LA MIA CITTA' CHE RIDE

LA MIA CITTA' CHE RIDE LA MIA CITTA' CHE RIDE Per i novantanni di Mario Soldati, il 17 novembre '96, il Centro Mario Pannunzio, di cui lo scrittore è stato presidente dall'80 al '97 e poi presidente onorario, aveva organizzato una manifestazione all'Archivio di Stato di Torino. Non potendo prendervi parte di persona. Il festeggiato mandò questo breve intervento in cui spiegava il suo profondo legame, con la città natale, nonostante da quasi settantanni vivesse altrove. Si tratta dell'ultimo scritto che Soldati ha dedicato a Torino. TORINO è la mia città, significa qualcosa di certo e decifrabile al quale ho fatto costantemente riferimento in tutta la mia vita. Ogni volta che ritorno a Torino sento un legame più forte con la città della mia giovinezza: la Torino del «Sociale» e di Gobetti, la città di Venturi e di Casorati, di Carlo Levi e di Paulucci. Una città che ho sempre amato moltissimo. Nelì'80 ho accettato di presiedere il Centro «Pannunzio», succedendo a Mario Bonfantini, mio antico compagno d'Università, sia perche ero profondamente legato a Pannunzio, sia perché il Centro aveva sede a Torino e il fatto di esserne il Presidente mi offriva nuove occasioni per tornare al me'Turin: per i vecchi torinesi Torino è maschile. Torino città grigia? Certo, Torino è difficile da capire, è contraddittoria e misteriosa. Per me Torino è una città di vitali umori sotterranei. , Nel suo stesso nome, chi l'ama, legge la presenza di un colore squillante che non si avverte subito, il rosso. Ecco, Torino è qualcosa di rosso che ride. Altro che città malinconica, ingessata nella sua geometrica rigidezza. Per chi come me vive «tra il cordame dei velieri», come scrisse Gozzano, Torino rappresenta le radici di una terra che mi ha imprigionato l'anima. Per sempre. Mario Soldati