SOLDATI CHEZ CESARETTO di Gianni Riotta
SOLDATI CHEZ CESARETTO LA MORTE DELLO SCRITTORE SOLDATI CHEZ CESARETTO Gianni Riotta ROMA di vent'anni fa, blocchi stradali per cacciare invano le Brigate rosse, appuntamenti di ragazzi sotto la lampada Osram, Mario Soldati ascoltando Claudio Baglioni. Padri e figli vivono vite separate, guardandosi in cagnesco. Raro luogo di incrocio Cesaretto, ristorante-pinacoteca di Luciano Guerra, in via della Croce. Là i veterani della Dolce Vita, gli eretici del Gruppo '63, gli amici del Mondo e i comunisti critici dibattono davanti a una «frittata alla burina» del cuoco «zio Rolando». Mino Maccari ritrae le ragazze sulle tovaglie di carta. Il pittore Turcato racconta di quando il pei cacciava dal partito chi dipingeva quadri astratti. Il poeta Pagliarani discute del poema «La ragazza Carla» con narratori in erba. C'è lo scultore Mattiacci, c'è la Castellina, Mentana e Germano Lombardi. Ci sono le attrici di Fellini. E c'è Mario Soldati. Al «banco della presidenza», il tavolo ereditato da Fellini, Flajano e Moravia, con il mezzo sigaro toscano in bocca, l'occhio curioso ai nuovi avventori. Sono quelli che il giornalista Marescalchi chiama affettuosamente «gli abusivi». Con questi giovani Soldati si incontra, discute, litiga. Tiene banco con ironia. Sa che anziani e giovani si scambiano torti o ragioni. Cerca, aiutato solo dall'elegante Piero Accolti-Gil di mediare, di convincere. Beve un bicchiere di rosso, sfoggia cravatte e giacche d'altri tempi. I ragazzi non hanno visto i suoi film, «Malombra», «Piccolo mondo antico». Ma Soldati sa parlare loro di quell'America che ha vissuto insegnando alla Columbia University, mezzo secolo prima. Le ragazze non hanno letto i suoi libri, scritti quando non erano ancora nate. Ma Soldati lo sa affascinare. E' un personaggio letterario vivo, è la cultura di ieri nel presente. Scrittore, regista, giornalista, uomo felice. Soldati insegna davanti a un piatto di pasta e caci che è la cultura la vita vera di un artista. Quando Cesaretto rischierà di chiudere, assediato dalla speculazione edilizia, Soldati stenderà un elzeviro per il Corriere della Sera «o da Maxim o Chez Cesaretto». Antonio Maccanico lo legge, telefona al presidente Sandro Pertini e Cesaretto è salvo. Ci mancherai Mario. Mario Soldati
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