Atene-Torino, Olimpiade gioco di donne

Atene-Torino, Olimpiade gioco di donne L'Italia vince il duello con Sion grazie anche al delicato lavoro politico dei nostri membri del Ciò Atene-Torino, Olimpiade gioco di donne La Anghelopoulos passa il testimone alla Cbristillin Roberto Beecantlni inviato a SEUL Un boato assordante, come di un ordigno esploso. Torino si aggiudica, a sorpresa, le Olimpiadi invernali del 2006, le terze in Italia, dopo Cortina 1956 e Roma 1960. Era una speranza, à stato un trionfo: diciassette voti di scarto, 53 a 36. Giochi di donne: nella scia di Gianna Anghelopoulos, la tedesca di Atene, sale sul podio Evelina Cbristillin, la papessa con gli speroni. Sion, furibonda, paria di scippo e grida allo scandalo. Tre volate, tre fregature: che rabbia, veder sfrecciare Torino già alla prima. Naufraga la tradizione squisitamente montanara della Olimpiadipresepe; s impone l'idea, rischiosa ma affascinante, della metropoli prestata alle nevi Si volta pagina con uno strappo brusco, dal rumore, secco, di una porta sbattuta. n verdetto è politico: ì vecchi monarchi - Juan Antonio Samaranch, Giovanni Agnelli - hanno messo in riga i bisbetici dittatori osila confederazione, Marc Hodler, Adolf Ogi, Cruciale è risultato il ruolo di Samaranch: come aveva spinto Atene contro Roma, così spinge Torino contro Sion. Un arbitro sempre aldi sotto delle parti. Non meno delicato, prezioso e decisivo si è rivelato il lavoro di lobby svolto, a pieni voti, da Primo Nebiolo (doveva curare Samaranch), Mario Pescante, Franco Carraio, Ottavio Cinquanta, i membri italiani in seno al Ciò, i Cavour di Seul. Hanno fatto tesoro degli errori tattici, strategici ed emotivi, commessi in occasione della volata Atene-Roma. Patti chiari e ognuno al suo posto di combattimento: una squadra compatta, non un branco randagio. Con la ciliegina di un sindaco, Castellani, capace di sedurre la platea. La vittoria di Torino è la rivincita dell'Africa e del mondo latino triturato e bollato a sangue dalla brutta storia di Salt Lake City. E' anche, se non soprattutto, una risposta, chiara e forte, alla fazione del canadese Richard Pound e degli sponsor americani che, attraverso il direttore generale Francois Carrara*, puntavano a disarcionare il presidente e a impossessarsi del condominio olimpico in anticipo sulla scelta del nuovo ani ministra toro. Non sono state elezioni etiche, ma di rivalsa, di ripicca. Migliori di quelle che promossero Salt Lake City? Non ci vuole molto. Nel riscattare Roma e le altre scommesse perdute (Cortina, Val d'Aosta, Tarvisio), Torino rilancia il peso dei made in Itaìy, quel/ormai di organizzazione e di influenze che lo smacco di Atene, il ciclone del doping e le spallate del governo avevano ridotto a un fragile e discutibile modello: sembrava che, all'improvviso, fossimo diventati tutti degli inetti, dei buoni a nulla: e pure fessi, per giunta. Certo, anche il dossier di Sion era superbo, se escludiamo l'evasione di bob e slittino a St. Moritz. Non a caso, il collegio di valutazione lo aveva collocato al primo posto, davanti a Torino. E' questo che ha mandato in bestia gli svizzeri, dimentichi che pure Roma era stata preferita ad Atene dagli esploratori del Ciò. Nella notte fra venerdì e sabato, ò successo di tutto. Era quasi l'alba, quando Pescante ha sventato l'estrema imboscata, Helsinki al guinzaglio di Sion, come un placido carboncino, per far fuori Torino al ballottaggio. Lo snodo di tutto si confermava il sinedrio dei sedici saggi, che, in base all'inedita procedure, avrebbe ridotto le finaliste da sei a due. C'era paura, c'era tenesione. Viceversa, all'atto di designare gli otto membri del Ciò, ne passavano sette della lista Pescante, tutta gente fidata. Gli avversari riuscivano a piazzare soltanto Jean-Claude Killy, e in maniera, per la verità, poco elegante: a parità di voti con l'argentino Rodrìguoz, Kìlly beneficiava del suo ritiro, quando, viceversa, un minimo di far play gli avrebbe dovuto suggerire di farsi da parte, lui, francese con interessi (e passaporto) svizzeri. Marc Hodler, l'avvelenato picconatore di dicembre, ci dava giù con un ghigno beffardo: «Che scandalo, se lo avessero escluso». Alla guerra come alla guerra. Era di Samaranch la mossa-chiave. Proponeva Sion e Torino, i commissari non fiatavano: avanti, all'unanimità. Con tanti saluti a Helsinki, Klagenfurt, Poprad-Tatry e Zakopane: l'importante è partecipare. Cominciava un'altra partita: non più il catenaccio di Torino, ma il progressivo disfacimento di Sion. L'assemblea che dà via libera agli uomini del Piemonte, Samaranch che spinge sul tasto dell'unanimità: già due indizi. Pescante era andato a letto con in tasca, parole sue, più di cinquanta schede. Sembrava, lì per 1), una sbruffonata da bar. Al contrario, ci aveva azzeccato. Africani, asiatici, sudamericani, non meno di seisette europei: Torino pescava dovunque, vinceva per distacco, intascando il risarcimento per Roma. Gli svizzeri sciamavano inorriditi. Per telefono, l'Avvocato ringraziava Samaranch. TORIN