Il gioco in contropiede del saggio Greenspan di Alfredo Recanatesi

Il gioco in contropiede del saggio Greenspan OLTRE LA LIRA Il gioco in contropiede del saggio Greenspan Alfredo Recanatesi Ey una fortuna per il mondo intero, che nell'epoca della i i istalli liti i globale e del liberismo sfrenato la massima autorità monetaria si vada rivelando un monumento di saggezza. Ci riferiamo, naturalmente, ad Alan Greenspan: una autorità non solo perché è il presidente dell'organismo che governa la più importante (tuttora) moneta del mondo, ma soprattutto perché riesce a smorzare e compensare tutti i potenziali squilibri e gli eccessi impliciti in un sistema, quello della finanza globale appunto, costantemente esposto al rischio che tutti in tutto il mondo possano fare nello stesso momento le stesse cose sulla base delle stesse previsioni: in altre parole, esposto al rischio di scoppiare da un momento all'altro. Come accadde nello scorso autunno quando crisi finanziarie, produttive e commerciali avevano preso a rincorrersi lungo l'intero giro dei meridiani terrestri. Se quelle crisi sono state tenute a freno ed ora già appaiono in larga misura superate, lo si deve in primo luogo al pragmatismo di Greenspan, il quale ridusse tempestivamente i tassi e fornì (ed indusse altri a fornire) ai mercati la liquidità necessaria perché tutto potesse andare a posto senza ulteriori traumi. Ora Greenspan ha cominciato a pilotare la fase di assestamento dell'economia americana che prima o poi doveva venire dopo ben otto anni di continua e sostenuta espansione. La cosa riguarda da vicino anche noi dal momento che l'economia e la finanza dell'Europa sono connesse strettamente a quelle americane, come l'unisono delle borse ci ricorda quasi ogni giorno. La crescita dell'economia americana, dunque, comincia a delineare un prevedibile limite nella scarsità di manodopera. Sembra, così, aver esaurito la capacità di crescere senza inflazione. Se la manodopera scarseggia, infatti, il costo del lavoro riprenderà ad aumentare con inevitabili conseguenze sui prezzi e, perciò, sull'inflazione. La situazione sarebbe controllabile con un classico aumento del costo del denaro che inducesse la domanda di consumi e di investimenti a commisurarsi alla quantità di fattori produttivi (essenzialmente il lavoro) in grado di soddisfarla in una situazione di equilibrio dei prezzi, ossia senza inflazione. Ma c'è una complicazione. Negli Stati Uniti la domanda di consumi è alimentata dall'indebitamento delle famiglie. Il volume di questo indebitamento dipende dal suo costo, e quindi dai tassi di interesse, nonché dalla ricchezza accumulata. Questa ricchezza è stata moltiplicata in questi anni dallo stre- Eso rialzo delle quotazioni nane che ha accresciuto non solo il patrimonio delle famiglie, ma anche le prospettive di reddito dei fondi pensione. Di conseguenza, un rialzo dei tassi potrebbe sconvolgere l'economia americana, con ripercussioni per l'intera economìa mondiale, perché il suo effetto verrebbe moltiplicato da un ridimensionamento delle quotazioni azionarie, con una caduta della domanda di consumi dalle dimensioni potenzialmente rovinose. Il problema è un po' come la quadratura del cerchio: come moderare la domanda interna senza determinare un ridimensionamento della ricchezza delle famiglie? E poi, come moversi quando è sempre più evidente che le interazioni che legano cause ed effetti nei sistemi economici globali, finanziarizzati, postindustriali, non sono più quelle scritte sui testi classici? Ci vogliono umiltà e prudenza; e Greenspan le va dimostrando. Umiltà, perché ha preso atto del suo errore di valutazione commesso quando ritenne eccessive le quotazioni della Borsa di New York (ed erano inferiori del 30% a quelle attuali!) ammettendo ora che «non si può ritenere che centinaia di migliaia di investitori bene informati si sbaglino tutti». Prudenza, perché continua ad operare con una politica monetaria più parlata che realizzata. E questa volta ha raggiunto il .Olissimo. Da tem_p.]a Borsa di. , New York trattiene il fiato - e con essa le altre borse del mondo - nella prospettiva di. ,ua aumento dei tassi.' Segue con ■ •. nevrotica attenzione i decimali di inflazione per presagire le mosskdi Greenspan. Migliaia di operatori hanno pronto il dito sul clic che fa partire gli ordin i di vendita. Ma lui, Greenspan, ha preso tutti in contropiede. Approfittando di un contingente azzeramento dell'inflazione non ha alzato i tassi, ma ha detto che li alzerà perché l'inflazione occorre prevenirla. Il messaggio che cosi ha lanciato è che opererà preventivamente, con dosi conseguentemente omeopatiche, tenendo presente l'esigenza di non reprimere le possibilità di ulteriore crescita dell'economia americana. E così ha ottenuto lo scopo: è riuscito a rendere l'annuncio di un prossimo aumento dei tassi ufficiali (a fine mese, secondo le previsioni correnti) come un evento positivo salutato con soddisfazione sia a Wall Street, sia nelle borse d'Europa. Davvero grande I

Persone citate: Alan Greenspan, Greenspan, Prudenza

Luoghi citati: Europa, New York, Stati Uniti