«L'esame è tornato serio Bisogna studiare di più» di Pierluigi Battista
«L'esame è tornato serio Bisogna studiare di più» it M1NISTRO DELLA PUBBLICAISTRUZiONE «HO SFIDATO 1 TABU', SI VOLTA PAGINA» «L'esame è tornato serio Bisogna studiare di più» intervista Pierluigi Battista ROMA INISTRO Berlinguer, dicono che per colpa del suo nuovo esame di maturità stiano tornando in auge i bignamini. «Dicono una sciocchezza. Il nuovo esame di Stato porta un segnale di novità e di impegno. Reintroduce un principio di serietà degli studi. Gramsci raccomandava «studiare, studiare, studiare». Sì, bisogna studiare di più di quanto non si sia fatto negli ultimi tempi in Italia. Questo è il significato del nuovo esame. Che sia stato accettato senza provocare l'esplosione della rabbia studentesca e l'occupazione permanente delle scuole è un risultato eccellente che merita di essere sottolineato da parte mia con un certo orgoglio». Le frange ultra parlano di «restaurazione nozionistica». «Le nozioni non sono tutto ma senza le nozioni c'è solo ignoranza. Poi le nozioni devono evolvere e farsi cultura. Ma la scuola deve trasmettere primariamente nozioni. Anche se il "nozionismo" è stato ingiustamente squalificato in passato da un potente e diffuso modo di sentire. Ora si volta pagina». Non prima di aver detto che così si sfida un tabù. «Sì, abbiamo sfidato un tabù. E mi piace di poter dire legittimamente di aver contribuito a demolire alcuni feticci del dogmatismo pedagogico fortemente radicato nella sinistra degli ultimi decenni, a cominciare da un riequilibrio nel rapporto tra pubblico e privato nella scuola. Va detto però che nella sinistra hanno convissuto atteggiamenti diversi, non tutto è stato univoco e omogeneo, non tutti si sono scagliati contro la meritocrazia. Anzi». Ministro, esattamente trent'anni fa, a proposito di sinistra, usciva il primo fascicolo della rivista «Il Manifesto». Non tutti sanno che la «Tesi sulla scuola» vennero pubblicate su quella rivista a firma di Rossana Rossanda, Marcello Cini e Luigi Berlinguer. «Mi fa piacere che venga menzionata un'esperienza che ricordo molto ricca di elaborazione culturale della sinistra sui temi della scuola. E già allora, nel pieno dell'atmosfera sessantottesca, era possibile rendersi conto che esisteva nella sinistra - la sinistra di Togliatti e di Giorgio Amendola, una corrente di pensiero tutt'altro che ostile alla meritocrazia: principio che invece veniva contestato da un gruppettarismo che radicalizza- va l'egualitarismo fino a sposare posizioni di autentico assistenzialismo. E' vero che questa linea egualitarista e assistenzialista ha contagiato parti consistenti della sinistra giovanile. Ma nella battaglia che come ministro della Pubblica Istruzione mi sembra di aver ingaggiato a favore del merito e della serietà degli studi ha contribuito l'influenza di quei filoni della sinistra impermeabili alla demagogia e alla mistica del «sei poi itico». C'è chi dice che la sua attenzione prioritaria al nuovo esame di maturità tradisca in realtà un'impostazione sbagliata: cominciare dalla fine senza aspettare l'intera riforma della scuola. «Potrei richiamare l'illustre precedente di Benedetto Crocè, che da ministro della Pubblica Istruzione addirittura teorizzò la necessità di comimciare bene dalla "fine". Evito il paragone. Ma sono convinto che solo traguardando bene un itinerario i comportamenti possono diventare virtuosi. Sa perché pensiamo che sia giusto aver ristabilito l'esame orale per tutte le ma- terie?». Dica. «Anche perché è noto che con la maturità "facile" nell'ultimo anno non si studiavano praticamente più le materie che con certezza non sarebbero state presentate alla maturità. Ecco come un vincolo finale permette di riverberare i suoi effetti positivi sul «prima». Esistono però dei residui di «pedagogese». Quell'insistere per esempio sull'irinterdisciplinarietà» nell'esame orale. Angelo Panebianco si è chiesto come si possa essere «interdisciplinari» interrogando uno studente sulla radice quadrata. «C'è un equivoco. Noi abbiamo esplicitamente accantonato l'interdisciplinarietà parlando invece di "pluridisciplinarietà"». Ahi. «Non si allarmi. "Pluridisciplinare" è il contrario di "interdisciplinare". Vuole dire che si chiedono più cono«= .enze senza voler trovare per forza connessioni tra, poniamo, storia e matematica. La radice quadrata è salva». E gli insegnanti si salvano con la nuova maturità? «Le suggerisco un dato. L'anno scorso una terribile epidemia ha decimato i commissari d'esame: ben il 37 per cento ha chiesto di rinunciare. Quest'anno siano crollati al 9,4 per cento. Si vede che sono migliorate le condizioni di salubrità degli insegnanti. O forse, uscendo dal paradosso, vuol dire che gli insegnanti si sentono meno sfiduciati e più motivati. Ma gli insegnanti sono così: prima borbottano come Brontolo ma poi, se convinti della validità di una riforma, si impegnano il doppio. A loro va il mio ringraziamento». C'è chi dice che ho cominciato dalla coda per cambiare la scuola italiana Potrei citare Croce: da ministro teorizzò la necessità di "iniziare bene dalla fine" Ma evitiamo il paragone... 'anno scorso una terribile epidemia ha decimato i commissari d'esame il37per cento ha rinunciato Ora siano al9,4 Sono migliorate le condizioni di salubrità dei professori mu Il ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer A destra il suo «predecessore» Benedetto Croce Giorgio Amendola
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