Sion furiosa: è uno scandalo di Roberto Beccantini

Sion furiosa: è uno scandalo Sion furiosa: è uno scandalo «Noi giochiamo pulito, Torino e il Ciò no» Roberto Beccantini inviato a SEUL E adesso lo aspettano a Losanna, Juan Antonio Samaranch. Sion e la Svizzera sono furibonde. La parola d'ordine girata ai giornali e alle televisioni è: picchiare duro, avvelenargli gli ultimi anni di regno. Così impara a pilotare i voti. Da New York, Joseph Blatter, presidente della Fifa, ha telefonato la sua sorpresa, il suo sdegno. A Sion, nessuno ha dormito: c'era la diretta sino all'ora, fatidica, del voto, le sette e mezzo di ieri mattina. Vi lasciamo immaginare lo stupore, la rabbia, l'amarezza dei candidi valligiani. Sembrava una formalità. Prima, Sion, per i commissari di valutazione. Prima, nei listini dei giornali foraggiati dal palazzo, quelli che collocavano Torino addirittura al terzo posto,' dietro Helsinki. Ma poi mi¬ steriosamente seconda, Sion dentro l'urna. Proprio come Roma e Atene nel settembre del 1997. Qui, a Seul, le armate del generale Adolf Ogi non riescono a darsi pace. E' tutta colpa della Fiat e di Agnelli, dicono, che curiosamente proprio Samaranch aveva inserito a giugno nella commissione Ciò Duemila. Sono stati loro a manovrare le schede, i membri, tutto. Fateci caso: è lo stesso lessico che, di solito, impiega Sensi, la domenica sera. Chi. se non Agnelli e la Fiat, avrebbe potuto trombare Sion per la terza volta, dopo le candidature ai Giochi invernali del 1976 e a quelli, luridi, del 2002, intascati da Salt Lake City a furor di mazzette e borse di studio? Cinque minuti di standing ovation non aiutano Adolf Ogi, presidente di Sion 2006 nonché ministro dello Sport, della Difesa e della Protezione civile, a sciogliere l'altissima tensione che lo attraversa nella conferenza di addio: «Avevamo sperato nella giustizia, Avevamo puntato tutto sulla qualità del nostro progetto. Adesso che il sogno è svanito, non so cosa dire ma so cosa pensare. Non sarà facile inventare una nuova sfida. Sarebbe la quarta volta... Sono triste per il mio Paese. Triste e molto arrabbiato». Sion schiuma di acredine. «E' uno scandalo - detta Walter Loser, uno del reparto-comunicazioni -, E' uno scandalo perché mei come in questa occasiono ha perso il migliore. Non è corretto quello che ci è stato fatto. Il Ciò ci deve delle spiegazioni. Eravamo i grandi favoriti. Tutto a un tratto, è cambiato il vento. Ci hanno buttati fuori». Un fiume in piena, il signor Loser: «Forse, paghiamo per la nostra correttezza. Forse, quando i membri del Ciò vennero a visitarci, avremmo dovuto riempirli di bustarelle. A Salt Lake City sì che avevano capito tutto. Fessi noi, a credere ancora nello spirito di Ohmpia». Jean-Loup Chappelet rincara la dose: «Hanno vinto le lobby. Noi abbiamo giocato pulito, Torino e il Ciò no. A Seul, come a Budapest, quando scelsero gli amencani, il business ha infarto un colpo mortale allo sport. Sarebbe come vincere i cento metri, e noi li avevamo vinti, e poi vedere salire sul podio il secondo. Hodler? Ha avuto un solo torto: quello di dire la verità. Se è questo il prezzo del sopruso, lo pago volentieri». Di scandalo parla anche Jean-Daniel Mudry, direttore generale del comitato promotore: «Perché, scusi, lei che termine userebbe? Ci hanno presi a pesci in faccia». Non uno che provi a fare autocritica, Sion si sente derubata e lo urla in tutte le lingue. Avevano requisito un albergo intero, venivano da esperienze sfortunate, ma apprezzate. E' proprio una stagione di rimonte, questa: il Mi lati sulla Lazio, il Manchester United sul Bayern, Torino su Sion. Ma il bello deve ancora arrivare. La Confederazione attende, con ansia, il ritorno di Samaranch a Losanna. Auguri. E così, il voto di Seul non farà che affrettare quella scelta di ordine logistico che il Comitato Olimpico cova da tempo: lasciare la Svizzera, per questioni fiscali, e trasferirsi a Montecarlo, dove in materia di imposte sono molto più larghi di maniche che non di tasche. Foto in alto a sinistra lo stupore e l'amarezza dei cittadini di Sion Ieri mattina; qui accanto il presidente del Comitato Sion 2006. Adolf Ogi