MAGNIFICO SCAPESTRATO di Marco Neirotti

MAGNIFICO SCAPESTRATO MAGNIFICO SCAPESTRATO Da Torino all'America al ritiro ligure tra libri, film e belle donne Marco Neirotti L A nostra amicizia è cominciata al mare, a Viareggio, dove ambedue ci trovammo per le vacanze estive. Mia madre mi sempre che il bambino diceva Soldati aveva salvato un coetaneo dal Po o aveva avuto una modaglia al valor civile. Dopo quella volta non lo vidi più per almeno dieci anni. Poi, un giorno, intorno al '29, Morra di Lavriano mi disse: '"l'i voglio far conoscere una persona, un giovane molto simpatico". Andai all'appuntamento e da lontano vidi un uomo di cinquantanni, con una barbu nera di tipoassirobabilohose, molto grave. Dissi, ricor-r dando la sua età: "Sarà un altro, non può essere Soldati". 11 giorno dopo lo vidi senza barba, con i baffi soltanto. Meraviglia! Passano quattro giorni e lo incontro di nuovo: niente baffi! Questa capacità camaleontica di passare da un colore psicologico n un altro è tipica di Soldati». Quel ventenne (raccontato da Alberto Moravia nella sua autobiografia scritta con Alain Elkann) è un Soldati mai più mutato: ironico e severo, ombroso ed entusiasta, elegante e provocatorio, contagioso per quella che Geno PampaToni definì «l'eccitante allegria della sua intelli- Senza». Alla richiesta di definirsi a sé, rispose: «Lo farei in piemontese: "a l'è un gran baloss", un simpatico birichino». E' sempre rimasto affezionato alla sua città e al Piemonte, il giovane nato il 17 novembre 1906 a Torino. Allievo dei gesuiti, laureato in Lettere e poi trasferitosi a Roma per un biennio all'Istituto Superiore di Storia dell'Arte. Poi vince una borsa di studio e parte per l'America. «Volevo restarci, negli Stati Uniti. Durante il viaggio sulla nave arrivò la notizia del giovedì nero a New York, quando la gente si buttava dai grattacieli, l'anno della rovina. Fossi arrivato qualche tempo prima». Lo ospitano alla Casa Italiana, ma lo cacciano quasi subito: «Ci avevo portato una ragazza». Una bella abitudine che non perderà. Ma ha finito i soldi della borsa di studio. Cerca un posto da assistente all'Università della Ca- rolina del Nord: «Avevo ottime possibilità, ma chiesero informazioni a Prezzolini e lui disse che ero bravo, che avevo fatto lavori eccellenti, ma disse anche elio ero un giovanotto piuttosto scapestrato. E agli americani gli scapestrati non piacciono. Prezzolini mi regalò cinquanta dollari per tirare avanti e mi procurò un passaggio gratuito su una nave da carico. Un mese di navigazione». Ha rispedito a casa la fidanzata, ma lei si butta dal treno per raggiungerlo. Così dalla nave le scrive un cablogramma e le chiede di sposarlo: «Il marconista, che si chiamava Modugno, lo raccontò a tutti, c festeggiammo per tuttofi viaggio. Sbarcai povero». Marion verrà in Italia, si sposeranno, avranno tre figli, ma lei tornerà spesso in America. Che fare intanto della propria vita? Soldati ha cominciato a scrivere, ma' non può fare il giornalista perché non ha la tessera • del fascio. Cerca un posto all'Olivetti. Sua madre lo raccomanda a un amico, il banchiere A rt.oi n, che lo indirizza alla Cines di Roma: sceneggiatore e aiutoregista. «Solo che io di cinema non ne sapevo niente. E non ne volevo neppure sapere niente. Entrai in studio e per me fu come entrare a Cape Canayeral». Lo scapestrato torna alla pagina scritta, ma lo aiuta Cai neri ni. Fa cinema per guadagnare, e si diverte. Il ritratto che ne danno Frutterò e Lucentini è a scintille: «Non ha un carattere introverso, non ha mài praticato pubblicamente umiltà, pudore, mansuetudine, ritrosia. E' sempre andato avanti nella più provocatoria sfacciataggine, ostentando tutti i suoi vizi, dal sigaro toscano all'entusiasmo per le prostitute di bordello allo sperpero immediato di ogni guadagno». E degli anni romani: «Soggiornava negli hotel di gran lusso, non guidava e teneva alla porta un taxi o una macchina a noleggio, aveva un guardaroba leggendario. Chi passava da casa sua trovava sempre la tavola imbandita, dozzine di filetti in frigorifero, montagne di frutta lasciate lì, bottiglie pregiate ovunque». Intanto Soldati conosce Jucci Kellerina!), che diventa sua moglie. Nascono Giovanni (regista anche lui, compagno di Stefania Sancirteli ), Michele e Wolfango. A sentire Soldati è «anche per il loro bene» che a fine Anni '50 lascia il cinema per la letteratura, Roma per Milano: «Incominciavano a parlare con l'accento romanesco. Io capisco una moglie, un amico, può essere divertente. Ma i figli no. E loro lo fanno apposta : lo usano con me». Il camaleonte lascia cinema e capitale per Milano. Moravia lo ricordava così: «Fra gli sceneggiatori Bonfantini era piemontese sul serio, con le qualità e i difetti dei piemontesi. Soldati invece "faceva" il piemontese esagerando in senso caricaturale difetti e qualità. Questo è Soldati: c'è e non c'è, è sincero e recita la commedia». Autore illustre e premiato, rigoroso socialista («fin dal delitto Matteotti»), con Jucci va a vivere a Tellaro, una casa «bellissima ma non lussuosa» sul golfo della Spezia, tra gli ulivi. E proprio lì cita il suocero, «rumeno - ungherese, soprattutto zingaro» che diceva: «La casa è ' n a prigion» e stava tutto il giorno sulla porta. Soldati aggiunge; «Se non ci fossero stati i figli saremmo sempre vissuti in albergo». Ma anche qui gioca il camaleonte, perché scende nella baia a fare il bagno, il pomeriggio si chiude in studio. Poi la vita colpisce quell'intelligente allegria dell'uomo con il panama e il bastone. Prima è la frattura del femore, poi la scomparsa della moglie. «Soldatiii!» lo chiamava quando lo cercavano al telefono. E lui, indicando le sue foto di ragazza, la ricambiava con un'ammirazione vestita della perfidia di anziano: «Guardate lì com'era bella». Stanco ma non scalfito, impassibile in poltrona con l'abito chiaro, i tanti bottoni, la sciarpa, il sigaro. Indro Montanelli diceva: «Soldati non si veste. Si trucca». E al suo occupare la scena dedicò anzitempo, più di treni'anni fa, un epitaffio: «Qui giace/l'attore/ che meglio interpretò / la parte / di / Mario Soldati / seminarista eretico / regista fallito / magnifico scrittore / decorato / del premio Strega / per l'unico romanzo /che/nongli riuscì». Dicono che ultimamente passasse molto tempo davanti alla tv, a vedere i vecchi film in bianco e nero, suoi o di altri. Un po' stanco per cambiare, per «truccarsi». Ma pur sempre l'istrione che stupisce, che perfino nella morte ha giocato, come diceva Moravia, a esserci e non esserci.