Giugiaro, l'artista della vittoria olimpica di Claudio Giacchino

Giugiaro, l'artista della vittoria olimpica E' rimasto dietro le quinte l'uomo che ha condotto la battaglia a favore di Torino Giugiaro, l'artista della vittoria olimpica «La Corea mi ha sempre portato fortuna: anche stavolta» Claudio Giacchino Inviato a SEUL «No, no per carità, basta con le feste, almeno per oggi. Sono distrutto, a volte la gioia ti può stancare peggio di una maratona. Adesso vado a dormire le poche ore che ci separano dal volo di ritorno a casa». E' mezzanotte di sabato, la truppa di Torino 2006, reduce dal ricevimento nella villa dell'ambasciatore italiano Carlo Trezza, rientra al quartier generale, l'hotel Hilton. I più giovani, non ancora sazi di balli e canti, si fiondano in discoteca, gli altri nelle camere. Giorgetto Giugiaro declina l'invito a continuare la sarabanda di felicità olimpica con le succitate frasi, sorride: «Per oggi credo di aver fatto già la mia scorpacciata di festeggiamenti». Singolare persona il presidentissimo del comitato promotore dell'inseguimento ai Giochi: dello stato maggiore di Torino 2006 è il generale che meno ha parlato in questi quindici mesi di.battaglia con Sion, ha lasciato le luci della ribalta alla valchiria Evelina Christillin e al Buddha Valentino Castellani, gli eroi di Seul, la coppia che ha affascinato tutta la stampa mondiale per grinta (l'Evelina) e per autorevolezza (il sindaco). Però, Giugiaro, il condottiero che parla poco o punto, in Corea è da decermi un idolo, è l'uomo che ha «vestito», e continua a farlo, le auto costruite dalla triade Hunday, Daewoo, Kia. Popolarissimo, ha magnetizzato il tifo dai coreani alla causa subalpina e in suo onore la Daewoo ha fornito le macchine e i pulmini usati dalla delegazione sabauda nei trasferimenti attraverso Seul dal quartier generale al campo di battaglia, l'hotel Schylla. In gara c'era anche Zakopane e la Daewoo possiede uno stabilimento in Polonia. «Dunque - racconta Giugiaro - era imbarazzata: come dare una mano a noi senza scontentare i polacchi? Però, alla fine, ci ha aiutato». Abbiamo detto che Giugiaro racconta: per la verità, bisognerebbe dire che per sentirlo parlare occorre cavargli di boc- ca qualche dichiarazione, che il famoso designer è l'antitesi di coloro che prendono in ostaggio la parola e non la liberano più. L'eccezionalità della giorna- ta ha fatto sì che il presidente di Torino 2006, l'inventore del lo- go con le montagne che si cur- vano a disegnare la Mole, fa- cesse uno strappo alla regola e aprisse un po' l'animo. Prima di andare incontro al breve sonno (quattro ore) che lo separava dalla partenza per l'aeroporto, ha detto: «E' stata un'avventura straordinaria, indimenticabile. Non avei mai immaginato, quando un anno e mezzo fa mi ci imbarcai, che avremmo vinto. Anzi, non lo immaginavo nemmeno qualche settimana fa. E, nell'attesa dell'annuncio di Samaranch ancora non osavo sperare nella grande vittoria. Abbiamo realizzato una coso formidabile, destinata a restare nella storia di Torino e non soltanto. Credo che con le Olimpiadi io finisco qua». Ma come, si ritira ora che viene il bello? La risposta del generale è un sorriso: «Insomma, io devo lavorare, e inseguire i Giochi ha già comportato un impegno enonno. Figurarsi organizzarle. No, no, ho già così tanto lavoro... all'inizio, quindici mesi fa, mi dissero di non preoccuparmi, che non avrei dovuto sacrificare nulla del mio tempo, che l'impegno sarebbe stato limitato. Invece, ragazzi... Tanto per cominciare, al sogno dell'Olimpiade ho prestato il mio braccio destro, Giuliano Molineri. e così in azienda sono rimasto senza una persona fondamentale. Giuliano non l'ho più visto, s'è dedicato anima e corpo al progetto dei Giochi sotto la Mole. Morale della favola, ho dovuto faticare anche per la sua parte». Molineri è iì direttore generale, è fatto della stessa pasta del designer: serietà, enorme capacità lavorativa, riservatezza. E, il risultato s'è visto. Ride ancora Giugiaro: «E' dal '72 che vengo in Corea, ogni volta è massacrante perché qui si lavora in continuazione, sabato e domenica sono giorni come gli altri, i dirigenti stanno sempre in ufficio e anche nelle brevi pause per il pranzo o a cena ti parlano solo e unicamente di produzione eccetera eccetera. A ben pensarci la Corea, i coreani, mi hanno regolarmente portato fortuna quindi non avrei mai dovuto dubitare del successo, del fatto che io, torinese d'adozione (è originario di Garessio, ndr) avrei conquistato le Olimpiadi». Regala ancora un sorriso: «Ma queste sono cose che si dicono sempre con il senno del poi, quando tutto è filato liscio, oltre lo sperabile». «Sono soddisfatto ma adesso mi ritiro: ho rubato troppo tempo e spazio al mio lavoro» Gl'Olimpiade ho prestato Molineri, mio braccio destro che si è dedicato anima e corpo» TORINOQQ Giorgetto Giugiaro ha disegnato il logo per Torino olimpica e presieduto il Comitato Promotore sin dall'inizio