«D'Alema? Tira a campare»

«D'Alema? Tira a campare» LA DIAGNOSI DEL LEADER UDEUR «MASSIMO POTREBBE FINIRE MALE» «D'Alema? Tira a campare» L'attacco di Mastella, deluso dal rimpasto intervista ROMA LA memoria democristiana suggerisce a Clemente Mastella una battuta che vuole essere corrosiva: «Lo vuol sapere il rischio del governo D'Alema? Quello di tirare a campare! Ma se continua cosi, finisce male». Il segretario dell'Udeur, moderatamente soddisfatto per quoll'1,6 per cento strappato alle Europee, sperava in un rimpasto in grande stile che ridimensionasse i ministri di Cossiga e magari consentisse l'ingresso al governo dei segretari di partito. Onorevole Mastella, dispiaciuto per non essere tornato al governo? «Ma no, assolutamente no. Io faccio politica, non avevo alcuna voglia di entrare al governo. Che si trova in un cui de sac». Porche D'Alema tirerebbe a campare? «Mi limito a fare qualche osservazione: è possibile che D'Alema e Prodi litighino tutti i giorni? Se in una squadra il centravanti e il regista bisticciano e non si passano la palla, la squadra non fa più gol, non vince più. E' la prima volta che un partito arretra con un presidente del Consiglio in carica». Allude alla de? «No, no. Alludo a Spadolini. A Craxi. A Dini. A Berlusconi. Da palazzo Chigi sono andati tutti avanti». Prodi-D'Alema, come se ne esce? «Si deve stabilire il prima possibile e in modo chiaro: D'Alema è il premier fino a quando? Sarà lui il prossimo candidato a palazzo Chigi?». Intanto ò partito un minirimpasto... «E anche qui siamo al giorno per giorno: Bassolino se ne va e metto il mio, l'Asinelio ha vinto e metto quello dell'Asinelio. Ma si va avanti così?». Onorevole Mastella, provi a dirlo lei come si va avanti... «La fase-due parte con un preambolo politico e una riconsiderazione programmatica». La mette su un plano «alto»? «No, io faccio politica, basta con la storia delle poltrone. Guardi che la stagione delle riforme è finita: con gli spot, il conflitto di interessi, mi pare evidente che l'interlocutore Berlusconi sfuma. A questo punto il governo vince o perde se riesce a creare lavoro, se riduce le tasse. Il resto, dal presidenzialismo, al doppio turno, diventa secondario». E sul piano dei rapporti nei partiti? Lei continua a sentirsi «trascurato»? «Guardi che non è problema personale o di partito. Per avere lo slancio, bisogna chiarire due cose fondamentali. Primo: chi sono i contraenti di questo centro-sinistra? I miei, che salvaguardano il governo a Roma, non possono essere ancora discriminati in periferia. Alla fine c'è la scossa tellurica». Vuole dire che gli assessori Udeur alla fine tornano al Polo? «Non non ci siamo capiti. Forza Italia obiettivamente è uscita vincente delle elezioni e rischia di avere un'attrazione forte rispetto agli altri interlocutori, come noi, i popo¬ lari, gli altri che aderiscono al Ppe». E come si argina l'attrazione di Forza Italia? «Bisogna che il presidente del Consiglio chiarisca bene chi sono i contraenti di questa maggioranza». Insomma volete essere «rilegittimati» da D'Alema? «Il presidente del Consiglio è o non è il capo della maggioranza? Ora ci sono i ballottaggi ma dopo il chiarimento ci deve essere». Sembra di capire che lei faccia una scommessa: il vero trampolino per le elezioni politiche saranno le regionali del prossimo anno? «Certo, il prossimo anno ci saranno le Regionali, che saranno la prova del nove per i partiti più insediati. L'Asinelio, la Bonino dureranno? Noi punteremo a consolidarci e a non ripetere quel che è accaduto in queste settimane. Rifondazione poneva problemi per la nostra presenza in lista e ora si scopre che a Bologna o a Torino non si fa alleanza con Rifondazione». E intanto Cossiga ha mantenuto i suoi ministri: le scotta? «Questo accade perché l'impalcatura del governo, se la sfiori, crolla da un momento all'altro». «E' mai possibile che lui e Prodi continuino a litigare così?» «Non è mai successo che il partito del Premier calasse alle elezioni» va¬ li leader dcll'Udcur Clemente Mastella: aveva chiesto che I segretari del partiti che sostengono il governo entrassero nell'esecutivo per renderlo più forte

Luoghi citati: Bologna, Roma, Torino