Bertinotti a Veltroni «0 dialogo o si perde» di Antonella Rampino

Bertinotti a Veltroni «0 dialogo o si perde» Bertinotti a Veltroni «0 dialogo o si perde» intervista Antonella Rampino IL buio oltre l'Ulivo, dopo il (quasi) dimezzamento dei voti di Rifondazione alle europee? «Ma no: adesso dobbiamo mettere insieme tutte le forze di sinistra antagonista, non proprio in una coalizione perché i cittadini non ne possono più, ma insomma...». Fausto Bertinotti non fa autocritica: analizza, e rilancia. Tonde lo mano a Veltroni, perché «che senso ha che D'Alema metta il suo cappello sulla Bonino, mentre le due sinistre che ci sono in Italia non si parlano da prima dello elezioni?», E, della scissione con Cossutta, della fuga dal governo Prodi che provocò la caduta del medesimo, dice «abbiamo pagato quelle scelte, che erano giuste e necessarie, con una crisi di efficacia e di affidabilità». Bertinotti, ha intenzione di rientrare nella maggioranza? «No, Ma non porche non lo voglia io: perché non ve no sono assolutamente le condizioni, dopo il solco che la guerra ha scavato nella sinistra. E poi, naturalmente, ci sono sempre problemi con la politica economica. Dunque, se le dicessi che è all'ordine del giorno un rientro nella maggioranza, o una nuova alleanza, sembrerebbe cosa strumentale, puramente propagandistica». Eppure nel suo discorso alla direzione del partito lei ha detto che «il modello è quello francese». Dove, appunto, i comunisti sono al governo. «Quello che noi vogliamo, adesso, è riaprire il dialogo con la sinistra, In Europa c'è stata una controffensiva vincente delle forze conservatrici, fa eccezione la sola Francia dove la sinistra ottiene un buon risultato dovuto al fatto che Jospin e il governo non si sono mai accodati alla Terza via di Blair e Schroeder. In Italia i Ds hanno scelto una strada diversa: e dunque noi proponiamo a Veltroni un dialogo, non una affrettata nuova stagione». Eppure i Ds, Silvia Bartolini a Bologna per esempio, in qualche caso rifiutano l'apparentamento con voi... «Gli apparentamenti li abbiamo sempre perseguiti, prima, durante e dopo, quando stavamo nella maggioranza e ora che siamo fuori. Sempre, le ripeto, laddove candidati e programmi lo rendano possibile. In qualche caso vengono rifiutati, come appunto a Bologna, ed è cosa sbagliata. Ma nessuna ripicca o dispetto: se non è possibile, per ragioni programmatiche, pazienza». E invece con Veltroni di cosa vorrebbe ragionare? «Sulla crisi di consenso che ha investito tutte le sinistre in Europa. Noi abbiamo autonomamente avviato la nostra riflessione, ma a tutta la sinistra vorremmo dire cho Forza Italia ha vinto anche nei loro confronti, che la Bonino ha avuto successo anche a loro dispetto... Insomma, ritorniamo a ragionare». Reazioni da Botteghe Oscure? «Beh, basta leggere L'Unità: ci sono Ds come Lettieri che dicono che le sinistre, se fanno politiche di destra, perdono. Poi ci sono posizioni note, come quella di Cesare Salvi, o anche di Cofferati che hanno esplicitamente fatto riferimento a Jospin. Sperando, naturalmente, che i Ds, non accelerino sulla Terza via di Blair. Il che è invece, purtroppo, quel che ritengo accadrà una volta che l'Ulivo divenisse una federazione». Cosa vorrebbe dire a Veltroni dopo la débàcle elettorale? «Che l'elettore di sinistra è sconcertato, anche per nostra colpa. Che non siamo riusciti ad intercettare l'elettore attratto da-presenze, penso ad esempio ad Emma Bonino, che Eure sono molto critiche verso : formo, della politica' corren- Un'autocritica, per aver condotto una politica troppo estremista*? «No. Anche nella discussione all'interno del partito, nessuno ha espresso questa critica. Però io penso che l'uscita dalla maggioranza era necessaria, altrimenti sarebbe scomparsa dall'Italia la sinistra alternativa, e giusta perché come si è visto guerra e politica economica di governo si sono rivelate incompatibili con le nostre posizioni. Tuttavia, ciò ha messo Rifondazione di fronte ad una difficoltà aggiuntiva. Perché quando stavamo nella maggioranza la nostra critica aveva immediatamente una possibile efficacia. Quando abbiamo dovuto, e voluto, rompere si è creata, lo vediamo con il voto europeo, una sorta di crisi di affidabilità». Dialogo anche con Cossutta, allora? «Dialogo, anzi un vero e proprio forum, con tutta la sinistra antagonista. Cossutta? No, per ora non penso a forze di governo». Il leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti dice al segretario dei Ds, Walter Veltroni «Che senso ha che D'Alema metta Il suo cappello sulla Bonino, mentre le due sinistra che ci sono In Italia non si parlano da prima delle elezioni?» . Il leader popolare Franco Marini «lo mi assumo le mie responsabilità: sono un segretario eletto dal congresso, ma rassegno II mìo mandato nelle mani degli amici della direzione»

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