Sulla costruzione D'Alema dissente di Andrea Di Robilant

Sulla costruzione D'Alema dissente L'Italia al vertice: ponti e strade non vanno esclusi. I partner : non daremo un soldo Sulla costruzione D'Alema dissente Al G8: «Ilpopolo serbo rum deve pagare per Milosevic» Andrea di Robilant inviato a COLONIA L'Italia si distingue dagli alleati sulla questione degli aiuti per la ricostruzione della Serbia, sostenendo che la riparazione di ponti, strade e linee elettriche rientra a suo modo nella categoria degli aiuti umanitari. La posizione italiana è emersa in seguito a un colloquio in margine alle riunioni del G8 tra Massimo D'Alema e Bill Clinton - che sarà ad A vi ano martedì dopo una sosta in Macedonia. «Per quanto riguarda la ricostruzione - ha detto il portavoce di D'Alema Pasquale Cascella -, la nostra posizione è che non si può far pagare a un popolo gli errori della sua leadership. Anche perché la ricostruzione può facilitare il processo di democratizzazione del Paese». Più tardi il premier italiano è intervenuto per ridimensionare quella che a molti osservatori era parsa una seria divergenza con gli alleati: «Non vogliamo e non possiamo aiutare il governo di Milosevic. Si tratta di aiutare il popolo della Serbia senza aiutare Milosevic». Ma nonostante le precisazioni del premier, la posizione italiana nei confronti di Belgrado è parsa molto più sfumata delle altre. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia e, in maniera meno enfatica, la Germania, hanno ribadito ieri una posiziono — -lito netta: sì agli aiuti umanitari alla Serbia (cibo, medicinali), ma non un dollaro per la ricostruzione finché Milosevic rimarrà al potere. La loro tesi è che la ricostruzione della Serbia, anziché aiutare la democratizzazione, aiuterebbe il leader serbo a rimanere al suo posto. Ieri era già pronta una bozza di dichiarazione «dal significato molto chiaro», ha detto un esponente del governo britannico. «Non ci saranno soldi finché ci sarà Milosevic». Ma il premier russo Serghej Stepashin si è opposto e ha dichiarato che Mosca aiuterà la Serbia.* nella ricostruzione. Al veto russo si è aggiunta la parziale presa di distanza dell'Italia. «Siamo d'accordo con gli alleati sulla necessità di procedere con gli aiuti umanitari», ha spiegato Cascella. «Ma per il resto si vedrà nei tempi e nelle sedi già previste. A nostro avviso la ricostruzione di strutture civili utili alla collettività ha una valenza umanitaria». Alla fine la dichiarazione sugli aiuti a Milosevic è stata ritirata - non sarà inclusa nei documenti finali del vertice. Riferendosi alla posizione italiana, il consigliere per la sicurezza nazionale Sandy Berger ha detto: «Certo, ogni Paese e libero di far quel che vuole nel campo degli aiuti bilaterali. Per quanto ci riguarda non daremo un soldo alla Serbia di Milosevic. So che i francesi e i britannici la pensano allo stesso modo. E sarebbe importante riuscire a sviluppare un consenso tra tutti noi, ad eccezione della Russia». Il problema, ha riconosciuto Berger, è che siamo di fronte ad una «zona grigia». «Da una parte abbiamo gli aiuti umanitari alla Serbia, e noi come gli altri siamo favorevoli a dare una mano, magari attraverso organismi internazionali come la Croce Rossa. Dall'altra abbiamo la ricostruzione delle industrie, e per quella non daremo un soldo finché ci sarà Milosevic. Ma il ripristino di una linea elettrica rientra nell'umanitario o fa parte della ricostruzione industriale? E' difficile tracciare una linea chiara». Berger ha detto che gli Stati Uniti cambierebbero la loro posizione solo se il Tribunale internazionale sui crimini di guerra proclamasse Milosevic innocente - un'ipotesi giudicata assolutamente remota. «Se Milosevic sarà mai prosciolto io diventerò alto due metri», ha aggiunto Berger, un uomo tarchiato e piuttosto basso. Il mese prossimo una conferenza di Paesi donatori si riunirà per varare un piano complessivo per gli aiuti umanitari al Kosovo. L'unione europea si è comunque già mossa annunciando uno stanziamento di 1,5 miliardi di euro (3 mila miliardi di lire) in tre anni. Da Parigi, dove si trovava per una riunione del Gruppo di contatto, il ministro degli Esteri Lamberto Dirti ha reso noto che un accordo tra la Nato e l'Uck per la consegna delle armi da parte dei ribelli era ormai imminente: «Pensiamo che nel giro di 48 ore avremo un accordo specifico con tappe, calendario e luoghi per la consegna delle armi». Qui a Colonia il consigliere Berger si è mostrato un po' più cauto. Ma ha aggiunto: «L'Uck ha ogni interesse a trasformarsi e ad affrontare la nuova realtà. Il fatto è che i militari serbi hanno lasciato il Kosovo. Non c'è più nessuno contro cui combattere». Già stanziati tremila miliardi in 3 anni dall'Unione Europea Clinton martedì adAvianodopo una tappa fuori programma in Macedonia