«Euro debole? L'Italia non c'entra» di Emanuele Novazio

«Euro debole? L'Italia non c'entra» D'Alema difende le scelte sul deficit e assicura: «Noi siamo stati i battistrada» «Euro debole? L'Italia non c'entra» Tensioni nel governo Schroeder Emanuele Novazio inviato a COLONIA «Nessuno ci ha messo sotto accusa per aver chiesto una revisione del rapporto deficitpil dal 2,0 al 2,4% nel '99. A ben guardare, anzi, abbiamo fatto da battistrada agli altri»: rilanciando l'impegno del governo italiano al rigore, e riaffermando l'obiettivo di un rapporto dcficit-pil pari all' 1,5% nel 2000 mentre si intravedono segni di ripresa, Massimo D'Alema entra nel merito di una polemica europea che ha come comprimari la Banca Centrale Europea e la Germania: il Paese al quale il presidente del Consiglio verosimilmente pensava - nella conferenza stampa conclusiva del vertice G8 di Colonia - vantando il ruolo italiano di precursore o di staffetta. «Qualcuno ò stato perfino contento che l'Italia abbia fatto un discorso tanto chiaro e onesto», ha insistito D'Alema riferendosi a quella che i commentatori tedeschi hanno definito, coralmente, una inopportuna concessione a Roma da parte del presidente di turno dell'Ecofin, il ministro federalo delle Finanze Hans Heichel: con la conseguenza di un grave sforamento del Patto di stabilità e di un ulteriore indebolimento dell'euro. Preoccupazioni ingiustificate, replica D'Alema: il governo italiano non ha imboccato strade proibite, ma ha semplicemente chiesto l'impiego degli ammortizzatori previsti dal trattato di Maastricht. In caso contrario, sarebbe stato necessario il ricorso a «misure restrittive», inopportune perché avrebbero avuto effetti negativi sulla situazione economica del Paese. Non si sarebbe trattato di una «manovra insostenibile», dunque, ma certamente di un passo nella direzione sbagliata, Secondo D'Alema inoltro «non c'è nessun analista serio» che metta in relazione l'allentamento del rapporto dcficit-pil in Italia con la presente difficoltà dell'euro: «E' una tesi completamente campata in aria. Non voglio fare appello all'orgoglio nazionale perché si tratta di una nozione poco diffusa in Italia. Ma non bastoniamoci da soli», implora il presidente del Consiglio, che in questo modo entra però in rotta di collisione con la Banca Centrale Europea, che noi suo ultimo rapporto mensile sostiene il contrario. Nel capitolo sui cambi, la pubblicazione ufficiale della «Bcc» inserisce l'Italia fra gli elementi «politici» che hanno contribuito al deprezzamento doll'euro nei confronti del dollaro. Lanciando, in un altro capitolo, un monito più generale ai governi europei affinché contengano i deficit pubblici e realizzino le riforme strutturali: in caso contrario, nota la Banca centrale europea, i «margini di sicurezza» dei deficit si assottiglieranno, Anche il presidente uscente della Bundesbank Hans Tiet- meyerha evocato - in coincidenza con la concessione all'Italia le gravi responsabilità che pesano sui governi nazionali: soltanto se garantiranno finanze solide, ha detto, l'euro potrà avere un ruolo di forte valuta mondiale, accanto al dollaro o allo yen. Rilancia la «Bce»: «Notiamo purtroppo che lo slancio verso il miglioramento dolio pubbliche finanze e la riduzione del debito si è seriamente indebolito», nei governi nazionali. Mentre, al contrario, è urgente rafforzarlo: se la crescita non decolla, è la sostanza dell'allarme dei banchieri centrali europei, il disavanzo tornerà verso il 3% del pil e la disoccupazione andrà al 10%. Più giustificato appare il riferimento di D'Alema al ruolo anticipatore dell'Italia nei confronti dei partner. E' possibile che altri governi europei, anche se non esplicitamente, abbiano tirato un sospiro di sollievo: la concessione accordata al governo italiano non potrà essere negata ai partner che ne avessero una analoga necessità. I tedeschi in primo luogo: accanto all'Italia, la Germania è considerata l'economia europea più a rischio, per quanto riguarda i tassi di crescita e le prospettive di sforamento dei conti pubbli ci. Le misure adottate dal governo federale, inoltre, sono ritenu¬ te inadeguate perché prive del necessario impegno strutturale: il rinvio di riforme importanti come quella fiscale, il caos nel quale versa il progetto di riforma sanitaria, le contraddizioni nelle quali la coalizione rossoverde è caduta a proposito della riforma delle pensioni (con uno scollamento che ieri ha mandato su tutte le furie il cancelliere Schroeder) non facilitano la situazione. Di fronte a difficoltà del bilancio pubblico che rischiano di aprire un «caso Germania» fra i Quindici e di mettere Bonn sul banco europeo degli imputati, il governo tedesco ha annunciato una serie di misure di risparmio che saranno forma¬ lizzare, probabilmente, entro la fine del mese, contemporaneamente alla presentazione di una riforma fiscale più volte annunciata e sempre rinviata. Da Colonia anche D'Alema ha rilanciato la via del rigore, con l'obiettivo di un rapporto deficit-pil dell' 1,5% nel Duemila e in prospettiva di un rapporto pari ali 1% come richiesto dai trattati. Gli «aggiustamente necessari», ha spiegato ieri il presidente del Consiglio, riguardano fra l'altro tagli alle spese e l'allentamento alla pressione fiscale: «Uno degli impegni del governo», in particolare, riguarda l'intervento in favore delle famiglie con reddito medio. Il premier: «C'è chi è contento del nostro discorso onesto» La Bce : oggi c'è meno rigore Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema