Castellani e il coro dei sin duci

Castellani e il coro dei sin duci FESTE ^ Castellani e il coro dei sin duci Canti alpini sul prato dell'ambasciata reportage SEUL II RLA, lacrime, docce di champagne, ole, cori «Torino, Torino», tutti che abbracciano tutti. La felice taurinense bolgia impazza nella hall dell'hotel Shi Ila, gli svizzeri assistono muti, gelati dallo sconforto, più d'uno piange sulla spalla del compagno. Pero, dimostrano anche grande signorilità, avvicinano 1 rivali in fosto, donano spillette con il simbolo rossocrociato di Sion troneggiente sulla scritta «Congratulations, Torino 2006». Un gesto bello, che fa a pugni con la tracotanza esibita, anzi ostentata, durante quest'anno e mezzo di inseguimento ai Giochi. E, fa a pugni anche con quanto lo stato maggiore di Sion sta dicendo: «Hanno vinto gli italiani, che scandalo». Rettificheranno un pochino il tono dello dichiarazioni cinque ore più tardi, alle 21, quando incomincia il ricevimento d'onore offerto dal Ciò alle sei città che hanno gareggiato. L'atmosfera è lunare: chi vorrebbe festeggiare, ossia Torino, si trattiene, cela l'euforia, fa esercizio di aplomb anglosassone. Chi vorrebbe essere lontano mille miglia da qui, cioè Sion, Helsinki e Klagonfurt, si sforza di nascondere amarezze e delusioni. Cosi, i più allegri, risultano essere le truppe di Zakopane e Poprad Tatry. Sapevano di non avere speranze, sono contente che l'avventura olimpica, finita male come previsto, ha almeno pubblicizzato i loro nomi. Regina del party, elegantissimo, è Evelina Christillin: tailleur azzurro scuro, sciarpa rossa, make up perfetto, scintillante nello sguardo e nel sorriso, riceve i diplomatici complimenti di chi sino al mattino l'aveva combattuta, criticata, detestata per la sua grinta, per come è sempre andata all'attacco. Regale, l'Evelina offre il dorso della mano ai baciamano, la guancia ai baci. Chi vince festeggia e chi perde si giustifica, mentre la Christillin tra i tavoli riccamente imbanditi fa incetta di adulazioni e lodi degli sconfitti. Jean Daniel Mudrì, i) bastonato generalissimo degù elvetici, dichiaro: «Verremo, tra 7 anni, a vedere le Olimpiadi torinesi nella speranza che i nostri atleti vincano tante medaglie». Siccome la lingua batte dove il dente duole, Mudrì aggiunge: «Incredibile che abbia vìnto la città che ha cominciato a desiderare i Giochi solo 15 mesi fa e non quella che da 23 anni lavora per ottenerli. Incredibile che ci; abbiano bocciato ancora». Però, almeno qui, il condottiero svizzero non pronuncia la parola «scandalo». Arriva Samaranch, il grande sire oscura momentaneamengte la stella dell'Evelina, vincitori e vinti rendono omaggio al Papa del Ciò. Poi, la delegazione torinese se ne va incontro all'invito dell'ambasciatore d'Italia, Carlo Trezza. E il party, una volta via l'allegria contenuta dei subalpini, diventa un mortorio assoluto. Diventa, invece, un happening scatenato il ricevimento sul verdissimo, curato prato dell'ambasciata, nel silenzio della collina di Seul. Canti, accenni di danze, cori, sorrisi a trentadue denti, pacche sulle spalle, gioia e commozione hanno libertà d'espressione. Libagioni robuste, il sontuoso buffet è onorato come si deve a dimostrazione che sono sempre formidabili sete e appetito di chi vince. Ecco in un angolo, Castellani dirigere, come Schumacher sul podio, i sindaci di Giavenc, Pinerolo, Sauze d'Oulx e Bardonecchia nei cori della Bella Bergere, Piemontesimi bella, La montanara. Ecco, il dottor Adriano Gaapori, attaché scientifico dell'ambasciata, improvvisare poesie e motteggi, ecco l'ingegner Zimino, amministratore delegato del Sestriere, inneggiare al Toro di cui è tifosissimo, e commuoversi ricordando «questa vittoria va dedicata al generale dei carabinieri Franco Romano (morto in au¬ tunno nell'elicottero precipitato vicino a Torino, ndr) e allo sfortunato Giovannino Agnelli». Le 23. La Christillin si congeda «Basta, sono fusa, vado a nanna». Novella Calligaris la bacia «Sei stata grandissima», l'Evelina risponde «Magari fossi come te, tu sì che sei stata una campionessa», la Novella ride. «Però tu hai nuotato in acque ben più agitate». Poco dopo si ritirano anche le truppe, l'addetto stampa Piero Venera consegna all'ambasciatore un sacchetto colmo di distintivi di Torino 2006, il diplomatico ringrazia entusiasta: «Accidenti, sono oggetti che da oggi hanno un grande valore sentimentale». Ic. giaci IV9NTI (HOCHI ] 1924 Chomonlx (Francia) 1928 Saint Moritz (Svizzera) 1932 Loka Flood (Sloti Uniti) 1936 Gormbch Forter^rchén (Ger.) 194BSoinT Morta (Svinoro) 19320t)o(Norvt>Qio) 1956 Cortina (Italia) 1960 Squcw Voltar (Stati UnHi) 1964 Inntbrutt (Aitino) 1968Gnmobl»(FfOftcio) 1980 tókeHbdd (Stali UnHi) 1984 Sarajevo(Jua^sloSfa) 1988 Colf 1996 uTlehamimr (NorvegiàT vmw~ 2002 Sol) Lek» CHy Stati Uniti) àWfo7fnoT«f Le mille bollicine per la gioia della delegazione italiana dopo l'annuncio di Samaranch