I crociati del buon cibo di Flavia Amabile

I crociati del buon cibo I crociati del buon cibo Slogan: produrre meno e meglio Flavia Amabile ROMA Il cibo italiano va alla guerra. Mentre mangiare è diventato uno slalom fra veleni di tutti i generi, il «made in Italy» della gastronomia ha messo dà parte antiche rivalità e ha deciso, come in ogni battaglia che si rispetti, di allearsi per combattere il nemico. Cosi, ieri per la prima volta, si sono presentati uniti in pubblico, e determinati a giungere alla vittoria, le associazioni di categoria che rappresentano i produttori (Confagricoltura, Coldiretti, Cia e Cna), Legami) ien te e SlowFood. Tutti sono d'accordo: produrre meno, ma grodurre meglio, questa è la sola andiera che deve sventolare sul cibo «made in Italy». Uno slogan che ha, però, un «corollario», precisa Carlo Pettini, fondatore dello SlowFood: «Bisogna rassegnarsi a mettere mano al portafogli: gli italiani non hanno mai speso cosi poco per mangiare in rapporto al reddito pro-capite. Deve essere chiaro a tutti che se si vogliono pagare le uova come 20 anni fa si può incorrere in problemi come il pollo alla diossina». A rendere più forte la nuova alleanza del cibo italiano è stato il pieno appoggio assicurato dal ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro. U ministro ò convinto dei discorei della, nuova alleanza, ha egli stesso sottolineato la necessità di «evitare una sorta di olocausto delle biodiversità in nome di un falso senso di modernità al solo scopo di garantire il consumatore mondiale che in ogni parte del mondo potrà liberamente mangiare il medesimo cibo». De Castro ha garantito che come ministero «faremo la nostra parte», ma si ò anche lamentato della politica del governo, perché «mentre all'estero si sollecita l'istituzione di un'agenzia mondiale per la sicurezza alimentare» hi Italia si propone «la chiusura del ministero dell'Agricoltura», che invece al mass uno andrebbe accorpato a quello dei Beni Culturali e dell'Ambiente. U ministro ha anche ammesso che «il governo è in ritardo». Il 25 marzo il ministero aveva predisposto uno schema di decreto «per l'individuazione dei prodotti tradizionali» che dovrà permettere ai prodotti che vi verranno inseriti di usufruire delle deroghe alla legge comunitaria sull'igiene degli alimenti. Il decreto vena presentato, con procedure d'urgenza, alla prossima Conferenza StatoRegioni. Ma la strada per giungere alla sua approvazione sembra ancora lunga e non è detto che si riesca a preparare tutto entro dicembre, scadenza prevista per la presentazione del decreto. In pericolo è il 12% dei consumi agroalimentari, ha avvertito il presidente di Confagricoltura Augusto Bocchini. Ecco dunque perché Petrilli ha rivolto al ministro tre richieste: «Sollecitare le Regioni a indicare i loro prodotti tipici tradizionali e i sistemi di produzione», perché finora soltanto due Regioni hanno risposto all'invito; «coordinare il lavoro»; «definire insieme con i ministeri della Sanità e dell'Industria le deroghe e le autorizzazioni» per salvare questi prodotti tipici tradizionali. . Una quarta richiesta è stata rivolta alla presidenza del Consiglio, che deve «stringere i tempi» per dare vita al più presto possibile al Comitato che deve preparare l'Atlante del patrimonio gastronomico nazionale. «Prodotti come il lardo di Colonnata o le monade 11 ine di Campotosto fanno parte del Dna italiano, sono importanti come una chiesa barocca, e lo Stato deve riconoscerlo altrimenti non riusciremo mai a ottenere nulla», ha avvertito Peti-ini. SI mobilitano le associazioni dei produttori del cibo «made in Italy» per una maggiore tutela del sapori tradizionali

Persone citate: Augusto Bocchini, De Castro, Paolo De Castro, Petrilli

Luoghi citati: Campotosto, Italia, Roma