I bersaglieri disarmano l'Uck di Francesco Grignetti

I bersaglieri disarmano l'Uck Raggiunta un'intesa, ma in alcuni casi i fucili sono stati sequestrati d'autorità I bersaglieri disarmano l'Uck Altri orrori: un crematorio e un pozzo della morte Francesco Grignetti inviato a PEC I bersaglieri controllano le macchine in movimento e sequestrano i fucili. Hanno confiscato una quarantina di kalashnikov, tre pistole, bombe a mano, caricatori, un lanciagranate e un bazooka. A Prizren i tedeschi hanno intimato agli uomini dell'Uck di restare chiusi nelle loro caserme. Stesso ordine a Pristina da parte del contingente inglese. Questa decisione dei comandi occidentali, però, forse arriva tardi. Altri rapimenti e omicidi. Due giovani sono stati uccisi in un'imboscata dell'Uck mentre fuggivano verso il Montenegro. Altri tre serbi li hanno uccisi in casa ieri pomerìggio nel villaggio di Belo Polje. E quando gli italiani sono andati a evacuarlo ci sono stati momenti di grande tensione, colpi sparati in aria dagli assediami albanesi, bersaglieri sparpagliati a difesa, giornalisti che si gettano in terra. I serbi scappano perché hanno paura dell'Uck. A sua volta, l'Uck non nasconde di volersi liberare dei serbi. Diceva ieri un miliziano sulla piazza del paese: «Questi serbi che voi vedete sono tutti militari che si sono tolti la divisa. La guerra non finirà fino a quando ci saranno serbi in Kosovo». Peccato che siano rimasti solo alcuni vecchi e qualche famiglia disperata, Gli italiani presidiano il monastero di Pec dove si sono rifugiati in 200. Un'autoblindo dei carabinieri sosta in permanenza davanti ad un condominio abitato da alcune famiglio serbe. Dei dieci giovani rapiti dai guerriglieri non c'è alcuna traccia. A differenza di quanto detto due giorni fa, l'Uck non ha consegnato nessuno ai carabinieri. La presenza dei guerriglieri albanesi nelle cittadine kosovare, insomma, si fa sempre più ingombrante. Ieri, a Pec, due ragazzotti con divisa nera dell'Uck, la cosiddetta «polizia militare», stavano armeggiando intorno a sei-sette automobili della ex polizia jugoslava. Le stavano rimettendo in sesto perché i guerri¬ glieri intendono garantire loro l'ordine pubblico. In serata si sentivano le sirene perla città. Sempre ieri, uomini dell'Uck hanno sfondato le porte di due supermercati e si sono messi alla cassa: i viveri erano gratis per gli albanesi, a pagamento per 1 pochi serbi che si avventuravano a chiedere generi alimentari. Sono segnali inequivocabili che sta nascendo la Repubblica dell'Uck. Il comando italiano ha deciso che non poteva più chiudere gli occhi. Dopo un ^terminabile incontro nella notte tra il gene¬ rale Mauro Del Vecchio e il comandante dell'Uck, Agim Ceku, è stato deciso che da ieri i guerriglieri avrebbero presidiato la città senza i fucili. E che presto avrebbero abbandonato anche le divise. «Mi è sembrato un uomo ragionevole - racconta il generale - gli ho spiegato che stavano sbagliando assolutamente tutto. Che il contingente internazionale non poteva tollerare violenze contro nessuno». L'accordo verbale tra i due comandanti ha abbastanza funzionato. Nel senso che nelle stra- de di Pec e dei villaggi controllati dagli italiani ieri si vedevano pochi fucili. Quando i bersaglieri hanno incontrato guerriglieri con i kalashnikov, hanno requisito i fucili. Una di queste azioni, molto spettacolare, è stata condotta a 30 metri dal comando della brigata per la gioia di cameramen e fotografi. Il colonnello Giulio Carletti ha discusso a lungo con due miliziani. Intanto aveva fatto circondare il gruppo dai suoi uomini, armi in pugno. E' tornato alla base con tre fucili confiscati. I civili serbi, però, non hanno potuto apprezzare le novità perché ormai sono quasi tutti scappati. Temono la vendetta degli albanesi. E in fondo hanno ragione: dopo i giorni della gioia, sta subentrando l'ira. Ennesimi orrori dell'occupazione jugoslava vengono alla luce. A Dragacin, un piccolo villaggio 30 chilometri a Sud di Pristina, settore tedesco, da un pozzo stanno riesumando i cadaveri di almeno undici albanesi. Era una specie di foiba dove i serbi hanno gettato morti e vivi. E' stata trovata anche una testa mozzata. Una donna, rifugiata fuori dal Kosovo, aveva orecchiato il fatto dai discorsi di due soldati jugoslavi, ne ha parlato alla radio albanese e cosi gli abitanti del villaggio hanno saputo dove erano finiti i loro famigliari scomparsi. A Glogovac, settore inglese, si sta scavando in una fonderia: secondo fonti albanesi, l'altoforno è stato usato per cremare i corpi di almeno 600 prigionieri. Al centro di Dakovica, settore italiano, è stato trovato un lungo muro con segni di fucilazioni di massa. Ci sarà un immenso lavoro, insomma, per il Tribunale internazionale sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia. Martedì arrivano nel settore italiano cinquanta agenti del Fbi, nominati investigatori dall'Onu, che applicano i protocolli di indagine americana. Primo, fissare i luoghi del crimine; secondo, raccogliere testimonianze e prove; terzo, individuare i presunti responsabili. Spari in aria durante lo sgombero di civili assediati dai ribelli Illesi i nostri militari Forse 600 i corpi di albanesi inceneriti nell'altoforno di una fonderia a Glogovac Il disarmo a Pec di un guerrigliero dell'Uck, dopo un'accesa discussione, da parte dei militari Italiani

Persone citate: Agim Ceku, Giulio Carletti, Glogovac, Mauro Del Vecchio

Luoghi citati: Dragacin, Jugoslavia, Kosovo, Montenegro