L'auto tartassata dal fisco di Renzo Villare

L'auto tartassata dal fisco Allarme dell'Anfìa: il settore paga il 32% delle entrate totali L'auto tartassata dal fisco Afine anno il prelievo complessivo sarà superiore a 128 mila miliardi Renzo Villare TORINO L'auto italiana è sempre più nel mirino del fisco. Quest'anno si prevede che sfondi il tetto dei 128mila miliardi di lire, pari a circa il 22% di tutte le entrate tributarie «già tra le più pesanti in Europa» e ad oltre il 6% del Pil. Questa cifra supera di una volta e mezza anche la più pessimistica valutazione della Commissione europea sui costi esterni (inquinamento ambientale, incidenti stradali ecc.). La crescita sull'anno scorso è superiore al 3%. E' quanto afferma l'Anfia, l'associazione dei costruttori italiani di autoveicoli, in un dettagliato studio sulla fiscalità nel settore. E c'è di più. Se si prendono in considerazione le imposte indirette, si sale al 40%, contro una media del 32-33% nell'Unione Europea. Una tassazione cosi elevata «penalizza fortemente l'auto», poiché il forte «drenaggio» dalle tasche degli automobilisti italiani «condiziona la domanda interna di vetture, con ricadute negative sulla produzione, sull'indotto e, più in generale, sull'intera economia del Paese e sull'occupazione». In proposito ricorda che il contributo del settore assume un valore estremamente significativo nello sviluppo generale, considerato che esso è, in assoluto, quello a più elevate capacità di attivazione globale. Ne sono conferma gli incentivi alla rottamazione che nel 1997, riducendo di fatto il carico fiscale e rilanciando vigorosamente la domanda, hanno contribuito almeno per un terzo alla crescHa del pro- dotto interno lordo». Le richieste, insistentemente avanzate dall'Anfia, di alleg ■ gerire il peso tributario, sono quindi più che mai giustificate, poiché si agevolerebbe «una ripresa stabile e continua della domanda di auto, indispensabile per procedere ad un rinnovo accelerato del parco, con vantaggi anche per l'ambiente e per la sicurezza». Lo studio afferma poi che «una quota maggiore del gettito andrebbe dedicata ad investimenti e miglioramenti della rete stradale, rimasta da anni pressoché la stessa, nonostan- te l'imponente aumento del traffico». In proposito ricorda che meno del 25% viene oggi utilizzato in Italia a questo scopo, contro una media europea del 35% circa. Nell'analisi delle principali voci di gettito, di gran lunga in testa, con quasi il 50% del prelievo relativo alla sola motorizzazione (109.350 miliardi), risulta quella riguardante le imposte sui carburanti, anche in questo caso fra le più elevate d'Europa, con una stima di 53.700 miliardi, (+3% sul '98, dovuto prevalentemente all'applicazione della car¬ bon tax). Segue l'Iva sulle vetture nuove e usate, con 26mila miliardi e la tassa di possesso (il vecchio bollo di circolazione), con 10.300 miliardi. Dal primo gennaio '98 essa accorpa vane imposte, tra cui il bollo della patente, il canone per l'autoradio ecc.). I premi assicurativi hanno reso all'Erario 5.700 miliardi e 1.600 i pedaggi autostradali. Infine l'Irpef su salari e stipendi ammonta a circa 1 Ornila miliardi (+5,11%). Un vero e proprio salasso che fa chièdere all'Anfia un deciso alien-imeni o fiscale. L'Italia fuori quota rispetto all'Europa Si investe poco per la rete viaria Nel settore c'è una «giungla» di tasse e imposte Il ministro dei trasporti, Tiziano Treu

Persone citate: Tiziano Treu

Luoghi citati: Europa, Italia, Torino