuale fine di Milosevic, ancora una volta sbaglia di grosso. C'è piuttosto dell'altro che comincia ad affiorare, ed è il caso di tenerne conto. Il primo elemento della nuova fase consiste nella seduta del Parlamento federale che nei prossimi due giorni dovrebbe nunirsi per cancellare lo stato, di guerra, ma anche per stabilire altre cose. L'imposizione di una «tassa di ricostruzione» per esempio, o la sopravvivenza di alcune restrizioni che saranno motivate non si sa bene come ma punteranno a tenere i giornali ancora sotto controllo. C'è un'operazione da compiere prima che nuove elezioni abbiano luogo : convertire ancora la sconfitta in vittoria morale, come secoli fa avvenne per la battaglia di Kosovo Polje. il presidente serbo Milutinovic ha poco tempo se vuole indire nuove consultazioni prima che l'effetto-povertà si faccia sentire, e secondo la legge jugoslava ogni chiamata alle urne deve essere annunciata sessanta giorni prima. Tutto il gioco politico dunque si concentra nelle prossime otto settimane: se il regime controllerà i flussi d'opinione tornerà a vincere, altrimenti le cose prenderanno tati'altra direzione. Ieri l'agenzia indipendente «Beta» ha diffuso un sondaggio che parrebbe rivelatore se non soffrisse di un paio di handicap. Svolta alla meta di giugno, l'indagine vede Milosevic in calo di popolarità (meno 15% rispetto a maggio, meno 9% per il suo partito), Seselj in crisi (dal 12 ali 8% quanto a carisma personale, meno 5 per il suo partito) e il populista Draskovic in rapida ascesa (dal 5 al 10 delle preferenze). Il problema consiste nel fatto che il sondaggio è stato svolto solo fra ceti metropolitani e che i raffronti sono sul maggio scorso, quando c'era la guerra. L'indicazione però non va sot tovalutata. Anche un oppositore coerente come Zoran Djndjc ieri a Colonia ha dichiarato che il suo Paese «si getterà tutto alle spalle solo quando la democrazia comin cera a muoversi: per questo occorre che l'Europa non neghi aiuti per la ricostuzione». Il futuro co mincia a delinarsi: a Belgrado vincerà chi avrà accesso agli aiuti dell'Occidente. Un rifugiato serbo arringai presenti a Belgrado Poco dopo la polizia ordinerà di disperdersi

Persone citate: Draskovic, Milosevic, Milutinovic, Seselj

Luoghi citati: Belgrado, Europa, Kosovo, Kosovo Polje, Serbia